1. CISL
  2. /
  3. Notizie
  4. /
  5. In Evidenza
  6. /
  7. Energia. Sbarra a ‘Il...

Energia. Sbarra a ‘Il Sorpasso’ su Rai Isoradio: “Situazione drammatica, a rischio 1 milione di posti di lavoro. Servono azioni urgenti da Europa e Governo”

Pubblicato il 5 Set, 2022

La situazione continua ad essere drammatica, abbiamo centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio solo nella manifattura, ma anche nel commercio, nel terziario, nei servizi. Si stima quasi un milione di posti di lavoro che rischiano di saltare nei prossimi mesi per questa escalation dei prezzi energetici  e per la mancanza  di materie prime”. A lanciare nuovamente l’allarme è il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra intervenuto a ‘Il Sorpasso’ su Rai Isoradio parlando di inflazione e dell’aumento delle bollette di luce e gas.
“Bisogna intervenire in maniera decisa – ha sottolineato Sbarra indicando quelli che per la Cisl sono i due livelli di intervento: “Il primo riguarda l’Europa che deve dare un forte e deciso intervento mettendo un tetto massimo al prezzo del gas, varando un nuovo recovery energia e finanziando il Fondo Sure che ci è servito  nel 2020 per sostenere  ammortizzatori sociali e per difendere i posti di lavoro. Questo per noi deve essere il primo intervento immediato. Poi serve un’azione decisa dell’attuale Governo. Per noi diventa importante un intervento attraverso un decreto da assumere con l’urgenza della straordinarietà, finalizzato a liberare risorse per sostenere le imprese, quelle energivore in modo particolare ma anche altre imprese, perché oggi non c’è settore che non è colpito dalla impennata e dall’aumento dei prezzi energetici.  E poi  bisogna sostenere anche le famiglie, in modo particolare lavoratori dipendenti e pensionati, mettendo un tetto sociale al prezzo dell’energia, distinguendo le fonti di produzione e incentivando quelle rinnovabili. Bisogna alzare la soglia ISEE fissata per gli sgravi in bolletta. Bisogna determinare un azzeramento dell’Iva sull’acquisto  di beni di largo consumo per le famiglie con redditi bassi. Controllare prezzi  e tariffe, defiscalizzare i frutti della contrattazione. E poi serve un taglio forte, deciso delle tasse sul lavoro dipendente e i sui pensionati. Sono  misure che il Governo deve affrontare per bloccare  questa  situazione drammatica  e soprattutto per evitare che la crescita di questi ultimi mesi venga bruciata e vanificata dall’aumento incontrollato  dei prezzi energetici e anche da questo aumento forte  dell’inflazione che nell’ultimo mese ha toccato l’8,5%”.
Quanto alla tassazione degli extraprofitti delle imprese in più settori:  “Per noi è una  misura giusta – ha detto il leader  della Cisl – che va confermata anche per ragioni di equità, proprio perché individua in queste  risorse un’operazione di redistribuzione. L’asticella del prelievo  sugli extraprofitti va alzata e  va allargato il perimetro di applicazione. Non solo le imprese energetiche ma anche le grandi multinazionali  della logistica e dell’economia digitale che in questi anni hanno fatto affari d’oro  pagando poco o nulla alla collettività. La sfida vera è quella di rendere  esigibili queste risorse. Quando parliamo di extraprofitti energetici  indichiamo una cubatura complessiva di circa 40 miliardi solamente nell’ultimo anno, se tutti avessero dato il proprio contributo avremmo già recuperato 10 miliardi. Ecco perché chiediamo al Governo di rafforzare con un giro di vite ancora più forte, esercitare controlli e, se ci sono da modificare le norme, rendiamole più rigorose e severe. Chi ha guadagnato tanto oggi deve contribuire in un profilo di solidarietà  a sostenere famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati  e imprese in difficoltà”.
Circa il nuovo balzo record  dei prezzi del gas sul mercato europeo e alla domanda se il nostro Paese sta pagando di più rispetto ad altri paesi europei: “Sì il peso grava soprattutto sul nostro Paese – ha osservato Sbarra – perché da molti anni abbiamo rinunciato a fare una  vera politica energetica nazionale.  Non abbiamo attivato grandi investimenti  e non abbiamo puntato sulle infrastrutture energetiche, non abbiamo investito  in nuovi combustibili verdi e abbiamo rallentato  gli interventi sui rigassificatori. Oggi si torna a parlare di due importanti rigassificatori, Ravenna, Piombino” ha detto ricordando anche che da più di 10 anni si parla di un rigassificatore a Gioia Tauro. Per Sbarra dunque occorre “recuperare ritardi per investimenti mancati ed anche per una battaglia portata avanti dai professionisti del no che hanno rallentato ed eliminato ogni intervento sul profilo dell’innovazione energetica in questo Paese. Ecco perché dobbiamo darci una visione nuova di politica energetica, costruire rigassificatori, estrarre più gas dai nostri giacimenti nazionali. Dobbiamo darci una nuova cultura orientata all’efficienza e al risparmio energetico; puntare ancora di più sulle rinnovabili. In una parola noi dobbiamo eliminare l’eccessiva dipendenza di gas dall’esterno. Abbiamo condizioni, risorse, ricerca e tecnologie per darci una grande politica energetica che metta al riparo il nostro sistema produttivo e che riesca a calmierare i prezzi per famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati”.

Nel rispondere infine alla domanda inviata da un radioascoltatore sulle pensioni Sbarra è tornato a parlare dei contenuti della piattaforma unitaria presentata al Governo insieme a Cgil e Uil oramai da mesi “per cambiare la legge Fornero e restituire al sistema pensionistico e previdenziale italiano criteri e profili di equità, di sostenibilità, di solidarietà, di flessibilità”. Piattaforma nella quale le tre confederazioni hanno indicato cinque grandi priorità: “Per noi è importante negoziare col governo attuale e con il futuro governo -ha detto Sbarra – una pensione contributiva di garanzia per i giovani e le donne, oggi condannati a sostenere lavori precari, atipici saltuari, a tempo determinato”. Ecco perché “per i giovani e per le donne dobbiamo costruire un sistema previdenziale che riconosca i periodi di formazione, i periodi di cura, un anno di contributi in più per ogni figlio, per sostenere la maternità. Dobbiamo costruire un sistema che incentivi l’adesione alla previdenza complementare” e “allargare e rendere strutturale l’ape sociale”. Poi “bene i 41 anni di contributi, a prescindere dall’età per godersi il sacrosanto diritto alla pensione, ma accanto a questo dobbiamo costruire un sistema di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro a partire da 62 anni: significa restituire ai lavoratori un giusto equilibrio e una sana flessibilità per accompagnarli verso il pensionamento”.

Condividi