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Lombardia. Si chiude il 19 marzo la Campagna straordinaria di assemblee sulla sicurezza

Milano, 15 marzo 2018. La campagna straordinaria di assemblee sulla sicurezza, organizzata dal 5 marzo da Fim, Fiom e Film Lombardia,  si chiude lunedì 19 marzo, dalle 9 presso l’aula magna dell’università Bicocca, con l’attivo di oltre mille delegati Rsu e Rls, alla presenza dei segretari generali nazionali di categoria Fim, Fiom e Uilm, Marco Bentivogli, Francesca Re David e Rocco Palombella. 
Una cinquantina le aziende coinvolte. Tanti i problemi ancora aperti sul fronte della sicurezza, come dimostrano anche i dati: in Lombardia, nel 2017, nella sola industria si sono registrati 27.395 infortuni (su un totale di 117.757), in aumento del 2,65% rispetto al 2016.
“Respingiamo con forza le tesi di chi si cimenta in analisi che vedrebbero l’incidentalità e la mortalità nel lavoro come una sorta di elemento fisiologico, quasi scontato, connesso con l’attività lavorativa stessa – affermano Andrea Donegà,  Pietro Locatelli e Giuliano Gritti, della  Fim, Fiom e Uilm Lombardia -. Dalle assemblee di questi giorni è emersa una grande attenzione al tema ma anche rabbia, poiché nonostante tutti gli sforzi si continua a morire sul lavoro”. “In particolare, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) lamentano di essere  marginalizzati – aggiungono -. Per questo il nostro intento è quello di declinare sempre più verso azioni contrattuali, vincolando le imprese a un maggior coinvolgimento degli Rls anche nelle azioni di prevenzione e nei momenti formativi”. 
Anche i dipendenti delle imprese metalmeccaniche lombarde chiedono più formazione sulla sicurezza. Dalle assemblee è emerso che i fattori di rischio più comuni sono il rischio chimico collegato ad attività galvaniche e alla respirazione di gas nocivi, lo schiacciamento e i gravi problemi agli arti superiori a causa di malattie poco riconosciute da Inail come malattie professionali. Solo in alcune aziende che lavorano a nastro/catena, infatti, si tiene conto dei danni causati dai movimenti ripetitivi e vengono pensate pause ed una migliore organizzazione del lavoro. 
“Troppe aziende vivono ancora gli investimenti sul tema salute e sicurezza come un costo – affermano Fim, Fiom, e Uilm -. In questa fase di crisi proprio la sicurezza ha pagato il prezzo di aver fatto parte in queste imprese proprio dei costi ridotti per fare efficienza. Nei medi/grandi gruppi industriali, grazie alla contrattazione sindacale con Rsu e Rls si sono ottenuti i risultati migliori”.
Alcune proposte dei sindacati dei metalmeccanici della Lombardia: 
– sperimentare “break formativi” direttamente sul posto di lavoro, di 15/20 minuti in orario turno, per aggiornare i lavoratori sulle procedure di sicurezza nella propria area di lavoro.
– coinvolgere preventivamente i Rls sia nella valutazione dei rischi e programmazione della prevenzione, sia nella rilevazione dei “quasi infortuni” e delle misure conseguenti da adottare;
– rendere visibili a tutti i lavoratori i Rls nell’esercizio delle loro funzioni, attraverso elementi di identificazione specifica come tuta, casco, pettorina o simboli.
– aumentare il numero di Rls da 3 a 6 nelle unità produttive con oltre 500 addetti fino a mille;
– aumentare il numero dei 6 Rls previsti nelle unità produttive oltre i mille addetti di 3 in più ogni mille addetti, o frazione di mille. (Ad esempio il totale di Rls in un’unità produttiva di 1.600 addetti sarà di 9, mentre in un’unità produttiva di 4.500 persone sarà di 18 Rls);
– introdurre un premio di risultato collegato alla rilevazione da parte dei lavoratori dei “quasi infortuni” e alla riduzione nel tempo del numero d’incidenti, in una logica di intervento e rimozione dei rischi con la partecipazione di tutti.
 
A livello territoriale, coinvolgendo le associazioni imprenditoriali, Fim, Fiom e Uilm propongono di realizzare l’osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro, sulla scorta di quanto già fatto in Brianza e a Milano con l’intesa con Assolombarda. Inoltre, va promossa, sotto la regia della Prefettura e in stretto contatto con i sindacati, la costituzione di specifiche task-force per analizzare le problematiche e i rischi specifici dei vari settori (come già fatto a Bergamo e a Milano). A livello regionale occorre proseguire il lavoro di coinvolgimento delle organizzazioni sindacali all’interno dei tavoli di coordinamento, delle cabine di regia e nei laboratori specifici.
 

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