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Manovra. Sbarra alla manifestazione Cgil Cisl Uil Piemonte: “Il Paese riparte solo con l’intesa e la partecipazione del mondo del lavoro”

Pubblicato il 27 Nov, 2021

“Le prossime settimane saranno un banco di prova decisivo per capire se il Governo vuole davvero intraprendere la via giusta. La via di un nuovo e diverso modello di sviluppo. Sostenuto e sostenibile. Con al centro il lavoro e la persona”. È quanto ha sottolineato oggi a Torino il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, concludendo a Piazza Castello la manifestazione regionale di Cgil, Cisl,Uil per sollecitare modifiche alle legge di bilancio.
Il Paese riparte solo insieme ai lavoratori. Non contro. Ricostruzione e crescita arriveranno solo con l’intesa e la partecipazione del mondo del lavoro. Equità e giustizia, sviluppo e coesione, sono obiettivi troppo grandi ed irrinunciabili per poter fare diversamente”, ha scandito Sbarra nel suo comizio finale.
“Quello che serve, quello che pretendiamo, è la volontà politica. A partire proprio dalla Legge di Bilancio. L’inizio non è stato buono. Molte ombre, poche luci. Questo è successo perché durante la “preparazione” è mancato l’elemento decisivo: il dialogo sociale.
L’incontro della scorsa settimana in questo senso è stato importante. Abbiamo ottenuto l’impegno ad aprire un Tavolo di confronto concreto sia sulle Pensioni sia sul Fisco.
Una prima fondamentale conquista della nostra mobilitazione. Dopodiché, alla fine della partita, manca ancora molto. Bisogna convocare subito i tavoli e dare contenuti al confronto. E su una cosa possono star certi: valuteremo l’albero dai frutti– ha aggiunto il leader Cisl- frutti che dovranno dare risposte alle sacrosante esigenze dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani, delle donne di questo Paese che hanno pagato il prezzo più alto alla crisi e sui quali non può essere caricato nulla nella fase di ripresa. Al contrario, è dai loro bisogni che occorre ripartire, da un sistema pensionistico più equo, sostenibile, flessibile, innanzitutto.  “Quota 102” serve a poco o nulla e serve solo a mascherare il ritorno alla Legge Fornero, alle sue rigidità algebriche, alla freddezza di chi sembra non capire che dietro ai numeri ci sono la stanchezza ed i diritti di donne e uomini che hanno lavorato per tutta la vita. Di chi non si rende conto che ogni lavoro ha le sue specificità, che ci sono quelli particolarmente gravosi che ad una certa età diventano ancora più pericolosi.

La platea di questi lavori va subito allargata. Così come subito va migliorata Opzione donna, va resa strutturale l’Ape sociale, va sostenuta la previdenza complementare, vanno introdotte pensioni di garanzia per giovani e donne, vanno estese le quattordicesime e va consolidato il finanziamento sulla non autosufficienza. Sul tavolo metteremo la riforma organica del sistema pensioni che vogliamo inclusivo, con la giusta flessibilità, con il riconoscimento della libertà di uscire prima ed in modo dignitoso dal circuito produttivo. La nostra richiesta è molto semplice: 62 anni di età o 41 di contributi devono bastare in ogni caso per andare in pensione E a chi dice che così gli anziani rubano il futuro ai giovani rispondiamo che è vero il contrario: così si favorisce il turnover, si stimola l’ingresso nel mondo del lavoro delle nuove leve e si sostengono le famiglie. Attorno ad una previdenza riformata si può e si deve stringere un patto tra generazioni, un’Alleanza tra genitori e figli che riunisca il Paese e sostenga le famiglie. Per questo diciamo anche che va migliorato l’assegno universale, che nelle attuali condizioni rischia di penalizzare i nuclei più fragili. La clausola di salvaguardia per le fasce deboli non può durare solo un anno: va confermata in modo permanente. La famiglia si sostiene così.

