Firenze, 29 Maggio 2020. “I rider sono lavoratori subordinati, ma non hanno gli stessi diritti dei lavoratori dipendenti e lo si è visto in modo ancora più evidente durante l’epidemia di Covid: molti senza guanti e mascherine oppure con dispositivi di sicurezza che si sono procurati da soli, senza alcun interessamento o minimo rimborso da parte delle aziende. Questo determina una situazione di degrado e di non controllo a cui è il momento di mettere un limite.” A dirlo è il segretario generale della Fit-Cisl Toscana, Stefano Boni.
“Con la pandemia – spiega – i rider paradossalmente hanno avuto un forte aumento di lavoro per le richieste da parte di famiglie e imprese; ma continuano ad essere sfruttati, senza direttive, senza che nessuno si occupi del rispetto delle distanze o dell’eventuale quarantena, senza ammortizzatori sociali, senza diritto di riposo. Siamo nella giungla e come sindacato non ci limiteremo più a denunciare: vogliamo individuare soluzioni e se necessario promuoveremo azioni di mobilitazione e manifestazioni.”
“Nel 2019 – ricorda il segretario Fit – abbiamo sottoscritto accordi con alcune piattaforme di cibo a domicilio in Toscana per l’applicazione del contratto di lavoro del trasporto merci e logistica, ma oggi c’è necessità di allargare le tutele e le garanzie a tutti i lavoratori del settore. Per questo crediamo sia necessario, a livello di Regione Toscana, creare un organismo specifico, per censire le varie piattaforme digitali che operano sul territorio e poi organizzare un tavolo dove individuare soluzioni collettive, che inquadrino il lavoro del rider per quello che è: lavoro subordinato.”
“Ci batteremo – conclude Boni – per ottenere l’applicazione del CCNL merci e logistica. La giurisprudenza a tutti i livelli, è orientata da tempo all’inquadramento dei rider come lavoratori dipendenti; le aziende dovrebbero prenderne atto e cominciare quindi una discussione che metta al centro il lavoro e la dignità della persona. Non chiediamo la luna, vogliamo solo fermare lo sfruttamento e il cottimo, che anche per i rider sia riconosciuta la dignità del lavoro, applicato il contratto nazionale e utilizzati i dispositivi di sicurezza.”
“Con la pandemia – spiega – i rider paradossalmente hanno avuto un forte aumento di lavoro per le richieste da parte di famiglie e imprese; ma continuano ad essere sfruttati, senza direttive, senza che nessuno si occupi del rispetto delle distanze o dell’eventuale quarantena, senza ammortizzatori sociali, senza diritto di riposo. Siamo nella giungla e come sindacato non ci limiteremo più a denunciare: vogliamo individuare soluzioni e se necessario promuoveremo azioni di mobilitazione e manifestazioni.”
“Nel 2019 – ricorda il segretario Fit – abbiamo sottoscritto accordi con alcune piattaforme di cibo a domicilio in Toscana per l’applicazione del contratto di lavoro del trasporto merci e logistica, ma oggi c’è necessità di allargare le tutele e le garanzie a tutti i lavoratori del settore. Per questo crediamo sia necessario, a livello di Regione Toscana, creare un organismo specifico, per censire le varie piattaforme digitali che operano sul territorio e poi organizzare un tavolo dove individuare soluzioni collettive, che inquadrino il lavoro del rider per quello che è: lavoro subordinato.”
“Ci batteremo – conclude Boni – per ottenere l’applicazione del CCNL merci e logistica. La giurisprudenza a tutti i livelli, è orientata da tempo all’inquadramento dei rider come lavoratori dipendenti; le aziende dovrebbero prenderne atto e cominciare quindi una discussione che metta al centro il lavoro e la dignità della persona. Non chiediamo la luna, vogliamo solo fermare lo sfruttamento e il cottimo, che anche per i rider sia riconosciuta la dignità del lavoro, applicato il contratto nazionale e utilizzati i dispositivi di sicurezza.”