“Il 25 novembre richiama ogni anno alla responsabilità di guardare una verità senza veli: la violenza contro le donne continua a essere una ferita aperta nel corpo sociale del Paese”. E’ quanto sottolinea oggi in un intervento sul quotidiano ‘Il Messaggero’ la Segretaria Generale della Cisl Daniela Fumarola.
“Gli ultimi dati EURES confermano la gravità del fenomeno: 85 donne uccise nei primi dieci mesi del 2025, una ogni tre giorni o poco più. L’incidenza sugli assassinii resta altissima: più di un omicidio su tre riguarda aspetti riconducibili a questioni di genere. La violenza continua a consumarsi soprattutto nell’ambito della famiglia e della coppia, che rappresentano il contesto più a rischio nel 92,9% dei casi- aggiunge la leader Cisl- Ben 56 donne sono state uccise dal partner o ex partner. Nel 30,9% dei femminicidi la vittima aveva già subìto maltrattamenti, e nel 25% minacce. Di fronte a tutto questo, dobbiamo tornare a un concetto decisivo: l’autonomia economica è la prima forma di protezione. Un lavoro stabile, dignitoso, ben retribuito permette alle donne di essere libere di scegliere e di interrompere relazioni violente. Ma l’Italia resta lontana dagli standard europei: occupazione femminile intorno al 52%, forte precarietà, carichi di cura sbilanciati”, sottolinea Fumarola.
“Dove il lavoro manca, la libertà arretra, e anche i luoghi di lavoro non sono sempre sicuri. Troppe donne subiscono molestie, ricatti, discriminazioni. Per questo, oltre alla repressione, la contrattazione è un pilastro imprescindibile: introduce codici di comportamento vincolanti, strumenti di prevenzione, tutele per chi denuncia, sostegni psicologici e sociali, percorsi di formazione per delegati e dirigenti. Ogni accordo che migliora le condizioni delle lavoratrici è un passo avanti concreto contro la violenza”, sostiene Fumarola. “Le articolazioni culturali, economiche e sociali del fenomeno richiedono una grande alleanza sociale. La risposta deve unire istituzioni, sindacati, imprese, centri antiviolenza, servizi territoriali, parrocchie, reti civiche. Una trama ampia che ascolta, sostiene, accompagna. Un Paese più coeso è un Paese più sicuro per le donne.
Fondamentale è il contributo delle comunità educanti: la scuola, la famiglia, gli oratori, lo sport. È lì che si formano sguardi e parole. La violenza cresce nelle disuguaglianze, negli stereotipi che confinano le donne in ruoli rigidi, nella normalizzazione di modelli distorti. Educare al rispetto e alla parità è il primo antidoto. Serve strutturare percorsi di educazione affettiva e civile che aiutino i ragazzi a riconoscere la violenza e a rifiutarla. Anche i media hanno un ruolo decisivo. Bisogna usare un linguaggio che non oggettifichi e sessualizzi il corpo femminile, che non banalizzi la violenza. Serve un impegno comune, quotidiano, strutturale. Una donna è davvero libera quando può lavorare, scegliere, partecipare alle scelte della propria azienda e della propria comunità. E un Paese che include nel lavoro e rende protagoniste le donne è anche un Paese che crede di più. Questa è la strada che dobbiamo percorrere. Non per lavare le coscienze una volta l’anno, ma per costruire davvero, insieme, una società più giusta”, conclude la segretaria generale della Cisl
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Fumarola: “Serve una grande alleanza sociale. L’autonomia economica è la prima forma di protezione”

Pubblicato il 25 Nov, 2025
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