E così si sostiene il Paese che non può continuare a penalizzare, dal punto di vista del carico fiscale, i “soliti noti”: lavoratori e pensionati: sono loro, i ceti medi e popolari, che contribuiscono per l’85 per cento alle entrate dell’erario”, ha sottolineato Sbarra.
“Gli 8 miliardi per il fisco devono essere concentrati sui redditi da lavoro e pensione. Devono abbattere il cuneo fiscale e le prime aliquote Irpef. L’inflazione sale e si abbatte sui ceti più deboli. Serve subito una nuova politica dei redditi e delle tariffe. È una questione di equità e giustizia, ma anche una stringente priorità economica, perche’ dopo un periodo così duro bisogna rilanciare i consumi e la produzione delle aziende che guardano soprattutto al mercato interno. Abbiamo bisogno urgente di rafforzare le protezioni sociali, anche con una riforma che renda universali gli ammortizzatori e solide le politiche attive. I 4,5 miliardi previsti sono una cifra importante, raggiunta anche grazie al nostro impegno. E però non bastano, ne servono almeno altri 2, come ammette lo stesso Governo. Vale anche per la Sanità e il sostegno sociale. Bene i 2 miliardi in più nel Fondo sanitario. Bene l’aumento delle risorse per la non autosufficienza, arrivate a 850 milioni. Un primo traguardo che premia la nostra lotta. Ma per una riforma come si deve c’è bisogno di 1 miliardo e 200 milioni.
Complessivamente, serve un “salto” politico e culturale, per assimilare il concetto che le politiche sociali e di welfare sono un grande investimento. E garantire  prestazioni e servizi degni di questo nome su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud”, ha proseguito il leader Cisl. “Anche sulla scuola la manovra è debole e dovrà essere cambiata.  Poche risorse per valorizzare chi fa vivere ogni giorno le nostre comunità educanti: si sblocchi il contratto, si adeguino gli stipendi, si proceda a stabilizzazioni del personale precario e a nuove assunzioni nel mondo dell’istruzione e in generale nel pubblico impiego. L’educazione, la formazione, la conoscenza, il “capitale umano”, sono una chiave decisiva. Per tutto questo, il PNRR deve significare due cose su tutte: investimenti e lavoro, sbloccando capitali pubblici e incentivando quelli privati, per politiche di sviluppo e di riscatto delle zone deboli, ricerca, innovazione, infrastrutture che uniscano Nord e Sud del Paese e il Paese all’Europa, politiche industriali di rilancio dei nostri asset strategici: siderurgia, chimica, tessile, elettronica e informatica, agroalimentare, artigianato, turismo. E automotive, ovviamente. Parliamo della spina dorsale della nostra industria. Di un settore che dà lavoro a 1 milione e 250 mila persone e rappresenta il 20% del nostro Pil. La conversione all’elettrico è una sfida epocale che va gestita. La transizione ecologica può e deve essere socialmente sostenibile. Si inizi con il creare un Fondo per la transizione del settore che aiuti i lavoratori e sostenga le imprese. Le risorse ci sono. Nel complesso abbiamo a disposizione, da qui ai prossimi sei anni, oltre 500 miliardi di euro. Non un euro, nemmeno uno, deve essere sprecato. Ecco perché diciamo che serve una governance partecipata, per assicurare qualità di spesa, certezza dei tempi e legalità, buona occupazione aggiuntiva”, ha continuato Sbarra. “Buona occupazione, sì. Perché precarietà e frammentarietà aumentano le disuguaglianze. E allora diventa “dovere inderogabile delle istituzioni, a ogni livello, combattere la marginalità dovuta al non lavoro, al lavoro mal retribuito, al lavoro nero, alle forme illegali di reclutamento che sfociano in sfruttamento, quando non addirittura in schiavitù contemporanee inammissibili”.
Sono parole del Presidente Mattarella.
Ascoltassero questo richiamo, le forze politiche, invece di esercitarsi al “Toto Quirinale”.’ Ha ragione il Capo dello Stato: “sarà il lavoro, la misura del successo del PNRR”. Creando occupazione stabile e dignitosa. Lavoro ben tutelato, retribuito, contrattualizzato. Soprattutto per giovani e donne. Lavoro sicuro. Non è possibile continuare a registrare due o tre morti al giorno in fabbriche, campi e cantieri. Misure immediate di protezione e prevenzione devono essere una priorità assoluta! Abbiamo l’occasione di voltare pagina, di scriverne una nuova, storica. Il Paese può davvero approdare a un modello di sviluppo nuovo, solidale, produttivo. Il sindacato è determinato ad andare avanti. Con l’efficacia e la saggezza delle sue proposte e la forza della sua mobilitazione, dei milioni di persone che rappresenta. Al Governo l’opportunità e il dovere di raccogliere questa sfida e di mantenere aperta, sempre e senza incertezze, la via del dialogo. Per cambiare, insieme, l’Italia. Per farla tornare a crescere, in modo sostenibile e giusto”, ha concluso Sbarra.

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