“Le anticipazioni rese dal Governo in conferenza stampa ci hanno portato a esprimere un giudizio complessivamente positivo sulla Manovra. Non mancano misure importanti, che recepiscono richieste Cisl, ma alla luce dei contenuti del testo finale e ‘bollinato’ dalla Ragioneria di Stato, dobbiamo rilevare anche diversi fronti di forte criticità, a partire dal fatto che non si rifinanzi già nel testo governativo il fondo per la Legge 76 sulla partecipazione. Una scelta preoccupante. Non la sola”. Lo dichiara la Segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola conversando con l’Agi, a margine del Global Welfare Summit, esprimendo forte preoccupazione per alcuni elementi emersi nel testo definitivo del Ddl Bilancio. “L’operazione di sgravio sugli adeguamenti nel Ccnl, per esempio, – ha osservato – non solo esclude nei fatti intere categorie come metalmeccanici e commercio, ma nell’omettere il riferimento ai contratti comparativamente più rappresentativi apre ad accordi siglati da pseudo-sindacati senza alcuna rappresentanza”.
“Mancano risorse sulla Scuola, – prosegue Fumarola – un chiaro segnale sulle dotazioni necessarie per rinnovare il contratto Istruzione e Ricerca e per rilanciare la contrattazione decentrata nella Pa. Non c’e’ nulla o quasi sul fronte pensionistico, dove chiediamo uno sforzo maggiore almeno sulle pensioni minime e su Opzione Donna. Sono temi da affrontare immediatamente nelle dinamiche parlamentari, e su cui ci aspettiamo affidamenti forti da parte delle forze politiche“.
Per questo, sottolinea ancora Fumarola, nelle prossime ore “la Cisl chiederà formalmente di incontrare i gruppi parlamentari del Senato, dove sarà incardinato il ddl. Siamo consapevoli delle limitate risorse, ed e’ evidente che I problemi del Paese non si risolvono con una Manovra, peraltro alleggerita dai vincoli del Patto di Stabilita’ Ue. Ma proprio i margini limitati di azione devono convincere Governo e maggioranza a convergere e concentrare l’intervento su nodi giusti, condivisi dalle forze sociali riformiste, capaci di legare incrementi delle retribuzioni, maggiore crescita e produttività e coesione sociale. Su questa impostazione e su questi contenuti – conclude – ci aspettiamo risposte concrete”.
E intervenendo al Global Welfare Summit, in corso a Roma, la leader della Cisl si è poi espressa sula salario minimo legale e sulla necessità di rimettere al centro la cultura della contrattazione tornando a toccare il tema della partecipazione: ”In Italia la copertura dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative raggiunge circa il 90-95%. È per questo motivo che, come abbiamo più volte ribadito, riteniamo non necessario introdurre un salario minimo legale: esiste già una rete contrattuale ampia ed efficace. La priorità, piuttosto, è riportare all’interno di questa copertura le categorie che oggi ne restano escluse, rafforzando così il ruolo della contrattazione collettiva”.
”Rimettere al centro la cultura della contrattazione – ha proseguito Fumarola – significa riconoscere pienamente il valore dei corpi intermedi e delle organizzazioni sindacali e professionali. In questa direzione, è fondamentale proseguire il lavoro avviato dal Cnel, volto alla riorganizzazione dei contratti e, soprattutto, alla loro valutazione nel merito. Dei circa mille contratti depositati, solo 250 possono essere considerati di qualità, sottoscritti da soggetti realmente rappresentativi. Il resto rappresenta una forma di dumping contrattuale che danneggia sia i lavoratori che le imprese. E’ necessario rinnovare tutti i contratti pubblici e privati, che contengono tutele e diritti fondamentali per la crescita della produttività e dei salari”
“Abbiamo potuto verificare che, laddove la partecipazione si è realizzata, ha generato maggiore produttività, ma anche una più forte consapevolezza collettiva. Aumentare la produttività significa salari più alti, più attenzione alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, È cresciuta anche la capacità di contrattare forme di welfare più vicine alle esigenze delle persone. La partecipazione, laddove si è realizzata, ha inoltre meglio qualificato lavoratori ed imprese. Ecco perché bisogna puntare con decisione su una contrattazione di secondo livello flessibile, partecipata e di qualità, costruendo insieme il futuro del lavoro”.
”Oggi il nostro Paese non ha un problema di quantità di lavoro: gli occupati hanno raggiunto livelli mai registrati nella storia repubblicana. Il vero nodo è la qualità del lavoro, che significa applicazione corretta dei contratti riconosciuti, ma anche investimenti in formazione e competenze. Innovazione e formazione devono camminare insieme: formare i lavoratori alle nuove tecnologie, anche all’intelligenza artificiale, significa renderli protagonisti dei processi produttivi e promuovere anche la partecipazione. La produttività non cresce per decreto: cresce se si investe nelle persone, se si rafforzano le competenze dei lavoratori e delle lavoratrici, consentendo alle imprese di innovare e competere”.