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I sessant’anni del Cnel. Furlan: “Un luogo di confronto e di partecipazione dei corpi sociali alla vita democratica che va salvaguardato”

Pubblicato il 12 Mar, 2019

Roma, 12 Marzo 2019 – “Oggi c’è bisogno di partecipazione, confronto, coesione. Il Paese sta andando male, la produzione industriale cala, i conti pubblici peggiorano, noi vogliamo partecipare insieme agli altri per cambiare questa strada: se ne può fare un’altra sostenendo l’economia e il lavoro del Paese”. Così la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, intervenuta stamani alla Tavola rotonda organizzata per i 60 anni del Cnel.
“Il Cnel è partecipazione, lo vuole fortemente la nostra Costituzione ed è importante anche come punto di confronto, di sintesi e di proposta” ha sottolineato la leader della Cisl. “La partecipazione così cara alla Costituzione diventa elemento fondamentale del sistema democratico e la contrattazione è perno della democrazia rappresentativa e partecipativa” ha aggiunto ponendo l’accento sul ruolo ed il valore delle parti sociali e della rappresentanza, “ruolo – ha tenuto a sottolineare – riconosciuto dalla Costituzione”.
“Abbiamo fatto un accordo preciso sulla rappresentanza. Per i ritardi ingiustificati della parte pubblica, a cominciare dal ministero del Lavoro, e non solo l’attuale” ha ricordato Furlan chiedendosi come mai non si abbiano ancora i risultati.
“Se abbandoniamo in questo paese la scelta di una rappresentanza sociale- ha detto – cambiamo il modello istituzionale, sociale ed economico. Riconoscere i corpi intermedi è democrazia partecipativa. La democrazia diretta, attraverso le piattaforme, non è quella democrazia partecipativa a cui fa riferimento la Carta costituzionale”.
Si è poi soffermata sull’ipotesi di introdurre in Italia un salario minimo orario stabilito per legge, tema, tra gli altri, sul quale proprio stamani Cgil, Cisl e Uil, auditi in Commissione Lavoro al Senato, hanno espresso il loro no perché genererebbe “un rischio gravissimo e dannosissimo per il diritto ad una retribuzione e ad un trattamento dignitoso e migliorativo per i lavoratori”
“Il 90% dei lavoratori e delle lavoratrici nel nostro Paese  è coperto dalla contrattazione nazionale. Vedremo quale sarà la proposta” ha detto osservando che il tema semmai è come allargare la contrattazione nazionale, che già fissa i minimi contrattuali, “a quel 10% che ne è escluso”. E ha precisato: “Il salario minimo ha una visione diversa rispetto al valore della contrattazione e non riconosce nei corpi sociali i soggetti. È evidente che la rappresentanza sociale che si esercita attraverso la contrattazione è diversa dal salario minimo che si esercita per legge”. Quanto alla necessità di “diminuire il numero dei contratti : “non c’è alcun dubbio perché abbiamo anche dei contratti pirateschi”- ha concluso.

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