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Sciopero ENI. No alla svendita della chimica italiana

Pubblicato il 20 Gen, 2016

Roma, 20 gennaio 2016. “La giornata di mobilitazione che il sindacato Cgil Cisl Uil e la categoria dei chimici ha promosso oggi è stata un grande successo, abbiamo avuto un’adesione molto alta, il 90% ed anche una grande e convinta partecipazione sulle ragioni che hanno portato i sindacati a promuovere la protesta”. Lo dichiara il Segretario confederale della Cisl, Giuseppe Farina, che ha partecipato oggi alla manifestazione di Porto Marghera. “Noi non siamo d’accordo sulla cessione di Versalis e sulla svendita della chimica italiana. In gioco non c’è solo il tema di una crisi aziendale ma ci sono anche le prospettive dell’ industria manifatturiera italiana che è la nostra vocazione economica e che non può rinunciare a filiere base come ad esempio la chimica, la siderurgia e l’alluminio. Questa che stiamo gestendo è una vertenza che riguarda non solo la chimica e non solo Versalis ma gli interessi dell’ economia nazionale che senza un settore industriale forte non ce la potrebbe mai fare a risalire la china della crisi ed a recuperare occupazione. Siamo convinti che Eni e Governo debbano decidere diversamente assumendo una posizione più chiara che confermi il piano industriale di trasformazione della chimica di base verso la chimica verde così come abbiamo concordato con Versalis e con Eni e trovando le risorse necessarie perchè questo progetto possa andare fino in fondo”.
“L’Italia, senza Versalis sotto il controllo di Eni, non sara’ in grado di adeguare il proprio processo produttivo verso una chimica verde e innovativa. Non e’ credibile una cessione del 70% della proprieta’ perche’ altre operazioni di questo genere nel passato hanno dimostrato che le decisioni strategiche le prende chi governa l’impresa e non altri”. Dichiarano le federazioni di categoria Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil esprimendo forte “preoccupazione anche a seguito della cessione delle quote azionarie di Saipem”.

È decisamente sul banco degli imputati, Eni in Sicilia, secondo i sindacati. “I lavoratori incrociano le braccia – afferma Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia – contro le minacce di disimpegno, più o meno camuffato. Né tranquillizzano più di tanto i comunicati dell’azienda, che dicono che tutto è ok quando i segnali vanno in direzione opposta”. Nella cittadina del siracusano oltre 1500 lavoratori dell’area industriale hanno partecipato in mattinata all’assemblea, nella mensa ovest degli stabilimenti. “Gli impianti del gruppo – avverte Paolo Sanzaro, segretario Cisl di Ragusa-Siracusa – in quest’area giocano un ruolo di centralità. Un disimpegno avrebbe un effetto domino disastroso, dal diretto all’indotto”. A Gela, presidi e mobilitazione continuano da giorni contro la mancata attuazione del protocollo sulla riconversione green della raffineria e per il via agli ammortizzatori sociali al migliaio di addetti dell’indotto. “La nostra è una mobilitazione che, in assenza di svolte, andrà avanti a oltranza”, rimarca Emanuele Gallo, segretario Cisl di Agrigento-Caltanissetta-Enna. Che domani, assieme ai colleghi di Cgil e Uil Ignazio Giudice e Maurizio Castania e ai vertici delle locali associazioni di commercianti e artigiani, alle 11 incontrerà, a Gela, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi. Le sarà affidato un documento in cui, sottolinea il sindacato, sarà sottolineata la richiesta al governo nazionale di intervenire nella vicenda, in quanto azionista di riferimento di Eni. Alle 16 la politica del colosso nazionale degli idrocarburi, a Gela specialmente dove la riconversione in green refinery non parte e le aziende dell’indotto hanno preso a licenziare, sarà al centro del vertice in programma a Palazzo d’Orleans, tra sindacati e istituzioni. In particolare, si discuterà di verifica del protocollo siglato a Roma lo scorso 6 novembre e della questione degli ammortizzatori. Temi che saranno sullo sfondo pure il giorno dopo, a Roma, quando al ministero dello Sviluppo economico, Comune, Regione, governo nazionale e parti sociali si confronteranno sull’attuazione dell’accordo di programma. In ogni caso, la mobilitazione non si ferma, fa sapere la Cisl. Anche perché, con un’immagine usata in mattinata a Priolo da Sanzaro, “il rischio è che il governo nazionale non veda, quello regionale non senta, la politica locale non parli”.

Intervista al Segretario Confederale Giuseppe Farina “In gioco non solo Versalis ma economia nazionale”

 

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