Cagliari, 11 novembre 2020. L’ ultima proposta di legge regionale sul “Riordino delle Autonomie locali” sembra confermare la voglia che prende periodicamente i Sardi di farsi male da soli. Solamente in questo modo si può spiegare il tentativo di una parte del Consiglio Regionale di allargare a 72 comuni l’Area metropolitana di Cagliari facendola coincidere sostanzialmente con la vecchia provincia di Cagliari. Una tentazione analoga si era manifestata anche nel 2015.
L’ allargamento non è giustificato da nessun nobile ideale, ma semplicemente dall’ “assalto alla diligenza” delle risorse possibili per la città metropolitana. Ma questa riforma suicida, auspicata da una parte del Consiglio regionale, rischia di snaturare ruolo e obiettivi della città metropolitana. I finanziamenti per l’area metropolitana, infatti, sono esclusivamente destinati a risolvere in modo funzionale i problemi di trasporto pubblico locale, nettezza urbana, portualità, smaltimento dei rifiuti, manutenzione delle strade, polizia locale, etc che l’inurbamento quotidiano determina sulla città e sugli altri 16 centri immediatamente limitrofi.
Diluire le risorse su 72 comuni significa una nuova forma di assistenzialismo che non incide in nessun territorio e lascia inalterata la situazione di fragilità economica. In pratica vanificare le potenzialità della città metropolitana di far sentire i propri positivi effetti anche sulle zone confinanti.
La costituzione della Città metropolitana di Cagliari deve essere intesa come una opportunità per tutti, non come un limite.