22 giugno 2019 – “Il sud e’ dimenticato. Dalla Calabria ogni anno vanno via 300 milioni di euro per i cittadini che si curano in altre regioni. Basterebbe un po’ di lungimiranza per il mezzogiorno”. Cosi’ dal palco di Piazza Duomo, dove si è concluso il corteo partito da Piazza De Nava, la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, presente a Reggio Calabria insieme ai Segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Carmelo Barbagallo, per la grande manifestazione per il Sud “#futuroalLavoro. Ripartiamo dal Sud per unire il paese”. Nella città, protagonista dopo 47 anni di una nuova grande manifestazione sindacale unitaria, sono giunti più di 200 pullman di manifestanti provenienti da diverse regioni del Sud e del Paese.
http://youtu.be/l_O1Ivqu1R4 “Lo avevamo promesso: non ci fermeremo sino a quando non saremo ascoltati e oggi siamo qui per mantenere questa promessa e per dire, ancora una volta, che l’Italia è una e una sola” prosegue Furlan. “Questa di Reggio Calabria oggi è una manifestazione imponente storica. Segna uno spartiacque. Il sindacato unisce il paese. Ce l’abbiamo fatta. Lo dico dal profondo del cuore e dedichiamo questa giornata bellissima al lavoratore caduto sul posto di lavoro a Gioia Tauro. Qui da Reggio Calabria lanciamo al Governo un messaggio unitario: l’Italia è una e una sola e pretendiamo di essere ascoltati. Siamo venuti qui a Reggio – ha aggiunto – perché è un luogo simbolo di un Sud che fatica ma che ha voglia di riscatto. Migliaia e migliaia di donne, di uomini e soprattutto giovani giunti da ogni regione del Mezzogiorno e anche dal resto d’Italia, con la loro presenza, lanciano un messaggio al Governo che non può essere ignorato: l’Italia non esce dalla crisi senza lo sviluppo del Mezzogiorno. Occorre una svolta negli investimenti pubblici e privati. Dobbiamo fermare la fuga dei giovani del sud verso le altre regioni. Vogliamo ribadire chiaro e forte, proprio da qui, che non si può più rinviare un radicale cambio di rotta delle politiche per il Mezzogiorno. I nostri ragazzi, le donne e gli uomini del mezzogiorno, attendono da troppo tempo”
Furlan ricorda che la questione meridionale non è un problema di oggi o degli ultimi tempi ma “è una questione antica che ha accompagnato le vicende dello Stato unitario sin dall’inizio del suo cammino”. “Ma il nostro tempo è oggi!”, incalza la leader della Cisl “E oggi, il Mezzogiorno, invece di essere al centro dell’agenda politica, invece di essere la priorità assoluta, continua ad essere completamente dimenticato. È stato così con la legge di Bilancio. È così con il “decreto crescita”, che dopo settimane e settimane di attesa ha partorito il classico topolino”.
