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Debito pubblico. Furlan: “L’illegalità è nemica della crescita e del lavoro”

Pubblicato il 15 Mag, 2017

Firenze, 15 maggio 2017 –  “La crescita ha bisogno di legalità, ci sono troppe infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. Questo blocca le opere e dà instabilità alle scelte di crescita del Paese”. Commenta così la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan a margine del Congresso della Cisl Toscana, in corso a Firenze, i dati diffusi da Bankitalia sul debito delle amministrazioni pubbliche pari a 2.260,3 miliardi, in aumento di 20,1 miliardi rispetto al mese precedente.

Insistendo sul nesso tra criminalita’ e mancato sviluppo la leader della Cisl ha quindi ribadito come l’illegalità sia nemica della crescita e del lavoro. Se cresce il debito pubblico – ha osservato ancora – è evidente che questo Paese abbia bisogno di rilanciare la crescita dell’economia reale. Sentiamo tanto parlare di reddito di cittadinanza, dove il lavoro e’ di pochi e il sussidio è di molti: noi vogliamo rilanciare un Paese che lavora. Il tema della crescita è complesso, – ha aggiunto – ma è quello che questo Paese deve affrontare. Abbiamo perso il 25% della produzione industriale e abbiamo bisogno d’investimenti sulla crescita. Il Paese deve cambiare profondamente e deve fare delle scelte. Serve una vera politica industriale, sia in Italia che in Europa. Una politica che punti alla crescità  e sia fondata sulla legalità”.

E sollecitando quindi  una svolta nelle politiche di sviluppo, è tornata anche sulla necessità di ridiscutere il fiscal compact  e lo statuto economico europeo. “Speriamo  – ha detto – che l’elezione di Macron in Francia possa dare nuova linfa alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa mettendo da parte le politiche rigoriste e puntando sul lavoro dei giovani e sulla crescita.  Non possiamo parlare sempre di decimali di Pil o contrattare un po’ di flessibilità sui conti pubblici”, ha detto.  “Per avere quelle risorse indispensabili per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di sbloccare gli investimenti pubblici per dare ossigeno all’economia europea ed alla nostra economia in particolare. I posti di lavoro si creano non con le norme ma investendo sugli strumenti strategici per la crescita, come le infrastrutture, l’innovazione, la ricerca, la formazione, le politiche attive del lavoro, l’alternanza scuola-lavoro. Tutte quelle cose che da vent’anni hanno visto una forte carenza ed una latitanza nel nostro paese. Esattamente il contrario di quello che hanno fatto paesi come la Germania o gli Stati Uniti. Cambiare l’Europa significa riaffermare che investire sugli strumenti della crescita non è un allargamento del debito ma investire sul futuro”.

“Pace ed equilibrio nel mondo non possono fare a meno dell’Europa – ha poi concluso ribadendo che “un continente disunito, preda di nazionalismo, populismo e xenofobia non potrà esercitare quel ruolo di garanzia della pace e di equilibrio esercitato negli ultimi sessanta anni”.

 

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