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Rapporto sulle condizioni di vita dei lavoratori stranieri in agricoltura

Pubblicato il 25 Apr, 2015

Lo sfruttamento dei lavoratori immigrati raggiunge livelli di estrema gravità su cui occorre intervenire con urgenza ed efficacia. Molti di questi, in prevalenza africani, vivono al limite della schiavitù, in condizioni disumane, all’interno di baracche senza acqua né servizi; esempio emblematico il cosiddetto “Ghetto di Rignano”, un accampamento di fortuna situato tra Rignano Garganico e San Severo di Foggia salito spesso agli onori della cronaca nazionale. La Cisl, per far sentire la vicinanza ai tanti lavoratori immigrati che con l’arrivo dell’estate offrono le proprie braccia per la raccolta del pomodoro, in particolare nella zona tra Foggia e l’Alto Tavoliere di Puglia e che con l’aiuto del sindacato Fai Cisl territoriale hanno coraggiosamente deciso di ribellarsi allo sfruttamento da parte dei caporali e dei datori di lavoro locali, ha anche organizzato una task force contro lo sfruttamento della manodopera straniera in agricoltura. 
Il rapporto di MEDU (Medici per i Diritti Umani) “Terraingiusta” fotografa le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti stranieri in agricoltura. Un quadro di privazione dei diritti più elementari che non riguarda solo il Meridione ma che interroga l’intera comunità nazionale.  Il 25 agosto 1989, Jerry Masslo, rifugiato sudafricano, veniva assassinato a Villa Literno in Campania all’interno di un casolare fatiscente dove viveva con altri braccianti. Vittima, prima di tutto, di un clima di grave discriminazione, Masslo si trovava lì per lavorare alla raccolta del pomodoro, portata avanti da migliaia di migranti in condizioni disumane. Un quarto di secolo dopo, il rapporto Terraingiusta, frutto di undici mesi di intervento in cinque territori particolarmente significativi del Meridione d’Italia, denuncia la drammatica attualità delle condizioni di sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura: lavoro nero o segnato da gravi irregolarità contributive, sottosalario, caporalato, orari eccessivi di lavoro, mancata tutela della sicurezza e della salute, difficoltà nell’accesso alle cure, situazioni abitative ed igienico-sanitarie disastrose. Per undici mesi, da febbraio a dicembre 2014, le unità mobili di Medici per i Diritti Umani (Medu) hanno prestato prima assistenza medica e orientamento socio-sanitario in differenti territori dell’Italia meridionale e centrale. Questo rapporto è dunque il frutto di testimonianze e dati raccolti a partire dalla pratica sanitaria sul terreno. Un’indagine che può rappresentare un valido strumento per la comprensione del fenomeno dello sfruttamento dei braccianti immigrati in alcuni territori significativi del Mezzogiorno d’Italia. In questo senso Terraingiusta vuole essere una fotografia della situazione attuale con le sue criticità più gravi, i tentativi di cambiamento, le poche buone pratiche e le possibili soluzioni. 

 

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