Furlan aggiunge anche Tarantelli che aveva messo i suoi studi e la sua esperienza internazionale al servizio del paese. “Un riformatore vero che voleva migliorare le condizioni dei lavoratori con la forza delle idee, il confronto con la realtà, l’impegno quotidiano. La sua avventura umana, breve ma straordinaria, ha ancora molte cose da insegnarci. Le politiche da lui ispirate e sostenute con convinzione dalla Cisl sono riuscite a guadagnare cittadinanza, salvando il paese da cadute rovinose”.
Per Furlan quella di Tarantelli era un’utopia a favore dei deboli, contro l’arroganza dei forti, di quelli che ostacolano il cambiamento, trovando alleati inconsapevoli nell’estremismo populista ed antagonista. L’impegno caparbio ed illuminato per contrastare l’inflazione negli anni ottanta fu una vittoria della democrazia di cui si giovarono soprattutto i lavoratori e la povera gente. “Ma il pensiero e l’azione di Tarantelli hanno ispirato anche il decennio seguente, ponendo le premesse dei grandi accordi della politica dei redditi nel 1992 e nel 1993 che ci hanno salvato dalla bancarotta e tenuti agganciati all’Europa.
Tarantelli operò con lucida umiltà perché le strategie cooperative, basate sulla responsabilità reciproca e la condivisione di obiettivi generali, avessero la meglio sul conflitto e sullo scontro. Fu anche un convinto assertore di politiche attive del lavoro che rafforzassero il ruolo contrattuale e partecipativo del sindacato; di una flessibilità negoziata e tutelata; di una forte lotta alla disoccupazione, vista come il male più dannoso e più probabile in assenza di strategie anticipatrici concordate a livello europeo.
L’accordo innovativo sulle relazioni industriali che abbiamo siglato con Confindustria alcune settimana fa è figlio anche delle sue idee e della sua lezione. Ed i giorni diffiili che attraversiamo ci confermano la bontà del suo metodo riformatore, che alle fughe illusorie o alle chiusure pregiudiziali preferisce il dialogo, la ricerca paziente e rigorosa di soluzioni concertate, dettate dagli interessi comuni e dalle attese dei più deboli”.
L’accordo innovativo sulle relazioni industriali che abbiamo siglato con Confindustria alcune settimana fa è figlio anche delle sue idee e della sua lezione. Ed i giorni diffiili che attraversiamo ci confermano la bontà del suo metodo riformatore, che alle fughe illusorie o alle chiusure pregiudiziali preferisce il dialogo, la ricerca paziente e rigorosa di soluzioni concertate, dettate dagli interessi comuni e dalle attese dei più deboli”.