Cagliari, 16 settembre 2019. I sindacati, a seguito delle prime informative sulla prossima programmazione 2021-2027 esposte in alcuni incontri partenariali nell’ambito sia delFSE sia del FESR, ritengono importante avviare il confronto con la Regione sul versante politico e su quello tecnico, per rispettare i tempi dell’agenda nazionale ed evitare, per quanto possibile, ritardi nell’approvazione dei programmi. Questo fatto è decisamente più rilevante per la Sardegna dato il suo rientro nell’obiettivo “convergenza”, che porterà maggiori risorse finanziarie nella nostra isola per le politiche di coesione nel prossimo settennio e, quindi, sarà estremamente importante rispettare i cronoprogrammi di spesa massimizzando il timing, oltre che l’efficacia, della spesa.Se da un canto le maggiori risorse consentiranno investimenti e politiche di una portata ben superiore a quelli del corrente settennio, d’altro canto questo incremento è di fatto la conseguenza dell’arretramento del sistema economico regionale rispetto alla media europea, nonostante i diversi cicli di programmazione comunitaria che hanno finanziato, negli ultimi decenni, significativi interventi strutturali e infrastrutturali in ambito economico e sociale. La Sardegna, infatti, come altre regioni del Mezzogiorno, manifesta ancora pesanti ritardi sia in termini di infrastrutture, materiali e immateriali, sia sul versante del lavoro, con tassi di occupazione lontani dalle medie europee e con una forza lavoro spesso, sul versante delle competenze, troppo distante dalle richieste, peraltro deboli, provenienti dal sistema delle imprese. Inoltre, pesa ancora sui cittadini e sulle imprese sarde l’irrisolta questione della continuità territoriale che, nonostante sia al centro del dibattito politico, economico e sindacale da anni, nonostante gli interessamenti e il coinvolgimento delle istituzioni di Bruxelles, stenta a trovare una certa e definitiva risoluzione. Nell’ambito del confronto partenariale, avviato disgiuntamente dalle Autorità digestione del FSE e del FESR, è stato richiesto in diverse forme alle parti economiche e sociali un contributo per valutare l’attuale programmazione e per indicare le priorità nei cinque nuovi obiettivi indicati da Bruxelles, sui quali dovranno essere concentratele risorse. Preliminarmente a questo lavoro (la compilazione dei questionari inviati dalle Autorità di gestione e l’invio di contributi su singole policy e strumenti ritenuti strategici per il partenariato), le scriventi organizzazioni ritengono necessario ribadire una serie di concetti chiave, avendo a riferimento il documento unitario sottoscrittoda CGIL CISL UIL e Confindustria nazionali, frutto dell’esperienza delle passate programmazioni, il quale in gran parte richiama questioni di metodo e di merito che sono state riproposte nel corso degli anni anche dalle organizzazioni regionali nel confronto con Giunta e Consiglio regionale. Sul merito, infatti, i sindacati regionali ritengono opportuno ribadire e rafforzare alcune posizioni che, si auspica, trovino fattiva attuazione nella prossima programmazione: – una effettiva e sostanziale semplificazione amministrativa. La proposta della Commissione Europea si è posta come obiettivo essenziale la riduzione della complessità e frammentazione tra fondi e forme finanziarie, che comporta unonere eccessivo per i gestori dei programmi e i beneficiari finali. In linea ed analogia con quanto previsto a livello comunitario, l’esigenza di: ‣ ridurre gli oneri amministrativi collegati a sistemi di gestione, controllo eaudit e l’eccessiva numerosità della gamma e varietà degli strumenti di finanziamento; ‣ favorire una maggiore flessibilità per rispondere adeguatamente agl ieventuali cambiamenti di scenario; ‣ ridurre i tempi di pagamento,costituisce una priorità per le scriventi organizzazioni anche a livello regionale. A fronte infatti dello sforzo di semplificazione compiuto a livello comunitario si deve evitare di aggiungere “complicazioni” a livello nazionale e, soprattutto, regionale. Particolare