I dati Istat di giugno mostrano un’occupazione ancora in crescita, sia su base mensile che su base annua, con 363mila occupati in più rispetto a giugno 2024. Il dato è il risultato di un aumento dei dipendenti a tempo indeterminato e dei lavoratori autonomi, accompagnato da una ulteriore riduzione dei contratti a termine.
“A fronte di una dinamica occupazionale positiva che prosegue dal 2022 – dichiara Mattia Pirulli, Segretario confederale della CISL – non possiamo ignorare i segnali di difficoltà che emergono da alcuni comparti, in particolare il manifatturiero, dove è tornato a crescere il ricorso alla cassa integrazione. È un campanello d’allarme che richiama alla necessità di politiche industriali più coraggiose e lungimiranti, capaci di accompagnare le imprese nelle transizioni ecologica e digitale e di sostenerle in uno scenario commerciale sempre più complesso, anche per effetto dell’introduzione di nuovi dazi.
In un contesto in cui la produzione industriale in Italia è in calo da due anni, con una dinamica negativa che coinvolge quasi tutti i principali settori ad eccezione dell’energia, serve riequilibrare un modello produttivo ancora troppo orientato all’export e troppo poco al mercato interno. Per farlo occorrono investimenti mirati in tecnologia e competenze, per aumentare la produttività e migliorare le retribuzioni.
Va inoltre proseguita con determinazione – aggiunge Pirulli – la stagione dei rinnovi contrattuali. I dati pubblicati ieri confermano che l’azione contrattuale sta contribuendo concretamente alla ripresa delle retribuzioni e al recupero del potere d’acquisto dopo le forti spinte inflazionistiche degli ultimi anni.
Infine, la CISL richiama l’attenzione su un dato strutturale che riguarda la composizione demografica dell’occupazione. I 363mila occupati in più rilevati a giugno derivano infatti da un aumento di 603mila unità tra gli over 50, a fronte di un calo nelle altre fasce d’età: -180mila tra i 35-49 anni, -43mila tra i 15-24, e -17mila tra i 25-34. L’invecchiamento del mercato del lavoro deve entrare con forza nell’agenda politica – conclude Pirulli – perché senza un adeguato ricambio generazionale e una piena valorizzazione delle giovani competenze, sarà difficile far crescere la produttività in modo sostenibile nel medio-lungo periodo.”