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La nostra risposta all’inchiesta di Report

Pubblicato il 14 Dic, 2020
Dov’è il contraddittorio?
Nonostante il tweet diffamatorio nei confronti dei vertici Cisl, pubblicato a giugno da Sigfrido Ranucci tramite il profilo di Report, convinti della buona fede della testata, in un primo momento abbiamo espresso disponibilità informale a un confronto con la redazione.
Con il passare delle settimane abbiamo constatato che, nonostante la denuncia presentata da Cisl, il tweet diffamatorio non è stato rimosso. Inoltre, le modalità sempre più aggressive, insinuanti e persecutorie degli inviati hanno rilevato l’impostazione non imparziale da parte della trasmissione.
Una tendenza confermata anche dalla decisione di utilizzare come “fonti di informazioni” persone sfiduciate, indagate, sottoposte a provvedimenti o che non fanno più parte del sindacato in seguito a irregolarità.
Quale credibilità può avere un’inchiesta che si fonda sulla testimonianza di una persona allontanata dal sindacato per non aver rispettato le regole di base? Parliamo di Emilio Lonati, ex Segretario della FNP Cisl Piemonte: non avendo pagato le quote associative per diversi anni, Lonati non risultava iscritto alla FNP Cisl e non aveva dunque titolo a ricoprire il ruolo di Segretario Generale della FNP territoriale.
Quale credibilità può avere una trasmissione che fonda le sue insinuazioni sulla testimonianza di una persona che era a capo della Cisl Campania e che, per il suo operato, ha determinato le dimissioni di tutti i Componenti della Segreteria Regionale, la contrarietà delle categorie sulla gestione politica e organizzativa, la sottoscrizione, da parte della quasi totalità dei Componenti il Consiglio Generale Regionale Cisl, di un documento di denuncia, anche di gravi inadempienze statutarie.
È il caso di Lina Lucci, ex Segretaria della Cisl Campania, denunciata nel dicembre 2016 presso il Tribunale di Napoli per irregolarità nell’uso e nella gestione delle risorse. Rinviata a giudizio dalla Magistratura Ordinaria per appropriazione indebita e tutt’ora sotto processo.
Per queste ragioni abbiamo dato la nostra disponibilità a intervenire in diretta, per rispondere in maniera puntuale alle affermazioni contenute nel servizio. Ma Report ha detto no.
 
Trasparenza? Cisl risponde sempre
L’inchiesta di Report punta il dito sul tema della trasparenza all’interno del sindacato: è singolare che questo tema sia affrontato parlando proprio di Cisl, il primo sindacato in Italia ad aver pubblicato online stipendi e bilanci, certificati anche da una società autorizzata da Consob.
Prima del 2014, infatti, nessun sindacato in Italia rendeva pubbliche le retribuzioni dei dirigenti. La Cisl è stata la prima a farlo.
 
Fin dalla sua elezione, la Segretaria Furlan ha avviato l’operazione “Casa di vetro”: regolamenti dispositivi obbligatori, Codice Etico, anagrafe unica degli iscritti, certificazione dei bilanci, per garantire massima attenzione e trasparenza su:
-​utilizzo delle risorse;
-​tesseramento;
-​gestione amministrativa delle categorie, delle strutture territoriali e degli enti, inclusi gli stipendi;
La parzialità dell’inchiesta emerge anche dalla polemica sollevata sul ruolo del Collegio dei Probiviri, un organismo democraticamente eletto dal Congresso Confederale Cisl. Il suo obiettivo? Garantire il rispetto nel sindacato, delle regole previste dallo Statuto e dal Regolamento di attuazione dello Statuto e tutelare tutti gli iscritti.
 
Un attacco al sindacato
Da sempre Cisl ha difeso e lottato per qualsiasi forma di libertà di espressione. Ci spiace constatare che qualcuno metta in discussione la libertà sindacale: è inaccettabile che una trasmissione del servizio pubblico si faccia portavoce di questi attacchi pretestuosi, non solo alla Cisl ma ai 4 milioni di iscritti che ne fanno parte.
È altrettanto inaccettabile che vengano confusi privilegi e libertà sindacali, tutelate dallo Statuto dei Lavoratori e dai contratti, e presenti in tutti i Paesi democratici. È importante ricordare che, prima di questa fondamentale legge, i lavoratori non avevano diritti, perché non c’era nessuno che potesse tutelarli.
Data l’impostazione tendenziosa del servizio, abbiamo dato mandato ai nostri legali per valutare se possano esservi gli estremi per procedere con una querela nei confronti della trasmissione e del suo conduttore Sigfrido Ranucci.

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