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Manovra. Attivi unitari Cgil, Cisl, Uil. Furlan: “Ora il Governo rispetti la parola. Confronto con il sindacato o iniziativa nazionale”

Attivi Unitari Milano bannerRoma, 19 dicembre 2018 – “Abbiamo incontrato nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio Conte che ci ha promesso l’apertura di un confronto con il sindacato sui temi della crescita, del fisco, delle pensioni e della riforma della pubblica amministrazione. Abbiamo mandato anche un piccolo promemoria al premier. Le risposte devono arrivare. Noi siamo fiduciosi sull’apertura di questo confronto. Se questi incontri non ci saranno, crediamo che sia arrivato il momento di una grande iniziativa nazionale per far sentire la voce di tredici milioni di uomini e donne che continuano ad affidare il loro mandato e la loro rappresentanza a Cgil, Cisl, Uil. Noi speriamo che non sia necessario e che il premier Conte rispetti l’impegno che ha preso con noi”.  Così la Segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, concludendo a Milano l’attivo di Cgil, Cisl e Uil  sullla manovra economica del Governo svoltosi contemporaneamente agli attivi di Roma e Napoli dove sono intervenuti per la Cisl rispettivamente Ignazio Ganga e Luigi Sbarra. Gli attivi unitari nazionali sono stati organizzati dalle tre confederazioni dopo l’incontro con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso del quale i segretari generali Camusso, Furlan e Barbagallo hanno illustrato le priorità del sindacato per la legge di bilancio 2019 contenute nella Piattaforma unitaria.

http://www.youtube.com/watch?v=jc1gaNiyNRw

“Abbiamo scelto un percorso più lungo che ci permettesse di coinvolgere il nostro popolo, rispetto ad obiettivi seri ed importanti. Abbiamo fatto 142 attivi territoriali ma anche tante assemblee nei luoghi di lavoro” ha spiegato la leader della Cisl. “Nella manovra la grande assente è la crescita e di conseguenza il lavoro che si crea puntando sugli investimenti ed in primo luogo sulle infrastrutture” ha detto ricordando che “ci sono 130 miliardi di euro pronti e da spendere per grandi e medie opere pubbliche, indispensabili in un paese che ha bisogno di collegare nord e sud e tutto il paese all’Europa. Vogliamo una crescita di qualità che punti sulla formazione, l’innovazione, la ricerca. Dimezzare le ore di alternanza scuola lavoro o bloccare gli investimenti in formazione di impresa 4 punto zero è un errore. Quando si parla di riforma fiscale, dobbiamo guardare primo di tutto ai lavoratori ed ai pensionati. La flat-tax non va in questa direzione.

http://www.youtube.com/watch?v=vIbi7h5_f0U

Abbiamo chiesto – ha aggiunto – un confronto vero sulla riforma del fisco. Noi abbiamo quasi il 90% dell’erario italiano sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati. Quindi quando si parla di riforma dobbiamo guardare a loro e su come rendere piú pesanti le buste paga dei lavoratori e dei pensionati. Quindi chiediamo di dare risposte ai lavoratori e pensionati senza trascurare le aziende che assumono e non delocalizzano magari dopo aver preso i sussidi di stato. La flat-tax non va in questa direzione perché non ha progressività e non dà risposte. Quota 100 è un canale in più di uscita ed una buona base di discussione. Ma in manovra ancora una volta si vuole far cassa con la penalizzazione dei pensionati. Il blocco della rivalutazione delle pensioni non è assolutamente condivisibile. Dire che oltre 1.500 euro lordi vengono nuovamente bloccate le pensioni significa toccare il reddito di tanti anziani nel Paese”, ha concluso la Segretaria generale Cisl.

Al Governo “chiediamo di mettere in chiaro la visione che intende dare al Mezzogiorno e al Paese” ha detto Luigi Sbarra, introducendo i lavori degli Attivi unitari nazionali a Napoli. “Questa nostra unità è un’opportunità formidabile per aprire uno spazio di cooperazione vera e responsabile, che tenga insieme tutti, uomini e donne del lavoro, pensionati e pensionate, il Sud e il Nord e ci faccia entrare in una stagione partecipata di crescita che non lasci indietro nessuno”. “Il riscatto delle aree sottoutilizzate del Sud  – ha proseguito Sbarra – rappresenta la più rilevante sfida per la crescita nazionale, eppure il Mezzogiorno resta la più grande occasione persa di questa Finanziaria” . Il sindacato confederale chiede un radicale cambio di marcia in Legge di Bilancio sul fronte della coesione: dobbiamo investire sul protagonismo del Mezzogiorno, dei suoi lavoratori e pensionati, dei suoi giovani, delle sue donne, sostenere una ripresa produttiva che lo trasformi in motore trainante del Paese. Qui con noi c’è l’Italia che non va avanti a colpi di tweet – ha sottolineato – l’Italia di chi produce, dei giovani che emigrano e dei pensionati che faticano ad arrivare alla quarta settimana. Insieme a tutti loro diciamo che questa Manovra non ci piace, che mortifica il Mezzogiorno. E’ il lavoro la grande priorità del Sud e del Paese, ma è anche il grande assente in questa Legge di Bilancio, non si può ridurre la sfida dello sviluppo al ‘refrain’ del Reddito di Cittadinanza”.

