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Lavoro. Pirulli: “Cresce l’occupazione buona anche per le donne, ma occorrono interventi mirati per non esaurire la spinta positiva”

Pubblicato il 13 Mar, 2024

“Per il terzo anno consecutivo cresce l’occupazione: nel quarto trimestre 2023 gli occupati aumentano del 2,3% rispetto ad un anno fa e anche rispetto al trimestre precedente, mentre calano i disoccupati e prosegue da metà 2021 la riduzione degli inattivi (-3,9% nell’ultimo anno)”. Lo dichiara in una nota il segretario confederale della Cisl Mattia Pirulli.

“A crescere è l’occupazione “buona”, quella a tempo indeterminato, con quasi 500.000 posti fissi in più in un anno e il calo di quelli a termine, insieme al lavoro autonomo, finalmente in ripresa dopo le difficoltà post covid. E soprattutto l’occupazione femminile raggiunge il valore record del 53,4%.
Il Pil è cresciuto solo dello 0,9%, ma i settori manifatturieri a maggiore intensità energetica, che hanno beneficiato del calo dei prezzi dell’energia, le costruzioni per le quali si trascina l’effetto bonus, gli investimenti del PNRR e la corsa delle imprese ad accaparrarsi i lavoratori necessari trainano la crescita occupazionale. Sono dati positivi ma sappiamo che restano le note criticità.
E’ necessario iniziare a sciogliere il paradosso della compresenza di aziende che non trovano le competenze ricercate con larghe fasce di inattività di donne e giovani, spesso inseriti in famiglie in difficoltà economica, anche perché monoreddito.
Occorre pertanto far ripartire il processo di potenziamento dei servizi per l’impiego ed accelerare sulla riforma dell’orientamento, per concentrare percorsi di politiche attive su donne e giovani e per indirizzare ragazzi e, soprattutto, ragazze verso i titoli di studio richiesti dal mercato.
Occorre sostituire gli incentivi all’occupazione a pioggia con incentivi mirati per quelle platee ancora relegate all’inattività, in particolare premiando le aziende che adottano strumenti contrattuali di conciliazione vita-lavoro.
Bisogna, infine, agire subito per sostenere la crescita (per non rischiare che, esaurite le spinte del rimbalzo post-covid, dei bonus e del Pnrr, il Pil si attesti su un andamento troppo lento)”.

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