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Tavola rotonda Cgil a Roma. Sbarra: “Riaffermare la connessione tra democrazia, sviluppo e protagonismo sociale. E al nuovo Governo chiediamo dialogo e confronto”

“In questo lungo anno si sono succeduti tanti atti di vandalismo e minacce contro sedi di Cgil, Cisl e Uil. Anche sabato notte alcune nostre sedi sono state imbrattate da vandali. Prima la crisi pandemica e poi le conseguenze della sciagurata guerra di Putin contro l’Ucraina stanno alimentando un malessere sociale che, senza risposte adeguate, crea un brodo di coltura ideale per chi punta alla destabilizzazione”.’ E’ quanto ha sottolineato oggi il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra intervenuto alla tavola rotonda su lavoro, diritti e democrazia presso la sede nazionale della Cgil.

“Noi dobbiamo rispondere a questa deriva collegandoci in modo sempre più forte con le tante periferie e le tante marginalità del nostro tempo. Con uno sguardo globale e senza limitare l’azione ai confini nazionali. Ecco perché condivido molto il messaggio contenuto nel titolo dell’iniziativa di oggi.

Sono tanti i regimi che in questi anni alzano la testa. Il pensiero non può che andare all’Iran degli Ayatollah. Oggi è peziosa l’occasione per ribadire il pieno sostegno e la solidarietà alle donne che in quel Pase lottano per i loro diritti. Ma anche ai tanti giovani e alle tante donne che guidano le manifestazioni contro il regime di Putin in Russia e il potere autoritario di Lukashenka in Bielorussia. Sono lavoratrici e lavoratori. Studenti e pensionati.  Sono nostri fratelli.

Serve uno spazio comune, a livello europeo e internazionale, per riaffermare la connessione tra democrazia, sviluppo e protagonismo sociale. Il vaccino è nella partecipazione. Nel rafforzare la vigilanza e la proposta sociale, nella capacità di connettersi in maniera sempre più profonda nelle dinamiche di decisione pubbliche, nazionali e sovranazionali, per rispondere alle necessità delle comunità.

Bisogni profondi come il lavoro dignitoso, i diritti civili, le libertà fondamentali della persona, la giusta rivendicazione di un pluralismo politico e sociale, e di una democrazia che ha radici stabili solo quando affonda profondamente nell’economia. E’ quello che l’Ituc chiama “un nuovo contratto sociale” che deve includere investimenti che sblocchino lavoro dignitoso, sicuro, ben remunerato, formato e contrattualizzato.  

Lavoro che non può coincidere con le morti nei cantieri o sui campi o nelle fabbriche che non può essere fonte di malattie o infortuni. Lavoro che deve essere protagonista di una giusta transizione energetica e digitale e protetto da nuovi diritti e nuove tutele che sostengano il reddito, promuovano la partecipazione, rafforzino ed estendano la contrattazione collettiva, contrastino le violenze e le discriminazioni religiose, di genere, e di etnia.

L’Europa deve essere un faro capace di indicare al mondo un modello di sviluppo solidale, partecipato e democratico. Una voce che per essere ascoltata deve essere unica e autorevole. Dopo i grandi passi avanti di questi due anni l’Unione sembra di nuovo piegata agli egoismi, ai personalismi, alla miopia della volontà di singoli Stati che si illudono di poter affrontare da soli la peggior crisi dal dopoguerra. Un errore di portata storica. Nel mare in tempesta in cui siamo andare ognuno per conto proprio rischia di farci tutti naufragare, indebolendo l’architettura comunitaria e solidaristica, dando margini alle autocrazie, creando asimmetrie e divari che alla fine condannerebbero sia forti che deboli.

L’Europa deve battere un colpo. Serve una svolta nel processo di integrazione. Ci aspettiamo un sussulto di responsabilità, come è avvenuto durante la peggiore fase della pandemia.È tempo di darsi una strategia energetica condivisa, e ci preoccupano non poco le fumate nere di queste settimane sul tetto del prezzo del gas.Dobbiamo darci una comune politica estera e di difesa, pensare ad un nuovo Recovery per affrontare con risorse comuni questa crisi, rifinanziare il fondo Sure e applicare una tassazione comune sui profitti delle multinazionali. Va modificato e reso più solidale il trattato di Dublino. E reso concreto il cammino verso il traguardo degli Stati Uniti d’Europa.

L’Italia deve essere guida di questo processo. E impegnarsi a costruire un cantiere di dialogo e concertazione per fronteggiare l’emergenza e costruire una prospettiva di sviluppo che sia condivisa, sostenibile, solidale, inclusiva.Il sindacato confederale come sempre c’è. Abbiamo un bagaglio di esperienze positive rappresentato dagli accordi fatti insieme durante la pandemia, per favorire la campagna di vaccinazioni e consentire la riapertura delle attività. Abbiamo proposte comuni su salute e sicurezza, pensioni e fisco alle quali dare buona essa a terra. E un metodo fatto di confronto per il quale ci siamo caparbiamente battuti.

Auspichiamo che il nuovo governo si muova in questo solco, dando solido affidamento alla nostra progettualità. Le prime dichiarazioni della leader di FDI Giorgia Meloni sull’importanza del dialogo con i corpi intermedi e su una più forte solidarietà comunitaria ci sembrano di grande importanza. Ovviamente aspettiamo il nuovo Governo alla prova dei fatti, avendo come unico metro di giudizio le azioni concrete, insieme alla disponibilità a misurarsi con le nostre priorità che sono le priorità del Paese e dell’Europa. Saremo pronti al dialogo e al confronto con il nuovo Governo.

Bisogna contenere l’escalation dei prezzi energetici e l’inflazione, mettere al riparo le aziende ed i posti di lavoro con misure straordinarie, proteggere le fasce sociali più deboli e attuare un severo controllo di prezzi e tariffe soggetti a speculazione.

E ancora: serve una riforma fiscale improntata all’equità, che alleggerisca il carico sui redditi da lavoro e da pensioni e che salvaguardi il principio di progressività. E poi bisogna cambiare la legge Fornero, riformando la previdenza su criteri di sostenibilità sociale, flessibilità in uscita, maggiore inclusività per giovani e donne.

Se vogliamo mettere ai margini estremisti e professionisti della destabilizzazione la parola chiave è “insieme”. Insieme dobbiamo realizzare le riforme. Insieme, dobbiamo far avanzare le ragioni della coesione, del lavoro dignitoso, dell’innovazione. Insieme, dobbiamo costruire protezioni universali, generare occupazione di qualità”.

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