attenzione riteniamo vada posta sul tema degli “oneri amministrativi” che vengono spesso ribaltati impropriamente sui beneficiari (inparticolare le PMI, ma non solo). – Una rafforzata trasparenza dei dati necessari per monitorare il progresso dell’attuazione, compresi i risultati e la performance dei programmi. Anche inquesto caso non si può che condividere la proposta della Commissione di un aggiornamento quasi in tempo reale dei dati dei beneficiari e delle operazioni da parte delle Autorità di Gestione su sito web dedicato. Lo stesso schema dovrebbe essere replicato a livello regionale, evitando l’attuale dispersione che non solo rende complessa la ricerca, ma non consente di avere un’idea chiara ed aggiornata dell’avanzamento delle operazioni. Peraltro, va evidenziato che la Commissione ha in animo di rafforzare il ruolo del Comitato di Sorveglianza “per supervisionare la performance dei programmi e tutti i fattori che incidono su di essa” e ciò presupporrà che i dati siano disponibili con una frequenza e una trasparenza ben superiore a quella attuale. – Una governance il più possibile unitaria e coordinata delle risorse comunitarie, nazionali e regionali, al fine di evitare duplicazioni ed effetti di spiazzamento trastrumenti finanziati dai diversi livelli. L’ esperienza regionale della programmazione unitaria, sviluppata e consolidata ormai nell’arco temporale di oltre un decennio, va ulteriormente rafforzata anche alla luce delle rilevanti innovazioni introdotte dalla Commissione Europea, laddove viene proposto di semplificare e ridurre gli obiettivi strategici (passati da 10 a 5) e ridurre econcentrare le “condizioni abilitanti”, rafforzando al contempo il loro monitoraggio e applicazione vincolando la dichiarazione delle spese relative aspecifici obiettivi al soddisfacimento prioritario della condizione abilitante. I sindacati ritengono fondamentale che la programmazione regionale a tutti i livelli sia coerente con il quadro strategico dell’Unione Europeae sviluppi le adeguate sinergie con i diversi strumenti comunitari. A tale proposito si ritiene opportuno richiamare i temi de: ‣l’addizionalità, da sempre richiamata dalle parti economiche e sociali neiconfronti del governo regionale, tenuto conto della tendenza sempre piùspinta da parte dell’amministrazione di “sostituire” alcuni interventi finanziati con risorse regionali inserendoli nei programmi operativi (sonodiversi i casi a tal proposito); ‣la proporzionalità degli stanziamenti su singoli strumenti in relazione agliobiettivi da conseguire; nel corso degli anni alcuni interventi sono statifinanziati con risorse particolarmente rilevanti, probabilmente più per garantire il raggiungimento di performance finanziarie di fine anno piuttosto che per necessità espresse dal sistema regionale e dalle imprese (in questocontesto non si possono non citare i diversi strumenti finanziari gestiti col meccanismo dei fondi di rotazione).Questi temi assumono un rilievo particolare stante la proposta della Commissione che i fondi contribuiscano ad integrare le azioni per il clima, conseguendo l’obiettivo generale che il 25% della spesa di bilancio dell’UE operia favore di obiettivi per il clima, e che le risorse, in particolare per il FESR e il Fondo di Coesione, siano dedicate per la maggior parte (dal 65 % all’85 %) agli“obiettivi strategici che hanno il più alto valore aggiunto e contribuiscono maggiormente alla realizzazione delle priorità dell’UE”:1. OS1: “un’Europa più intelligente attraverso la promozione di una trasformazione economica intelligente e innovativa”; 2. OS2: “un’ Europa più verde e a basse emissioni di carbonio attraverso la promozione di una transizione verso un’energia pulita ed equa, diinvestimenti verdi e blu, dell’economia circolare, dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi”.