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Myanmar. SI al rispetto del voto, NO al Golpe militare. Solidarietà di Cgil Cisl Uil al popolo e al sindacato birmano

Pubblicato il 10 Feb, 2021

11 Febbraio 2021 -Nella giornata internazionale di mobilitazione sindacale contro il gravissimo colpo di stato in Birmania/Myanmar, Cgil,Cisl,Uil e l’associazione Italia – Birmania, hanno espresso la loro solidarietà al popolo e al sindacato birmano, che nonostante i grandi rischi, si sta mobilitando quotidianamente per l’immediato ritorno alla democrazia, il riconoscimento dei risultati delle elezioni democratiche, il ripristino del parlamento democraticamente eletto, la liberazione di tutte le persone arrestate, a partire dal Presidente della Repubblica Win Myint, e dalla leader Aung San Suu Kyi ed il ripristino dello Stato di diritto.

Una delegazione di Cgil, Cisl e Uil e dell’Associazione Italia Birmania, in presidio davanti all’ambasciata Birmana, ha chiesto un breve incontro con l’Ambasciatrice in Italia Hmway Khyne per trasmettere le preoccupazioni delle Organizzazioni italiane ed esprimere la solidarietà al popolo della Birmania/Myanmar. Il presidio ha avuto ovviamente carattere simbolico ed ha coinvolto un numero di persone limitato per il massimo rispetto delle condizioni di sicurezza e delle restrizioni imposte dalla situazione della pandemia da Covid 19.

Cgil, Cisl, Uil e l’associazione ITALIA-BIRMANIA.INSIEME sono a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori birmani e della Confederazione sindacale birmana CTUM impegnati nella mobilitazione generale contro il colpo di stato militare e chiedono al governo italiano, alle istituzioni europee ed internazionali di:

  • non riconoscere il governo militare insediato con un golpe e di riconoscere, invece, il parlamento democraticamente eletto e confermare il sostegno al governo democratico in carica;
  • chiedere la liberazione immediata di tutte le persone ingiustamente arrestate, tra le quali il Presidente della Repubblica Win Myint, la leader Aung San Suu Kyi, i dirigenti della Lega Nazionale per la Democrazia e degli attivisti della società civile;
  • sostenere a livello europeo ed internazionale un quadro di sanzioni mirate contro gli interessi economici della giunta militare ed il blocco globale della esportazione di armi verso la Birmania/Myanmar.

 

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