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Occupazione. Sbarra  ospite di ‘Porta a Porta’: “Il lavoro non si crea per decreto ma con investimenti. Bisogna rilanciare l’occupazione a partire da donne e Sud’

Pubblicato il 1 Mar, 2023

“Bisogna convincersi una volta per tutte che il lavoro non arriva né per decreto né attraverso misure di tipo assistenziale. L’occupazione riparte in Italia se riusciamo a sbloccare e a rilanciare investimenti pubblici e privati, sulle infrastrutture, nella politica industriale ed energetica, nelle reti digitali sbloccando le assunzioni nella pubblica amministrazione, enti locali,, scuola, sanità e stabilizzando il precariato storico per avere finalmente qualità del lavoro e delle competenze”, che “in questo Paese sono tante, troppe, e molte volte sono costrette a mettersi in mobilità e ad andare fuori”. Lo ha affermato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, nel corso della registrazione della puntata di ‘Porta a porta’. “Bisogna rilanciare l’occupazione soprattutto femminile e al Sud”, ha aggiunto Sbarra  ricordando anche che “l’utilizzo del part time involontario molte volte si configura come una trappola, soprattutto per le donne, che vorrebbero lavorare di più. Ed è la ragione per la quale noi diciamo che andrebbero in questo paese- ha osservato – ricercate le vere cause del precariato, del cosiddetto lavoro povero, che si annida nell’eccessivo part time involontario, nelle false partita iva, negli stage, nei tirocini, e nella  false cooperative cosiddette spurie. Sono quelle le cause. Ecco perché pensiamo che occorre rilanciare l’occupazione soprattutto femminile, al sud in modo particolare tantissime famiglie sono monoreddito e quando arrivano 1 o 2 figli si scivola pericolosamente in una condizione di povertà. Ecco perché il vero obiettivo è alzare il tasso di occupazione femminile e quello giovanile perché viviamo questa assurda situazione in cui le aziende cercano mano d’opera qualificata e noi abbiamo 3 milioni e 500mila neet, giovani che non studiano, non si formano e non lavorano. C’è un processo di impoverimento del capitale umano che va governato e rilanciato”.

Per il segretario della Cisl il tema dunque “non è quello di differenziare le retribuzioni ma di tenere salda l’unità e la coesione nazionale. C’è un problema di adeguatezza complessiva delle retribuzioni nel mondo della scuola; gli operatori sono in fondo alla graduatoria per qualità e consistenza delle retribuzioni rispetto all’Europa. Questo significa rinnovare i contratti, riconoscere competenze e professionalità ma soprattutto ricucire e tagliare la tassazione sul lavoro” sottolinea criticando la possibilità che si possa arrivare a disegnare gabbie salariali per i dipendenti della scuola. Certo, prosegue, “la vita è mediamente più alta nelle regioni del nord, pesano in maniera evidente gli affitti e anche alcuni generi alimentari e di prima necessità. Di contro al Sud abbiamo tante situazioni di famiglie monoreddito e una situazione di servizi di assoluta inadeguatezza che pesa sul bilancio: penso alle spese di trasporto o i viaggi della speranza per la sanità. Ma ripeto. La soluzione non è differenziare i salari”, conclude.

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