Sono 64 gli sportelli bancari chiusi in Veneto nel corso del 2024, che si aggiungono ai 108 “persi” nel triennio precedente, dal 2021 al 2023. Andando a vederne l’impatto, questo si traduce in un comune veneto su 4 con un solo sportello bancario attivo sul proprio territorio (ossia 145 sui 560 totali), e quasi 2 su 10 (cioè 106 comuni), senza nemmeno uno sportello. Significa che 183mila persone e 12.300 imprese non possono contare sulla presenza di sportelli nei luoghi di residenza e dove hanno sede unità produttive locali, con la conseguenza di un utilizzo obbligato per gli utenti dei servizi bancari digitali.
È quanto risalta dall’elaborazione di First Cisl, curata della Fondazione Fiba, degli ultimi dati disponibili di Banca d’Italia, Istat ed Eurostat aggiornati al 31 dicembre 2024 e riferiti alla cosiddetta “desertificazione bancaria” parziale e assoluta, ossia alla chiusura degli sportelli da parte delle banche. L’analisi è stata presentata a Negrar (Verona) al 3° Congresso di First Cisl Veneto, la categoria macroregionale di Veneto, Trentino e Alto Adige dei lavoratori e delle lavoratrici delle banche, le assicurazioni, la finanza, la riscossione e le authority, la cui assemblea dei delegati hariconfermato oggi quale segretaria generale per i prossimi quattro anni la veronese Rosaria Di Martino, e Patrizia Magarotto e Andrea Innocenti al suo fianco come componenti di Segreteria.
Sindacalista dai primi anni del 2000, Rosaria Di Martino ha mosso i primi passi come rappresentante sindacale aziendale impegnandosi ben presto anche in delegazione trattante e nell’ambito di salute e sicurezza. Successivamente le si è prospettato il percorso della rappresentanza territoriale e ha assunto il ruolo di segretaria generale della provincia di Verona fino a febbraio 2024.
Quelli illustrati sono senza alcun dubbio dati destinati a peggiorare se si guarda al trend confermatosi negli ultimi anni, che a fine 2024 segna rispetto al 2021 un incremento del 17,9% per i comuni con un solo sportello (passati da 123 a 145), e del +17,8% per quelli che ne sono rimasti totalmente privi (da 90 a 106).
Come spiega la rieletta segretaria Rosaria Di Martino: «La chiusura di tanti sportelli bancari da parte delle banche desta non poca preoccupazione in termini di servizio all’utenza. Soprattutto in quelle aree dove la popolazione appartiene a fasce più alte in ordine anagrafico e ha poca dimestichezza nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Situazione che non tocca solo il singolo cittadino ma anche le imprese locali, solitamente quelle di piccole dimensioni e con meno facilità di accesso al credito». Non poco peso hanno, infatti, l’invecchiamento progressivo della popolazione – per cui com’è noto è attesa un’accelerazione – e una criticità evidente nella propensione all’utilizzo dell’internet banking, con cui in Veneto in media ha familiarità il 65% della popolazione.
Un ulteriore impatto verrà dalla chiusura, già prevista da Intesa San Paolo, di altri 45 sportelli entro fine anno. «Finora il fenomeno nella sua globalità è stato tamponato dall’andamento in controtendenza delle banche di credito cooperativo, le “banche di prossimità” sul territorio – dice ancora Di Martino –. Questo fa ben sperare: il pensiero vincente della cooperazione e della missione mutualistica e solidale del settore bancario vicino all’economia reale e lontana dalle banche d’affari potrebbe, infatti, contribuire a riabilitare il ruolo delle banche e la loro valenza sociale».
Alla desertificazione bancaria, sottolinea la segretaria generale, si somma anche il tema del cosiddetto “risiko bancario”, più volte denunciato dalla categoria e dalla segretaria: «Non c’è pace nella corsa alle dichiarazioni di fusioni, acquisizioni e accorpamenti più o meno probabili, più o meno percorribili da parte di gruppi dai nomi altisonanti e di cui al momento non possiamo sapere il finale. Di certo si sa che nell’impegno a mostrarsi appetibili o degni di attenzione, il settore bancario è deficitario di concessione del credito alle imprese che agiscono sull’economia reale».
Massimiliano Paglini, segretario generale di Cisl Veneto che ha visto il proprio percorso di impegno sindacale svilupparsi proprio nel mondo del credito, ha da parte sua evidenziato: «Da una recente analisi della Fondazione Corazzin emerge che in Veneto il settore della finanza ha solo il 6% di under30, e il progressivo invecchiamento della popolazione (che vedrà sparire 400mila lavoratori in tutti i comparti in Veneto entro dodici anni) impatterà ulteriormente. Serve unire le forze pubblico e privato per costruire politiche abitative e demografiche che invertano il declino. Pure le banche, devono prima di ogni altra azienda esercitare la loro responsabilità sociale, perché troppo spesso hanno distrutto risparmi e ricchezza. La legge sulla partecipazione, attesa da settantacinque anni, rappresenta uno snodo epocale anche per generare un cambio di passo: per distribuire salario di produttività più alto ed evitare che prevalga solo la logica della remunerazione degli azionisti a scapito del territorio, del lavoro, delle persone».
A preoccupare First Cisl Veneto c’è, infine, anche una chiara tendenza evolutiva del credito al consumo:nonostante gli utili delle banche in crescita, l’accesso al credito si fa sempre più difficile, mentre si alza l’indebitamento della popolazione attraverso questa forma creditizia che pare non essere più uno strumento per agevolare gli acquisti, ma una via per soddisfare addirittura i bisogni primari. E non solo i costi praticati sono più alti, ma pure si registra una tendenza all’aumento ulteriore.
Sulla dimensione più strettamente sindacale, First evidenzia i buoni risultati conseguiti riguardo al versante dei rinnovi contrattuali siglati nel corso del 2024, ma ritiene necessario non abbassare la guardia rispetto al problema del ricambio generazionale. Nei Ccnl rinnovati sono finalmente state inserite le raccomandazioni di basare l’equilibrio tra uscite ed entrate del personale sul rapporto 1:1, mentre gli ultimi esodi sono stati sottoscritti con un ricambio medio intorno a poco più del 70%. Ne consegue un rinnovo rallentato, che impatta sull’organizzazione del lavoro alle prese con personale in calo e nuove tecnologie.
Tra le sfide che anche il settore bancario si trova ad affrontare vi è infatti la rivoluzione dell’Intelligenza artificiale, tema affrontato nel corso della tavola rotonda che si è svolta oggi nella seconda giornata del Congresso, e da cui è emerso come non si debba demonizzare l’AI quale rischio per i lavoratori, ma serva piuttosto conoscerne potenzialità e limiti perché possa diventare un concreto strumento per aiutarli a lavorare meglio.
Il Congresso dal titolo “Sindacalista del futuro: cultura, formazione e intelligenza artificiale per evolvere” ha visto anche la presenza del segretario generale di First Cisl nazionale Riccardo Colombani. L’appuntamento rientra tra i Congressi delle varie categorie regionali e dei territori provinciali che porteranno il 15 e il 16 maggio al Congresso regionale di Cisl Veneto.