E torna a sottolineare come nel Def ci sia davvero poco per il Sud e da ammissione stessa del Governo “la spinta aggiuntiva all’economia di questo decreto e del cosiddetto ‘Sblocca cantieri’ non andrà, per quest’anno, oltre lo 0,1% del Pil”. La realtà è che “il Mezzogiorno, nell’azione del Governo, continua ad essere il “grande assente”, è un fantasma. Il Governo non indica soluzioni e si appiglia a questioni del momento, mentre le condizioni di vita delle persone peggiorano sia al Sud che nel Nord del Paese, con la stagnazione dell’economia con gli oltre 160 punti di crisi al vaglio del Ministero del Lavoro. Nel Sud aumentano la dispersione scolastica, l’illegalità diffusa, i caporalati, i morti sul lavoro. Questo è il triste primato di una grande parte del Paese ed è su questo che vogliamo impegnare seriamente il Governo per conoscere progetti di sviluppo del Mezzogiorno”
Per Furlan servono soluzioni, serve una strategia di politica industriale “perché ci sono più di 160 grosse vertenze aperte al Mise e molte riguardano il destino di tante famiglie del sud. Non basta minacciare di revocare gli incentivi o convocare i tavoli”
La situazione attuale è grave. “Estremamente grave” sottolinea la leader della Cisl. Se è l’intero Paese a far fatica a riprendersi dalla crisi e dalla recessione, il Sud si trova in una condizione economica e sociale in cui queste difficoltà sono amplificate. “Basta avere occhi e cuore, -sottolinea Furlan- per sentire le tante ferite del Sud fatte di carenza di lavoro e di lavoro povero e sottopagato, di bassa crescita e deindustrializzazione, di disparità di genere, di povertà crescente, di elevata dispersione scolastica”. E poi ancora la piaga del caporalato, una scadente offerta socio-sanitaria, gli infortuni e le morti sul lavoro che al Sud raggiungono le cifre più alte e nel ricordo dei quali è stato osservato, nel corso della Manifestazione, un minuto di silenzio.
Per tutti questi motivi secondo Furlan “occuparsi del Sud non è solamente un dovere, una questione di solidarietà nazionale e di equità. È interesse di tutto il Paese. Come si fa a non capire, che siamo tutti sulla stessa barca? Che comprimere il potere d’acquisto di chi vive qui al Sud comporta una flessione economica pesante anche per il Nord?. L’Italia crescerà davvero solo se crescerà il Sud”.
E’ necessario quindi un progetto serio e di medio periodo per il Mezzogiorno e non interventi spot. Senza un’idea di sviluppo per le regioni del Sud non ci sarà nemmeno una crescita per il Paese e quindi nemmeno un ruolo dell’Italia all’interno dell’Europa. “Sappiamo che avremo bisogno dell’Europa unita, democratica, federale e solidale per reggere la sfida degli anni a venire . Pensare che per ripartire bisogna sganciare i vagoni di coda e’ pura follia. Avanzeremo o arretreremo insieme”.
Per Furlan la soluzione è cambiare strategia, non “quella delle due Italie né quella di continuare a creare debito per gonfiare la spesa corrente, per poi ingaggiare inutili battaglie con l’Europa. Smettiamola di cercare capri espiatori attraverso armi di distrazione di massa. Servono solo a non affrontare i problemi, che continuiamo ad accumulare. Il problema grave rimane quello delle infrastrutture e dei ritardi nella costruzione di ferrovie, strade, servizi sociali e sanitari adeguati, nella banda larga e nelle altre opere pubbliche indispensabili per aprire una reale opportunità di sviluppo, occupazione e progresso”.
Salario minimo, reddito di cittadinanza non servono a far ripartire il lavoro. “Con la contrattazione copriamo l’85% dei lavoratori. Estendiamola e abbassiamo le tasse su lavoro”, suggerisce la leader sindacale. “L’unica percentuale che aumenta è quella dei poveri. I giovani disoccupati del Sud non vogliono un assegno caritatevole, non un sussidio ma un lavoro vero e stabile. Questa è crescita”, aggiunge.
Tantomeno la flat tax “iniqua, perché avvantaggia per definizione chi ha di più. Sbagliata perché per sostenere i consumi bisogna creare lavoro e aumentare i salari”. Il governo, aggiunge Furlan, “pensi a rendere le buste paga e le pensioni più pesanti. La flat tax penalizzerebbe anche il Sud. Possibile che non si rendano conto che è nel Mezzogiorno che ci sono le maggiori potenzialità inespresse? Bisogna aiutarle a fare sistema fornendo servizi che le mettano in dialogo con i mercati nazionali e mondiali. E questo, appunto, potrà avvenire solo all’interno di una visione e di una strategia complessiva che si dia delle priorità”. Proprio quelle priorità che il sindacato ha individuato nella piattaforma unitaria per la crescita e lo sviluppo del Paese.
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