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Legge di Bilancio. Cisl: “Manca una visione strategica. Lacune gravi su lavoro, investimenti, sanità, contratti pubblici, fisco, non autosufficienza, coesione sociale. Subito in campo misure integrative”

Pubblicato il 30 Dic, 2020
30 dicembre 2020 – “Il Paese si affaccia al 2021 senza una visione strategica, con una Legge di bilancio debole e sfocata su lavoro e investimenti, politiche sociali e coesione, sanità, scuola e pubblica amministrazione incapace di assicurare sufficiente protezione alle persone esposte agli effetti della crisi e di rilanciare una strategia autenticamente anticiclica. Lacune gravi, generate da un metodo unilaterale, che ha mortificato il dialogo sociale nel processo di decisione”. E’ quanto sottolinea la Cisl in una nota sulla Legge di Bilancio.
Bisogna subito mettere in campo misure integrative, se non altro per dare certezze a centinaia di migliaia di  donne e uomini che, a legislazione invariata, dal primo aprile rischiano di perdere l’occupazione, con ripercussioni sociali ed economiche devastanti. Occorre valutare subito di prorogare la cassa covid a tutto il 2021, di estendere e prolungare le indennità rivolte al lavoro stagionale  per l’intero anno, prorogare le scadenze della Naspi  e di valutare una più graduale e sostenibile uscita dal blocco dei licenziamenti. Rispetto al testo entrato in Parlamento apprezziamo alcune modifiche che recepiscono nostre richieste, come la reintroduzione dell’assegno di ricollocazione per i percettori di Naspi, il potenziamento dei contratti di espansione e il nuovo istituto di sostegno al reddito per i lavoratori autonomi a partita Iva iscritti alla gestione separata, le norme sulla stabilizzazione degli LSU. Tuttavia, sia per intensità che per qualità d’intervento, la Manovra non dà risposte sufficienti ad assicurare discontinuità rispetto al passato. Manca una svolta sulle politiche occupazionali e non si intravede una strategia che faccia leva sulla ripartenza degli investimenti pubblici e privati. Le risorse vengono frammentate in una miriade di rivoli, secondo una logica di ‘micro-bonus’ che non assicurano massa critica né sulle riforme di sistema, né sugli immediati interventi di emergenza. Nel merito per la parte lavoro, critichiamo fortemente l’indisponibilità del Governo ad allargare la platea delle indennità a categorie deboli ed esposte come braccianti agricoli, colf e badanti, somministrati, partite iva e parasubordinati. Per quanto riguarda gli ammortizzatori ordinari, non si indica la via di una rigenerazione su criteri di maggiore efficienza e universalità, per coinvolgere i lavoratori delle piccole e micro imprese. Opportunità persa anche per dar forma a una nuova Naspi di 36 mesi senza decalage, strumento indispensabile, visti i duri anni che abbiamo di fronte.
Ancora: del tutto insufficiente il fondo destinato alle politiche attive, appena 500 milioni con cui non potremo certo costruire una solida infrastruttura che accompagni la persona lungo tutte le transizioni professionali, assicurando sostegno al reddito condizionato a un nuovo diritto/dovere alla formazione. Per quanto riguarda gli investimenti di fatto si rimanda tutto a un Piano ripartenza e resilienza che per ora è fatto solo di titoli.
Sotto il profilo dell’attività produttiva resta del tutto inadeguato lo sforzo su ricerca e innovazione e riallineamento delle competenze: di fronte alle grandi sfide della quarta rivoluzione industriale, della digitalizzazione e della transizione green si procede prevalentemente secondo una logica di ‘trascinamento’ e di conferma dell’esistente senza una strategia di vero  rilancio della politica industriale  di gestione e soluzione delle tante crisi aziendali aperte che è l’esatto opposto di quello che serve al Paese.
Allo stesso modo resta bloccato  il piano di rilancio degli investimenti sulle infrastrutture materiali (viarie, ferroviarie, portuali, aeroportuali, reti digitali, messa in sicurezza del territorio) e sociali, si interviene poco sul rafforzamento del sistema sanitario, sulla scuola e sulla pubblica amministrazione ostacolando sblocco delle assunzioni , stabilizzazione del precariato , digitalizzazione , risorse per il rinnovo dei contratti pubblici.
Nulla sui temi della convergenza produttiva e sociale del Mezzogiorno, politiche sociali , sostegno alla disabilità e alla non autosufficienza. Grave anche la decisione di rimandare la partita decisiva della riforma fiscale, in un momento in cui la rimodulazione del carico a favore dei redditi medio-bassi da lavoro e pensione sarebbe stata una chiave strategica di equità sociale e ripartenza dei consumi. Occasione persa anche sulle politiche previdenziali: è mancata la capacità da un lato di promuovere un patto generazionale fondato su una maggiore flessibilità in uscita, e dall’altro di promuovere una terza età attiva e generativa rivalutando gli assegni pensionistici, rafforzando  la quattordicesima mensilità per le realtà più deboli e incrementando il supporto alle disabilità e alla non autosufficienza, con una nuova legge quadro. In definitiva un’opportunità persa per avviare una profonda rigenerazione del nostro modello di protezione sociale, crescita e sviluppo.
Ora si tratta di recuperare una visione strategica che solo una rinnovata stagione di dialogo sociale può garantire, concentrando e concertando le risorse nazionali ed europee per riprendere in mano la bussola di un percorso riformatore equo, stabile e sostenibile, proprio perché  partecipato dalle Parti sociali. 
Per affrontare la grave emergenza sanitaria, riteniamo opportuno un intervento legislativo per sostenere la campagna vaccinale contro il Coronavirus, rendendo se necessario obbligatorio l’uso di uno strumento così decisivo che la scienza ha messo a punto per il superamento della pandemia.

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