Toscana. Per i riders non serve una legge spot, ma applicare il contratto di lavoro

Pubblicato il 23 Mar, 2021

Firenze, 23 marzo 2021 – In questi ultimi mesi la problematica dei riders è stata ed è al centro di un confronto a livello nazionale e regionale, per cercare di risolvere un problema annoso: riconoscere tutele e diritti da sempre negati a questi lavoratori. Tentare di risolvere le questioni con modalità diverse dalla contrattazione, con provvedimenti spot, rischia di lasciare le tutele a metà e non incidere sullo status del lavoratore, né sull’applicazione dei contratti. Non serve allo scopo fissare per legge un reddito minimo, né stabilire i tempi di consegna o regolamentare solo una parte dei diritti; è necessario piuttosto stabilire che questi sono lavoratori subordinati e che, per la tipologia di lavoro che svolgono, devono avere applicato il contratto nazionale di lavoro ‘Merci e logistica’, l’unico contratto che regola il lavoro dei riders. Pensare di regolamentare solo alcuni istituti e lasciare i lavoratori in una condizione di precarietà, in balia dell’algoritmo, senza contratto di lavoro, forse sulla stampa può avere una grande risonanza, ma non offre un buon servizio ai lavoratori interessati. Ringraziamo quindi il Presidente del Consiglio regionale dell’attenzione che dedica a questa problematica, ma vogliamo ricordargli che in una riunione tenuta alla fine del 2020 gli abbiamo già fatto notare che una legge non è la risposta appropriata né giusta; proprio per questo abbiamo avviato un confronto con l’assessore regionale al Lavoro, Alessandra Nardini, per giungere ad un testo condiviso per poi coinvolgere le imprese locali ed andare ad affermare che questi lavoratori sono subordinati e che devono essere tutelati attraverso l’applicazione del CCNL ‘Merci e logistica’. Questione strategica, finalizzata a coinvolgere le grandi piattaforme e l’associazione datoriale Assodelivery. Il lavoro dei riders non ha bisogno di pubblicità o annunci, ma di una visione condivisa e di un’azione che vada in un’unica direzione se vogliamo effettivamente provare a dare una risposta a questi lavoratori. La contrattazione e l’azione sindacale, insieme alle istituzioni, quando è espressa in maniera coesa ed unitaria, può garantire diritti e tutele ai lavoratori e offrire risposte efficaci a un mondo del lavoro che cambia e quindi anche alla gig economy.

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