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Famiglia. Sbarra: “Assegno unico, passo importante ma ora serve confronto per progressività, equità, universalità misura”

Pubblicato il 6 Mag, 2021

“La famiglia è sempre stata al centro dell’azione della Cisl. Non solo per il suo fondamentale ruolo sociale e perché costituisce fonte di vita e di sostegno delle future generazioni. Ma anche perché, purtroppo, è su di essa che cade gran parte del peso di ritardi e lacune del nostro sistema di welfare”. Così il Segretario generale, Luigi Sbarra concludendo i lavori del webinar sulla famiglia “Una proposta Cisl per l’assegno unico e universale a sostegno dei figli a carico” al quale hanno partecipato oltre Sbarra ed i Segretari confederali Cisl Andrea Cuccello e Giulio Romani, la Ministra della famiglia, Elena Bonetti, il deputato Stefano Lepri, la senatrice Nunzia Catalfo, il Presidente del Forum delle famiglie, Gigi De Palo, la sociologa Chiara Saraceno, Alberto Zanardi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, oltre a Massimo Baldini, Giovanni Gallo e Lorenzo Lusignoli, che hanno curato gli aspetti tecnici della proposta.

“Il famiy Act costituisce un’importante innovazione rispetto al passato” ha detto Sbarra osservando che “finalmente i provvedimenti a favore della famiglia non vengono più proposti in forma parcellizzata e temporanea, ma rientrano in un più grande progetto di potenziamento di risorse e servizi, che deve tenere dentro risorse per il sistema educativo, riforma dei congedi parentali paritari per tutti, armonizzazione dei tempi vita-lavoro, investimenti nel lavoro femminile, sostegno alle giovani coppie”, ha sottolineato Sbarra. “All’interno di questo progetto, l’Assegno Unico e Universale per i figli è certo un passo importante. Anche culturale. I figli non possono più essere considerati un costo privato. Piuttosto devono essere visti come un bene comune, riconosciuto dalla collettività, che quindi si assume l’impegno di sostenerli. Avevamo proposto uno strumento simile già quattordici anni fa, durante la trattativa per la riforma dell’Irpef, per poi aggiornare nel tempo la nostra proposta trovando convergenze sui principi di fondo anche con Cgil e Uil. Finalmente ci siamo e non possiamo che esserne soddisfatti. Pensiamo, ora, che sia però fondamentale passare attraverso un processo concertativo con le parti sociali, perché occorre che lo strumento sia creato nel modo più attento rispetto ai principi, indicati nella delega, che condividiamo pienamente: progressività, equità, universalità e semplicità su tutti. Occorre anche che si tenga adeguatamente conto di coloro che già oggi ricevono un sostegno per i figli, evitando di penalizzarli”. Per il leader Cisl l’estensione della misura ad autonomi e incapienti è giusta, ma non c’è alcun bisogno che sia effettuata a scapito dei lavoratori dipendenti.
Con la proposta che abbiamo presentato oggi, mostriamo come l’Assegno Unico e Universale possa essere disegnato favorendo in maggior misura le famiglie che si trovano nelle classi di reddito basse e medie concedendo al tempo stesso vantaggi anche verso l’alto, nella convinzione che una parziale universalità della prestazione possa essere importante proprio per rilanciare la natalità. Attenzione ad usare l’intero Isee per selezionare i beneficiari, perché potrebbe generare comportamenti poco parsimoniosi da parte delle famiglie minandone la solidità, meglio prendere la sola parte reddituale (ISR). Vorremmo confrontarci su queste proposte senza pregiudizi, mantenendo come sempre un atteggiamento favorevole alla mediazione, ma fermo nella difesa di coloro che rappresentiamo”.
Sbarra ha aggiunto che “la riforma fiscale debba essere costruita in maniera organica con l’Assegno Unico, compensandone eventuali storture e garantendo un’equa soluzione del suo finanziamento, attraverso l’estensione della piccola quota contributiva anche sui lavoratori autonomi, come suggeriamo, o alternativamente fiscalizzandola a favore delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, sulle quali è oggi applicata”. Per quanto riguarda la questione dei tempi dell’attuazione dell’assegno unico, il leader Cisl pensa che “la soluzione transitoria migliore e politicamente più accettabile, sia quella di ripartire equamente le risorse di quest’anno su tutti i minori, fornendo alle famiglie un primo aiuto in questo periodo pandemico, e iniziando a costruire quella base universale del sostegno sulla quale incardinare l’intera misura a partire dal prossimo gennaio. Altrimenti, piuttosto che dar corso a soluzioni inique e poco organiche col disegno della misura a regime, proponiamo lo slittamento dell’avvio a settembre 2021, cosa che tra l’altro permetterebbe di intraprendere un più attento percorso concertativo”.
Per la Cisl è necessaria anche una Legge quadro nazionale per la non autosufficienza che aumenti in modo significativo le risorse e assicuri in ogni parte del Paese prestazioni, sostegni e servizi adeguati e uniformi, riducendo le attuali disuguaglianze tra le Regioni e anche al loro interno. È fondamentale che le politiche sociali e per la famiglia vengano considerate una parte centrale delle politiche dello sviluppo” ha detto Sbarra concludendo i lavori del webinar. .

