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Sardegna. Carta (Cisl): “Formazione deve essere deterrente per la dispersione scolastica”

Pubblicato il 8 Ago, 2018

Sardegna, 8 agosto 2018. Restano solo 5 mesi al Consiglio per costruire un sistema regionale di Istruzione (Istituti professionali di Stato) e Formazione Professionale (sistema delle agenzie accreditate), obiettivo ripetutamente annunciato, ma mai perseguito con convinzione dalle ultime tre giunte che si sono succedute alla guida della Regione. Senza questo strumento normativo la Sardegna difficilmente potrà accedere al riparto delle risorse finanziarie nazionali per le annualità 2018 e 2019 e garantire la programmazione, con adeguate risorse, delle attività di IeFP per il prossimo triennio (2018-2021), con avvio entro ottobre 2018. Lo stanziamento finora previsto dalla Regione è pari a 2 milioni di euro del PO FSE 2014-2020. Per assicurare un’offerta coerente, in grado di incidere sulla dispersione scolastica e diventare “vera” politica attiva per il lavoro, mancano all’appello non meno di ulteriori 8 milioni di euro. Senza un sistema integrato di Istruzione e Formazione è forte il rischio che la Sardegna debba portare ancora per molto tempo il fardello dei NEET.

Il problema drammatico della disoccupazione giovanile e delle conseguenti politiche attive del lavoro incrocia due altre emergenze: i giovani NEET (non occupati e non in istruzione e formazione) e l’urgenza di sostenere la richiesta, proveniente dalle imprese, di professionalità e di competenze utili in relazione ai nuovi lavori legati alle filiere innovative e della green e blu economy, soprattutto con un’offerta formativa costante, accessibile, flessibile e tempestiva.

La percentuale dei NEET sardi nel 2016 è al 24,4% nella classe 15-24 anni e al 30,6% per la classe 15-29 anni. Inoltre sono 53.000 i cittadini sardi con sola licenza elementare e ben 168.000 con sola licenza media. In Sardegna il tasso di abbandono scolastico, dopo la terza media, tra studenti 15-24 anni nel 2016 è del 18,1%, superiore di circa 8 punti percentuali rispetto alla media europea pari al 10,7%. La percentuale di ragazzi che in Sardegna hanno lasciato gli studi dopo la terza media è la seconda più alta tra le regioni. Al primo posto la Sicilia col 24%. In Italia il 14%.

Questi numeri mostrano che l’isola è ancora lontana dal traguardo del 10% imposto dall’Unione europea. Purtroppo lo confermano anche gli ultimi dati Eurostat sulla frequenza scolastica nei paesi europei (Early Leaving from Education and Training).

Altre realtà insulari europee hanno fatto meglio della Sardegna. Una di queste Creta, che ha visto il suo tasso di abbandono diminuire in 10 anni dal 22.9% al 9%, riuscendo persino a scendere sotto la media europea.

Va dunque invertito, quantomeno sui livelli europei, il bassissimo tasso di investimento di fondi del bilancio regionale in Formazione, Istruzione e Ricerca. È fondamentale la scelta primaria di puntare sulla valorizzazione delle giovani generazioni, come direttrice per affrontare una crisi che ancora rallenta i meccanismi di programmazione e di scelta politica strategica fin qui posti in campo.

La Regione dovrebbe quindi puntare sulle filiere formative immediatamente cantierabili in particolare sulla programmazione relativa al sistema di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), che può essere attuata celermente mediante la costituzione di un catalogo dell’offerta formativa articolato in percorsi di durata triennale e quadriennale, finalizzati al conseguimento di qualifiche e diplomi professionali riconosciuti e spendibili a livello nazionale e comunitario, compresi in un apposito Repertorio nazionale, condiviso tra Stato e Regioni con accordi specifici.

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