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Manovra. Fumarola all’Assemblea regionale dei sindacalisti e operatori della Cisl Puglia: “Giudizio resta articolato. Positivo il rifinanziamento del fondo per la partecipazione”

“Per affrontare la fase del post PNRR nel 2026 bisogna necessariamente remare insieme. Per questo noi abbiamo proposto il Patto della responsabilità, perché non vogliamo assolutamente che si rischi di tornare indietro”. Così la segretaria generale della Cisl Daniela Fumarola oggi a Bari a margine dell’Assemblea regionale dei sindacalisti e operatori della Cisl Puglia impegnati nella rete dei servizi del Patronato Inas Cisl e del CAF Cisl di cui concluderà i lavori con il suo intervento. “L’Italia è un Paese dove la crescita è molto lenta e i salari non crescono” – ha aggiunto la leader della Cisl ribadendo la necessità di “ritrovarsi intorno a un tavolo, tra soggetti responsabili, individuare obiettivi condivisi e perseguire questo patto, che deve essere una grande alleanza per traghettare il Paese dalla fine del PNRR verso il futuro”.
Si è poi espressa sulla legge di bilancio ricordando: “Abbiamo già dato un giudizio articolato e lo confermiamo, perché abbiamo letto i testi del maxiemendamento e abbiamo trovato alcune risposte alle nostre richieste, a partire dal finanziamento della legge sulla partecipazione, che, come sapete, non era stata rifinanziata nel testo originario, passando per l’allargamento della defiscalizzazione dei contratti di primo livello, estesa anche al 2024. In questo modo rientrano i lavoratori che avevano visto rinnovare il proprio contratto lo scorso anno e la soglia del reddito salirà da 28 mila a 33 mila euro. Purtroppo non c’è alcuna indicazione sulla qualità del contratto. Avevamo chiesto di specificare che dovessero essere detassati solo i contratti sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente e maggiormente rappresentative, ma questa indicazione non è presente nel maxi emendamento. Non abbiamo trovato alcun riferimento ai CAF e ai servizi fiscali, dove viene confermato un taglio di 21 milioni. Avevamo spiegato che si tratta di una misura sbagliata, perché i CAF sostituiscono in maniera sussidiaria lo Stato e sono vicini alle persone: è quindi necessario ripristinare questo finanziamento e sanare questo aspetto”. E ha aggiunto: “I sindacalisti e gli operatori dell’Inas e dei Caf, sono una tessera importante del nostro fare sindacato” ha sottolineato ancora ricordando che “sono persone al servizio del Paese e soprattutto dei più fragili. Nelle nostre sedi c’è serietà, professionalità e competenza che nascono da un investimento importante in formazione. Patronati e Caf sono un centro di ascolto, di iscritti e non iscritti, lavoratrici, lavoratori, famiglie, giovani, pensionati, immigrati, un concreto presidio di solidarietà, sussidiarietà, inclusione sociale”.
Quanto al tema pensioni: “Si interviene sulla previdenza, anche se è stata accolta una nostra richiesta relativa all’adesione dei giovani neoassunti ai fondi pensione attraverso il meccanismo del silenzio-assenso, qualora non si oppongano entro 60 giorni. Tuttavia, sul tema delle pensioni abbiamo visto il tentativo – e su alcuni aspetti è già avvenuto – di agire unilateralmente. Noi riteniamo invece che sia necessario aprire un tavolo di confronto costante e serrato, che possa affrontare i temi della flessibilità in uscita e considerare le esigenze dei lavoratori precoci, di chi svolge lavori gravosi, e di Opzione Donna. Su questi punti siamo piuttosto critici”.
Per quanto riguarda l’occupazione delle donne, ci risulta che l’efficacia delle misure della ZES sia stata importante, ma non sufficiente, perché il tasso di occupazione femminile resta al di sotto della media europea e occorre continuare a intervenire. Attraverso il lavoro le donne possono realizzare non solo il proprio progetto professionale, ma è necessario incidere anche sui servizi alla persona per dare una risposta al tema della denatalità. Laddove esistono certezza lavorativa e adeguati servizi, le donne possono scegliere di mettere al mondo dei figli. Sulla ex Ilva continuiamo a chiedere al Governo un piano industriale e chiarezza sugli investitori. È una vertenza che va avanti da circa tredici anni e riteniamo sia arrivato il momento di fare davvero chiarezza, tenendo insieme le diverse dimensioni: il lavoro, l’ambiente, la salute e la sicurezza, tutelando al tempo stesso una filiera, quella dell’acciaio, fondamentale per il nostro Paese. Chiediamo un esercizio di responsabilità da parte di tutti. La politica del no non ha mai pagato e credo che siamo a un punto di svolta: ognuno deve assumersi il proprio pezzo di responsabilità” -ha concluso.