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Recovery Fund. 10 azioni strategiche proposte dalla Cisl per ‘ricostruire’ il Paese. Furlan: “ll Governo apra ad una governance partecipata dalle parti sociali”

Pubblicato il 3 Gen, 2021

Furlan 5003 gennaio 2021 – “Non basta annunciare una fase di “consultazione” formale con la società civile e con il sindacato, come ha anticipato il Premier. Bisogna che il Governo apra ad una “governance” partecipata dalle parti sociali per dare rapidità, continuità e consenso ad un processo decisionale che non deve escludere nessuno. Questo è il modo per rispondere concretamente all’appello ai “costruttori” del Capo dello Stato”. È quanto sottolinea oggi in un intervento sul Sole 24 orela Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Dopo tanti anni di rigore economico, il Next Generation EU rappresenta lo sforzo più rilevante dell’Unione Europea per fronteggiare la crisi economica e sociale provocata dalla pandemia”, aggiunge la leader Cisl. “Partiamo da una griglia europea che ci indica tre direttrici fondamentali su cui definire le priorità e gli obiettivi: sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica, coesione sociale. A partire da queste tre dimensioni dobbiamo costruire un nuovo e moderno “Patto Sociale”, un’Agenda-Futuro sulla quale dovranno determinarsi le dinamiche della crescita e dello sviluppo, del lavoro e dell’ inclusione sociale nei prossimi 20 anni. Non ci sarà data una seconda opportunità. Per questo non abbiamo bisogno di ulteriori comitati esecutivi, o di una stanza dei “bottoni” tutta politico-istituzionale che escluda la parte vitale della società organizzata. Non si può progettare il futuro del Paese nel chiuso dei palazzi ministeriali o con le dispute nella maggioranza. Occorrono scelte condivise, una politica di concertazione, come avvenne con successo negli anni Novanta”.’

Furlan elenca il piano strategico in dieci puntiche la Cisl proporrà al Governo ed alle altri parti sociali per l’utilizzo delle risorse europee.

1. Ripartire dalle fondamenta: lavoro, istruzione e formazione – Le trasformazioni in atto impongono l’evoluzione del nostro sistema di protezione e promozione del lavoro. La chiave sta in una riforma delle politiche attive, ben saldate ad ammortizzatori sociali rinnovati, semplificati, mutualistici, universali. È poi necessario innovare il nostro modello formativo, con una riforma che abbracci tutta la filiera della formazione, dalla scuola, all’università, alla riqualificazione professionale. È fondamentale integrare le attività dei Centri per l’Impiego con cambiamenti strutturali e di governance, migliorare il funzionamento della cassa integrazione, sostenere i percorsi di transizione per i disoccupati, potenziare i contratti di solidarietà, incentivare i programmi di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario attraverso l’ausilio del Fondo SURE e del Fondo Nuove Competenze.

Vanno incrementati gli investimenti in istruzione e formazione per colmare il gap con l’Europa in termini di spesa, competenze, e numero di laureati e favorire un’istruzione che fornisca competenze trasversali. Serve una strategia per il potenziamento delle competenze digitali che coinvolga scuole, università, imprese e pubblica amministrazione con meccanismi di apprendimento continuo e permanente. Occorre armarsi di un Piano Nazionale per le Competenze, che avvicini tutti gli attori istituzionali, sociali e contrattuali e istituisca forme di sostegno al reddito condizionate a un nuovo diritto/dovere soggettivo alla formazione.

2. Salute e politiche sociali come piattaforme di crescita socio e conomica– È necessario aumentare i fondi destinati alla sanità, e gli investimenti in tecnologie sanitarie, digitali e di Telemedicina; potenziare l’organico assumendo nuovi operatori e stabilizzando il precariato; potenziare la rete di professionisti che si occupano della prevenzione e delle cure primarie sul territorio; investire nell’adeguamento delle competenze all’uso dei nuovi dispositivi tecnologici da parte di operatori, clinici e manager della sanità.

Serve una svolta sullo stato sociale e sulla non autosufficienza. Un’accelerazione sulla reale universalità dei servizi essenziali e l’esigibilità dei diritti di cittadinanza. Bisogna aumentare gli assegni pensionistici e riconoscere maggiore flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Va potenziata la presa in carico da parte del sistema sociale di prossimità e messe in campo risposte strutturali di sostegno al reddito e conciliazione per le famiglie numerose con pesanti carichi di cura. Si deve meglio stimolare e promuovere una terza età attiva e generativa, rivalutare i trattamenti delle pensioni, rafforzare la quattordicesima mensilità per le realtà più deboli e valorizzare la contrattazione sociale. Fondamentale incrementare il supporto alle disabilità e alla non autosufficienza, con una nuova legge quadro.

3. A tutta velocità: industria e nuove infrastrutture – Vanno sbloccate e portate a termine le reti di trasporto strategiche incompiute; investire in infrastrutture al Sud per spezzare l’isolamento di alcune aree e fasce di popolazione; ammodernare e rendere più efficienti le strutture: la vita utile di molte infrastrutture è al limite, perciò l’investimento in efficienza, considerata la transizione verso una logistica a basso impatto ambientale, può avere un impatto economico significativo; predisporre un piano intermodale nazionale per la logistica merci, con focus sull’ammodernamento dei porti e sull’espansione della rete ferroviaria per il trasporto merci; sostenere e accelerare il processo di trasformazione strutturale del Paese in chiave digitale, per recuperare il ritardo accumulato negli anni e colmare il gap con L’Europa; garantire pari condizioni di connettività su tutto il territorio nazionale, incrementando e ottimizzando gli investimenti in infrastrutture e superando l’inefficiente duplicazione della rete di nuova generazione.

