
L’ipotesi del governo di abbassare i requisiti contributivi per le donne con figli che intendono accedere all’Ape social cosi pensata è dunque “assolutamente insufficiente”. “Una misura importante -prosegue Furlan- perché allarga la platea dell’Ape social, pochissime donne hanno potuto accedere all’Ape social, ma non basta”. “Qui noi abbiamo impostato il nostro confronto partendo da un presupposto: quale valore sociale nel nostro Paese diamo al lavoro di cura e alla maternità. E’ evidente che lo strumento proposto dal governo non è sufficiente”. E “continueremo il confronto partendo da questo: il valore sociale della maternità e del lavoro di cura. La proposta che sara’ presentata al governo – ha spiegato – e’ di prendere spunto dalla legge Dini e di estendere il sistema alle donne lavoratrici madri ed alle donne che svolgono lavori di cura, con un potenziamento dei contributi figurativi”.
Furlan ricorda inoltre che dal prossimo anno tutte le donne andranno in pensione a 66 anni e 7 mesi “se non riusciremo a bloccare il meccanismo diabolico, declinandolo in modo diverso, dell’aspettativa di vita sarà anche peggio”.
Il Tavolo sulle pensioni tra sindacati e ministero si aggiornerà al 13 settembre


