
“Erano riformatori che partivano dal dialogo, intellettuali liberi che volevano cambiare in senso positivo un impianto economico e sociale che non rispondeva più alle esigenze di qualità e competitività”, sostiene la leader della Cisl.
“Biagi e Tarantelli volevano contribuire a cambiare il modello economico e produttivo nella convinzione che bisognasse dare una opportunità di lavoro a tutti, puntando sulle competenze, su una migliore formazione e qualificazione professionale, su un giusto equilibrio tra sviluppo industriale, difesa dell’ambiente, utilizzo intelligente delle nuove tecnologie”.
Per Furlan è stata questa la sfida del “patto della fabbrica” siglato dai sindacati con Confindustria per modernizzare il sistema produttivo italiano. “Un accordo davvero innovativo che è figlio,ed anzi attualizza molte delle idee di Biagi e Tarantelli perché mira a coinvolgere di più chi lavora nelle aziende, punta sullo sviluppo della contrattazione aziendale e territoriale, apre la strada verso un sistema di relazioni industriali moderne, partecipative e soprattutto, stabili attraverso la prevista misurazione della rappresentanza di imprese e sindacati”. Secondo la leader della Cisl “la politica dovrebbe valorizzare la via autonoma e responsabile di riformismo e di “autogoverno” tracciata dai corpi intermedi. La funzione delle parti sociali è fondamentale per il governo delle società complesse, indispensabile per favorire la coesione sociale, ridurre le diseguaglianze, sostenere gli investimenti”.
Lavoro. “Il Patto Confindustria-sindacati attualizza il pensiero di Biagi e Tarantelli. La politica valorizzi la via autonoma e di autogoverno dei corpi intermedi”