Nella proposta che la Cisl ha elaborato si parla dunque di “un assegno minimo uguale per tutti di 800 euro a figlio (circa 67 euro al mese) ed una quota legata al reddito che può aumentare la dote fino a 1.600 euro l’anno in più (133 euro al mese) , per arrivare ad un massimo di 2400 euro a figlio (200 mensili) per il 20% delle famiglie con i redditi più bassi”. L’elaborazione del sindacato di Via Po è contenuta in una Rapporto che si articola in due opzioni principali e risponde pienamente ai principi indicati nella normativa nonché al vincolo di bilancio, con un costo tra i 20 ed i 21 miliardi di euro”.

“Per garantire l’universalità della prestazione, nella opzione principale (AUUF1) ad ogni famiglia si fornisce un sostegno annuale di base per ogni figlio minore pari a 800€, al quale si aggiunge una componente, che al massimo raggiunge i 1.600€ annui a figlio, che varia in virtù della condizione economica della famiglia. Per misurare quest’ultima non viene usato l’intero ISEE, che presenta il difetto di contemplare un rilevante peso del patrimonio (con diversi problemi di quantificazione), che mal si addice a selezionare una prestazione che avrebbe una durata pari almeno 18 anni, poiché distorcerebbe la scelta di allocazione intertemporale del reddito a favore del consumo e a danno del risparmio o investimento proprio per le famiglie che si trovano nelle classi reddituali medie e basse, ovvero laddove un comportamento più parsimonioso andrebbe incoraggiato.
Si prende solo la componente reddituale (ISR) dell’ISEE che, oltre ad essere più vicina agli indici oggi utilizzati per le principali prestazioni assorbite, ha il vantaggio di fornire una misura onnicomprensiva della situazione reddituale familiare, che tiene conto di alcune spese rilevanti attraverso specifiche detrazioni (ad es. sul canone di locazione) La componente variabile dell’AUUF1 comincia a ridursi linearmente, all’aumentare dell’ISR dai 16.000 euro fino ad azzerarsi per le famiglie con un ISR superiore ad 80.000 euro.
L’importo massimo dell’assegno per figlio, pari a 2.400€ annui, secondo le stime del Rapporto riguarderà il 20% delle famiglie interessate, quelle con redditi più bassi mentre al 10% delle famiglie con redditi più elevati sarà devoluto un assegno d’importo minimo pari a 800€ annui; la restante parte (il 70%) riceverà un importo dell’AUUF1 tra questi due estremo (800€ e 2.400€) in base alla propria situazione reddituale.
Sono previste maggiorazioni annue per le famiglie numerose (+800€ per ogni figlio oltre il secondo), per i figli disabili (dal +30% al +50%) e per le famiglie con madri al di sotto dei 21 anni (+1.000€). Per i figli maggiorenni con un’età inferiore a 21 anni, che rispondono ai requisiti definiti nella Legge delega, l’importo dell’assegno è dimezzato.
Nella seconda ipotesi di assegno (AUUF2) viene concessa una maggiorazione della parte variabile per il secondo coniuge lavoratore (+500€ annui), per ridurre l’eventuale disincentivo. al lavoro, compensata da un sostegno minore per coloro che oggi non ricevono alcuna prestazione”. (…vai alla sintesi del Rapporto)

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