8 Febbraio 2019 – Cgil, Cisl e Uil della Sardegna partecipano con grande convinzione alla manifestazione di Roma. Le mancate o inopportune scelte del Governo penalizzano e hanno ricadute pesanti nella nostra regione, ancora non uscita dai dieci anni di crisi che hanno prostrato l’economia sarda
“La nostra non è una protesta politica, ma è dettata esclusivamente da motivi sindacali. L’Italia nuovamente in recessione non è una bella notizia per i Sardi che hanno un PIL pro-capite pari al 71% della media europea ( era il 76% nel 2012). C’è il rischio fondato di una minore crescita, di un aumento del divario tra Nord e Sud e delle diseguaglianze sociali” sottolinea il segretario generale Cisl Sardegna, Gavino Carta alla vigilia della Manifestaione nazionale di Cgil Cisl e Uil a Piazza San Giovanni. “Il Governo ha deciso di tagliare gli investimenti in innovazione, ricerca, alternanza scuola‐lavoro. Inoltre, si tengono bloccati i cantieri delle infrastrutture che in Sardegna sono necessari non solo per rilanciare l’occupazione, ma anche per far ripartire in modo sistematico lo sviluppo. L’indice di infrastrutturazione sardo è fermo complessivamente al 50%, con particolari negatività delle reti stradali, energetico –ambientali e servizi vari, che creano diseconomie alle imprese esistenti e disincentivano nuove localizzazioni.
La questione energetica con il phase out del carbone entro il 2025 paventa le sue criticità, con la ancora incompiuta infrastrutturazione prevista col progetto metano. Completano il quadro di un indice di infrastrutturazione negativo le carenze del sistema dei trasporti interni e della continuità territoriale, della rete telematica e TLC, della diffusione e territorialità dei servizi, degli assetti idrici. Dagli investimenti pubblici prima e privati poi dipende in gran parte l’occupazione giovanile, che in Sardegna ha raggiunto livelli drammatici di incompiutezza, alimentando fenomeni di emigrazione intellettuale e lo spopolamento delle zone interne.
Anche il sistema sanitario e socio assistenziale e di inclusione dev’essere riorganizzato con tutti gli strumenti della programmazione di settore, per combattere l’avanzata di vecchie e nuove povertà oltre che salvaguardare il diritto alla salute, riattivando i distretti sociosanitari, facilitando l’eliminazione delle liste d’attesa, evitando tagli o ridimensionamenti penalizzanti per i cittadini (soprattutto anziani) e i territori. Infine è prioritario e indispensabile rinegoziare i termini della comparteci-pazione erariale e tributaria, tra Stato e Regione, riducendo in maniera consistente i vincoli di accantonamento sul debito presenti nel bilancio regionale a partire dalla restituzione dei 285 milioni di euro trattenuti indebitamente dallo stato nell’attuale legge di bilancio e sui quali pende un giudizio negativo da parte della corte costituzionale” conclude Carta.