L’Italia è la seconda potenza industriale d’Europa. Piazzamento che va preservato, con una politica industriale che difenda e rilanci gli asset strategici della manifattura, a partire dall’acciaio e dall’automotive, della chimica e dal tessile, dall’agroalimentare all’elettronica e l’informatica, fino all’artigianato e al turismo, che ha subito in questo anno il tracollo più grave di sempre. Verso questi comparti c’è da rafforzare la struttura istituzionale chiamata a rispondere alle crisi aziendali, da potenziare ristori, da rinvigorire una fiscalità di sviluppo accessibile alle Pmi.

4. Al passo con il futuro: l’importanza dell’innovazione – C’è da incrementare la spesa pubblica in ricerca e sviluppo, sia di base che applicata, con nuovi grandi progetti di rilevanza scientifica, aumentando retribuzione e numero di borse di ricerca; incentivare gli investimenti privati, estendendo il piano “Industria 4.0”, in particolare nei settori ICT, Health e Aerospace, in cui i Paesi UE sono ancora indietro rispetto a USA e Cina.

5. Il domani è verde: la transizione alla Green Economy – Vanno supportati modelli di business sostenibili e circolari, e sostenuta la creazione di nuovi posti di lavoro in ambito green, con incentivi alle aziende e investimenti pubblici; occorre disincentivare l’utilizzo di combustibili fossili con riduzione dei sussidi e introduzione del carbon pricing (imposta sulle emissioni di CO2) e adeguare le norme relative al trattamento di rifiuti e scarti; incentivare il rinnovo di trasporti pubblici e privati con quelli a basso impatto ambientale, primariamente elettrico e ibrido; investire in ricerca e sviluppo per abbattere limiti e costi della transizione.

6. Nord e Sud: colmare il divario –  È prioritario contrastare il gap occupazionale tramite sgravi contributivi per le imprese che assumono stabilmente e fanno formazione, riattivare la mobilità sociale, contrastare la “trappola” della povertà educativa minorile, promuovendo l’educazione alla legalità e alla coscienza civile, e investendo nella scuola come luogo di emancipazione personale, aggregazione sociale e presidio di cittadinanza; sbloccare i cantieri fermi e accelerare il completamento delle opere pubbliche: secondo gli ultimi dati disponibili, tra le 610 opere pubbliche incomplete e di competenza delle Regioni, il 70% si trova al Sud; pianificare e incentivare politiche a favore del South-Working e del South-Learning.

7. Pari opportunità: premiamo il merito, non il genere – Dobbiamo disegnare una strategia più ampia e con visione di lungo periodo volta a colmare il divario occupazionale e salariale, che premi il merito indipendentemente dal genere e poi rinforzare i servizi all’infanzia; favorire ed incoraggiare il welfare contrattuale volto alla conciliazione vita-lavoro; promuovere un cambiamento culturale che ridefinisca il ruolo della donna.

8. Pubblica Amministrazione: meno burocrazia, più investimenti ed efficienza – Bisogna alleggerire la normativa vigente e le procedure burocratiche; digitalizzare le infrastrutture, investendo in formazione digitale per i lavoratori pubblici; riconsiderare le modalità di lavoro della PA sulla base di un modello agile contrattato; incentivare la produttività valorizzando la contrattazione nazionale decentrata e legando meglio le retribuzioni alla performance; implementare meccanismi obbligatori di rotazione dirigenziale; ampliare gli ambiti di applicabilità di autocertificazione e meccanismi di silenzio-assenso in tempi garantiti; investire in tecnologie Cloud e sicurezza informatica.

9. Giovani e futuro: un nuovo patto generazionale per garantire equità e solidarietà  – Va sbloccato l’ascensore sociale, che in Italia porta tra l’altro migliaia di cervelli ad emigrare, migliorando le possibilità di accesso al mondo del lavoro tramite ulteriori de-contribuzioni e nuovi meccanismi di apprendistato. Occorre aumentare progressivamente le aliquote dell’imposta sulle successioni e donazioni; finanziare e incentivare l’accesso all’educazione terziaria e le attività imprenditoriali degli under 30; aumentare la partecipazione dei giovani nelle decisioni governative tramite il finanziamento di agenzie indipendenti e riconosciute.

10. Smart working: il futuro del lavoro è agile – Occorre riconsegnare la materia al libero e autonomo esercizio contrattuale, innescare una rivoluzione della cultura aziendale sulla base di un nuovo sistema valoriale fondato su tre principi: auto-gestione, integrità, e proposito evolutivo; supportare l’intera popolazione aziendale con hardware, software e training in soft skill; accompagnare e facilitare la transizione al lavoro agile con una ​nuova regolamentazione e nuove modalità contrattuali: la normalizzazione dello smart-working dovrà passare per la comunione tra parti sociali, aziende, e istituzioni, che dovranno definire in concerto la declinazione più corretta ​e appropriata per le diverse realtà produttive.

 

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