- Il contenuto dei programmi deve essere più razionale e strategico. Anche in questo caso bisogna rendere da subito effettivi i cambiamenti proposti dalla Commissione e impostare sin d’ora un maggior raccordo tra FSE+ e FESR da un lato (che nel corso degli anni hanno tentato di dialogare su alcune strategie e susingoli interventi) e il FEAMP dall’altro. Il PSR 2014-2020, infatti, in Sardegna risulta ancora slegato da una logica di governo unitaria dei fondi comunitari, nonostante la rilevanza del settore primario nel contesto economico regionale ele risorse ad esso destinate nel corso dei settenni precedenti. In tale ambito, nel tener conto di eventuali problematiche a livello sub-regionale o locale lo sforzofatto in questi anni di “sincronizzare” maggiormente gli strumenti di sviluppo locale di tipo partecipativo agli obiettivi strategici comunitari va ulteriormente rafforzato per evitare disallineamenti e/o incongruenze.- La gestione della continuità tra il ciclo di programmazione attuale e il 2021-2027, in relazione alla valutazione dell’andamento degli strumenti in fase diattuazione in questo ciclo.A proposito della valutazione, come richiamato nel corso degli incontri preliminari, è chiaro che in questa fase la realizzazione di una analisi valutativa compiuta suiprincipali strumenti che caratterizzano la programmazione 2014-2020 non è possibile. È probabilmente più realizzabile un attento monitoraggio, con approfondimenti sui primi risultati dei diversi interventi. Il ritardo nell’avvio del piano di valutazione e le risorse ad esso destinate, infatti, non consentono l’utilizzo del lavoro svolto dal nucleo di valutazione, pur considerevole, per effettuare un’analisi d’impatto ed evidenziare i punti di forza e le criticità degli strumenti in fase di attuazione. Le scriventi Organizzazioni, pertanto, richiedono la conferma di incontri sul monitoraggio degli strumenti principali da svolgersi a partire dal mese di settembre, per fornire contributi il più possibile supportati da dati e informazioni aggiornate. Peraltro, questa richiesta si inserisce nel contesto più generale del rafforzamento deldialogo con le parti economiche e sociali previsto dal Codice Europeo di Condotta del Partenariato. In Sardegna, infatti, nonostante i diversi passi in avanti effettuati nel confronto tra Regione e parti economiche e sociali, in questa fase è assolutamente necessario avviare il confronto in sede politica sulle strategie da mettere in campo per il prossimo settennio e avviare i tavoli tecnici di approfondimento, dando vera continuità a un metodo di lavoro che sinora si è contraddistinto per l’alternanza tra imomenti istituzionali obbligatori (Comitato di Sorveglianza e riunioni preparatorie) e incontri di analisi, monitoraggio e valutazione più sporadici e discontinui.Le scriventi Organizzazioni richiedono, inoltre, che nel concorso ai processi programmatori vengano tenute concretamente presenti e riconosciute le peculiari rappresentatività dei diversi soggetti partenariali, cui corrispondono distinte responsabilità economiche, sociali ed occupazionali in relazione agli obiettivi disviluppo da perseguire. Ancora, CGIL CISL UIL e Confindustria della Sardegna chiedono alla Giunta Regionale l’impegno a rendere il percorso di partecipazione partenariale “effettivo” – oltre che nella condivisione degli obiettivi, strategie, tempi e processi – anche nella concreta valutazione e scelta circa l’allocazione delle risorse su azioni ed interventi puntuali,che per il loro valore economico e sociale dovrebbero impegnare ex ante il partenariato. Si trasmette quindi in allegato il documento unitario CGIL CISL UIL e Confindustria editato nel mese di luglio 2019, mentre successivamente le singole Organizzazioni provvederanno a inviare i questionari compilati e – a seguito degli incontri dimonitoraggio – a produrre schede sugli strumenti ritenuti validi nella corrente programmazione e, quindi, meritevoli di proseguire, anche con eventuali aggiustamenti, e su nuove proposte. Per quanto sopra richiamato, i Sindacato rimarcano infine la necessitàdi un confronto continuo e costante da qui ai prossimi mesi che ritengono siafondamentale sino alla costruzione dei nuovi programmi.