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Manovra. Furlan: “Def debole su crescita ed investimenti. Occorre il confronto con il sindacato per una svolta su lavoro, sud, fisco, pubblico impiego”

Pubblicato il 5 Ott, 2018

7 ottobre 2018 – “È un Def debole. Anzi debolissimo. Non c’è il tema infrastrutture. Non c’è il tema crescita. Non c’è il tema lavoro. Vedo tanti titoli avvolti da una nuvola polverosa che ci impedisce di capire come le misure verranno attuate». È quanto sottolinea in una intervista su “Avvenire” la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Vedo una terribile vaghezza che mi preoccupa. Vedo un progetto che prende forma ed un governo incapace di aprire un confronto con le grandi rappresentanze del Lavoro e dell’Impresa». La segretaria della Cisl si rivolge direttamente al presidente del Consiglio chiedendo un cambio di passo: «Conte non ha mai aperto un confronto con le le parti sociali. Sentire sindacati ed imprese è una necessità ed anche un dovere, ma invece da palazzo Chigi non è arrivato nessun segnale. Certo è ancora in tempo. C’è una Finanziaria da definire, da migliorare, da arricchire. E noi siamo pronti a entrare nella partita. Siamo preoccupati. Il grande rischio è una manovra tutta concentrata sulla spesa e non sugli investimenti. Ecco a Conte farei subito questa domanda: il governo vuole sviluppo o solo assistenza?. La ricetta? Puntare sugli investimenti”- dice la Furlan. “È questa la strada per far ripartire l’Italia e per dimostrare all’Europa che siamo un paese serio. L’Europa non si cambia con le battute. La strada è mettere al centro il tema del lavoro dei giovani, la lotta alle diseguaglianze sociali, la redistribuzione più equa del reddito. È costruire grandi alleanze per vincere grandi battaglie. Una su tutte: anche l’Europa ha il dovere di investire. E, parallelamente, di premiare, gli Stati che investono. Le spese su infrastrutture, ricerca, innovazione e formazione andrebbero scomputate dal calcolo del deficit. Questa è una grande battaglia che l’Italia dovrebbe fare in Europa”.
Furlan sottolinea poi come la risposta alla povertà sia “una priorità. Anzi è un dovere. Ma non mi piace un Paese dove il lavoro diventa per pochi e il sussidio per molti. Il reddito di cittadinanza senza investimenti rischia di essere una illusione per i nostri giovani. Il reddito di cittadinanza ha un senso solo se accompagna la crescita del Paese, solo se legato al reinserimento nel mondo del lavoro”. “L’altra grande sfida- sottolinea la leader della Cisl- legata a filo doppio al reddito di cittadinanza, è far ripartire il Mezzogiorno. E, invece, nel Def il tema Sud non esiste. È assurdo se pensiamo che proprio dal Sud, ogni anno, migliaia di talenti lasciano l’Italia. A loro non serve assistenza. Agevolare le imprese a investire. Serve una fiscalità di vantaggio per le imprese che assumono giovani. E soprattutto se sono imprese del Sud. Qui le agevolazioni dovrebbero essere pari al 100%. Lo dico ancora più chiaro: niente tasse per chi assume giovani al Sud. Una misura strutturale, secca. Mancano anche le risorse per rinnovare i contratti per il pubblico impiego. Manca quella svolta sulla scuola, l’ innovazione e la ricerca. E’ assurdo diminuire le risorse per l’alternanza scuola lavoro in un paese in cui bisogna puntare sulle competenze. Prendano come modello il patto della fabbrica che abbiamo fatto con Confindustria. Persino la Commissione Europea lo ha apprezzato insieme a tutte le parti sociali europee”.
“E’ giusto far calare le tasse- continua Furlan-. Ma anche qui credo che debba essere assolutamente chiaro che serve una profonda riforma del fisco che premi il lavoro. Dico meno tasse sulle buste paghe dei lavoratori dipendenti, meno tasse per i pensionati. E, invece, non vedo impegni chiari, concreti, definiti. Vedo, invece, troppe ombre. Io vorrei una lotta fortissima all’evasione, non piccoli o grandi condoni. La pace fiscale? C’e’ una evasione accertata dall’Unione Europea di 35 miliardi ogni anno solo sull’Iva. Mi pare che sarebbe giusto mettere la testa qui”.
E sulle pensioni Furlan ribadisce che “quota 100 è una buona base di partenza. Ma così come è stato immaginato rischia di penalizzare migliaia di donne che non potranno mai arrivare, soprattutto nel Sud, a 38 anni di contributi. Si devono trovare meccanismi nuovi e allora faccio una proposta: per ogni figlio un anno di contribuzione. Il valore della maternità va riconosciuto” conclude.


Manovra. Furlan: “Crescita dipende da investimenti per infrastrutture, innovazione, ricerca, formazione”

Furlan Genova5 Ottobre 2018 – “La legge di stabilita’ sara’ la vera cartina di tornasole su quanto il Governo Conte intende davvero investire per la crescita del paese, sulle infrastrutture, sulla quantita’ e qualita’ degli investimenti pubblici e degli sgravi fiscali e contributivi per creare nuovi posti di lavoro stabili, soprattutto nel Mezzogiorno”. Lo sottolinea la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, commentando il Def del Governo. “E’ ancora presto per esprimere un giudizio sull’impostazione che il Governo dara’ alla manovra. In ogni caso noi giudicheremo la prossima legge di stabilita’ soprattutto rispetto alle misure ed ai finanziamenti che saranno previsti per la crescita e lo sviluppo del paese. Da quello cha traspare ci sembra ancora molto debole l’impegno del Governo sullo sblocco delle grandi opere infrastrutturali gia’ finanziate e cantierabili, così come non emerge un impegno chiaro sull’innovazione, sulla ricerca, sulla formazione che sono settori fondamentali per la creazione da parte delle aziende di nuovi posti di lavoro”.

“Oggi abbiamo visitato l’Istituto Italiano di tecnologia di Genova,  – ha proseguito laleader della Cisl – un centro di eccellenza al servizio dello sviluppo produttivo e competitivo del nostro paese. Il Governo Conte dovrebbe valorizzare queste esperienze di innovazione e ricerca ed assumere come modello di politica di sviluppo competitivo il patto della fabbrica siglato da sindacati ed imprese così apprezzato dalla Commissione Europea e da tanti gooverni e parti sociali europee. Quanto all’intervento previsto sulle pensioni, la quota 100 ed i 41 anni di contribuzione, ci sembrano un buon punto di partenza per aprire un confronto con il Governo, anche se bisogna affrontare il tema delle donne che soprattutto nel sud rischiano di essere penalizzate da una contribuzione minima di 38 anni e di come arrivare ad una pensione di garanzia per i giovani, soggetti al sistema contributivo. Anche il provvedimento sul reddito di cittadinanza appare molto confuso non solo per la platea dei destinatari, ma perche’ non si capisce con quale percorso e con quali strumenti saranno avviate le persone ad un effettivo inserimento nel mondo del lavoro. Non siamo contrari, infine, ad una diminuizione della pressione fiscale sulle partite iva e sulle start up, ma manca la definizione di un vero programma di alleggerimento fiscale sul mondo del lavoro e sui pensionati, assolutamente necessario in un paese dove piu’ del 70% dell’erario proviene dalle tasche dei lavoratori dipendenti e dai pensionati” ha concluso.

 

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