12 Luglio 2018 – Siglato l’accordo definitivo tra la direzione aziendale di Siti B&T di Formigine, assistita da Confindustria Emilia Area Centro, con Fim Cisl Emilia Centrale, Fiom Cgil Modena e la rsu di B&T, sulla regolamentazione degli appalti attuali e futuri dentro l’azienda. A uguale lavoro deve corrispondere uguale salario in base alla professionalità tra i lavoratori diretti dell’azienda e quelli in appalto, il pricipio base dell’accordo.
“L’accordo alla Goldoni di Carpi, firmato lo scorso aprile, ha fatto da apripista – spiegano Alessandro Bonfatti (Fim Cisl Emilia Centrale), Cesare Pizzolla (segretario Fiom Cgil Modena) e Marcella Capitani (Fiom Cgil Sassuolo) – Ora si aggiunge anche la Siti B&T, azienda leader nel campo delle macchine per ceramica. Le parti hanno condiviso che gli appalti interni all’azienda negli stabilimenti formiginesi (attualmente logistica, vigilanza e pulizie) devono essere funzionali esclusivamente al miglioramento del servizio e non a recuperare competitività attraverso la compressione del costo del lavoro. Si garantisce il rispetto integrale del Patto per il Lavoro della Regione Emilia-Romagna firmato il 20 luglio 2015 e viene confermata la scelta aziendale di escludere dai rapporti di appalto le attività core business, così come previsto dall’art. 9 del vigente contratto nazionale Federmeccanica”.
L’accordo stabilisce che i fornitori in regime di appalto endo-aziendale garantiscono ai lavoratori l’applicazione di un ccnl firmato dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Si introduce la clausola sociale la quale prevede che, in caso di cambio appalto, siano mantenuti i livelli occupazionali in essere e non si proceda contestualmente a licenziamenti. In ultimo, come in Goldoni si istituisce il salario minimo di sito riparametrato per livello: ad esempio, per il livello d’ingresso metalmeccanico (il terzo) la paga non può essere inferiore a 9,80 euro/ora.
“Si afferma così – sottolineano Bonfatti, Pizzolla e Capitani – una parificazione dei minimi contrattuali, sia a livello nazionale che aziendale, tra un lavoratore diretto B&T e un lavoratore di una società in appalto, in relazione alla tipologia di lavoro svolta. In caso di applicazione di contratti differenti da quello metalmeccanico, si dovrà procedere a una comparazione dei livelli tra i due contratti, applicando l’equivalenza del livello rispetto a quanto previsto dal ccnl metalmeccanico. In questo modo si concretizza il principio che a uguale lavoro corrisponde uguale salario, evitando che ci siano lavoratori di serie B. Accordi come questo – continuano i sindacalisti di Fim e Fiom – sono la dimostrazione che è possibile un modello alternativo a quello degli appalti al massimo ribasso, con riduzione di diritti e salario dei lavoratori, come purtroppo succede ancora anche in alcune aziende delle provincia di Modena. Si tratta di un accordo che include ed è un segnale di civiltà che garantisce parità di trattamento economico tra tutti i lavoratori dello stesso sito”.
L’auspicio di Fiom e Fim è che anche altre aziende del territorio concludano accordi di questo tipo, a cominciare da quelle con cui sono già aperte trattative sugli appalti.
I sindacati chiedono alle imprese di passare dalle parole ai fatti, confermando così le loro dichiarazioni pubbliche sul ricorso agli appalti per migliorare il servizio e non per lucrare sulla pelle dei lavoratori.
“L’infortunio mortale di cui è rimasto ieri vittima il titolare della Detto Fatto, azienda modenese che lavora in appalto presso la Maus di Padova, impone un’ulteriore riflessione sugli appalti. L’utilizzo spregiudicato del sistema di appalti e sub-appalti per abbattere i costi, infatti, non garantisce neppure la sicurezza e l’incolumità di chi lavora.
L’accordo alla Siti B&T, invece, – concludono Alessandro Bonfatti (Fim Cisl Emilia Centrale), Cesare Pizzolla (segretario Fiom Cgil Modena), Marcella Capitani (Fiom Cgil Sassuolo) – indica una strada alternativa che tutte le aziende serie dovrebbero seguire”.