Per Sbarra, “in Senato occorre una profonda riscrittura della Legge di Bilancio a partire dal lavoro, che va difeso ed esteso anzitutto con il volano degli investimenti pubblici. Si tratta di sbloccare 27 miliardi già stanziati su opere strategiche per collegare il Sud al Nord e il Paese all’Europa, ma anche di dare luogo alla manutenzione e all’ammodernamento delle reti esistenti e a quei piccoli cantieri così importanti per le aree interne del meridione”. In particolare per il Mezzogiorno si tratta anche “di dare sbocco a un grande piano nazionale di messa in sicurezza, riqualificazione e risanamento idrogeologico”. Servono “più forti politiche industriali specifiche per il Sud, con leve che stimolino occupazione e ricerca nelle aziende più piccole”. Cgil, Cisl e Uil chiedono anche “garanzie sulla continuità degli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori con posizione in scadenza” Bisogna “qualificare le risorse e orientarle su scuola e formazione, su una redistribuzione fiscale che alleggerisca i redditi medio-bassi e provvedimenti che diano sostegno alla famiglia e alle aree di non autosufficienza”.
Fondamentale “il ripristino e il potenziamento delle risorse per l’alternanza scuola-lavoro, mentre nella Pubblica Amministrazione sono tre le parole d’ordine: “assunzioni, digitalizzazione e contrattazione”. Quanto alla riforma previdenziale, “Quota 100 è finora poco più di uno slogan che vogliamo approfondire con un confronto che affronti due questioni: la pensione di garanzia per i giovani e seri incentivi per le donne che, specialmente al Sud , difficilmente arrivano a 38 anni di anzianità contributiva”.

“Quota 100 è sicuramente una buona base di partenza ma bisogna risolvere il problema delle donne, che come sappiamo tutti che farebbero fatica a conseguire la previsione dei 38 anni di contributi ed il tema della pensione di garanzia per i giovani”. Lo ha sottolineato il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga aprendo a Roma gli attivi unitari di Cgil Cisl Uil.  “Abbiamo chiarito al Premier Conte che il discorso sulle pensioni non può e non deve limitarsi a “quota 100” ma il Governo deve aprire ora con le parti sociali un confronto su tutti gli altri temi che abbiamo elencato nella piattaforma unitaria: la “pensione contributiva di garanzia per i giovani”; il riconoscimento della differenza dei lavori ai fini pensionistici; il pieno riconoscimento a fini pensionistici del lavoro di cura; la possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età; il blocco del meccanismo automatico per l’aspettativa di vita; lo sviluppo della previdenza complementare; la soluzione definitiva dei problemi dei lavoratori “esodati” per i quali occorre la nona salvaguardia; la parità di trattamento tra dipendenti pubblici e privati rispetto ai tempi di pagamento del TFS e TFR; la separazione tra previdenza e assistenza. Sembra ad oggi certo che entranno in legge di bilancio la proroga dell’Ape sociale e di opzione donna, come noi avevamo richiesto con forza.?Questo e’ positivo ma ribadiamo, questo non basta. E non va assolutamente bene che per l’ennesima volta di parli di contenere (cioè ridurre) la perequazione delle pensioni anche di importo medio (1.500 euro lordi al mese). Per noi è infatti fondamentale che venga ripristinato a partire dal 2019 il regime di perequazione stabilito dalla legge 388/2000 come previsto dagli accordi con il precedente Governo. In tal senso consideriamo inaccettabili le voci su di una nuova limitazione della perequazione. Aspetto rispetto al quale abbiamo dato un segnale esplicito al Governo dichiarando fin d’ora la nostra volontà di non voler recedere su tematiche che incidono nella vita dei lavoratori, delle lavoratrici e dei pensionati”.

 

Le proposte di Cgil, Cisl, Uil contenute nella piattaforma unitaria

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