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Lavoro. Pirulli: “Occupazione in aumento ma il Pil cresce poco e incomincia a salire la cig nell’industria. Servono ulteriori sostegni agli investimenti e alla formazione”

Pubblicato il 2 Dic, 2024

“Gli occupati, dai dati Istat, tornano a salire in ottobre, dopo il calo di settembre, riportando il totale sopra i 24 milioni. Un segnale sicuramente positivo l’aumento che riguarda, ancora una volta, i dipendenti stabili, mentre calano i dipendenti a termine. Rispetto ad ottobre 2023, abbiamo 363mila occupati in più e 218mila disoccupati in meno, con riduzione anche della disoccupazione giovanile. Tornano purtroppo a salire gli inattivi, soprattutto tra giovani e donne, con 146mila unità in più“. E’ il commento del segretario confederale Mattia Pirulli alla nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’occupazione in Italia.
I dati sull’occupazione -spiega Pirulli- restano positivi nonostante la crescita nulla dell’economia italiana nel terzo trimestre del 2024 e la crescita tendenziale del solo 0,4%, attestata dai dati pubblicati oggi dallo stesso Istat, dovuta soprattutto al contributo negativo degli investimenti e della domanda estera e, per quanto riguarda i settori, alla riduzione di valore aggiunto di oltre l’1% sia nell’idustria sia nelle amministrazioni pubbliche, difesa, istruzione e sanità.
Per l’industria le difficoltà in questa fase sono confermate dal balzo tra agosto e settembre della cassa integrazione, dopo un anno di andamento altalenante. Colpiscono soprattutto i dati nel settore auto e relativo indotto, colpito dalla crisi tedesca e dalla mancata crescita del mercato dell’auto elettrica, e nel settore tessile.
Quindi l’occupazione ancora cresce, ma sullo sfondo alcuni segnali preoccupanti suggeriscono che occorre rafforzare gli impegni in legge di bilancio, a partire dal superamento del blocco parziale del turnover nelle pubbliche amministrazioni e dal ripristino dei fondi per il settore automotive, cruciale per gli investimenti e il sostegno alla transizione ecologica. Per i settori tessili e meccanico occorre valutare periodi di cassa integrazione per le aziende in difficoltà che hanno esaurito gli strumenti ordinari. Soprattutto occorre concentrarsi in maniera straordinaria sul sistema di politiche attive e sull’adeguamento delle competenze, anche per ridurre l’inattività di donne e giovani e sostenere la richiesta di lavoro dei settori in crescita” conclude il segretario confederale.

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