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Lavoro. Cisl: “La questione disoccupazione giovanile resta centrale. Occorre fare di più e subito. Puntare sulle politiche attive”

Pubblicato il 2 Mag, 2017

3 Maggio 2017 – “Il Paese sta affrontando con grande ritardo il tema della disoccupazione e basta guardare nelle case italiane per sapere che il problema occupazionale ha due facce molto complesse: quella giovanile e quella che riguarda gli over 50”. Cosi’ la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, a “La Radio ne parla” su Radio1 commentando i dati sull’occupazione diffusi ieri dall’Istat che ha parlato di un “sorpasso storico dei disoccupati over50 su giovani. “La prima e’ diminuita ed e’ un dato positivo, ma abbiamo circa 1,5 milioni di giovani che non trovano lavoro”, perche’ “quello che ha fatto salire un po’ i dati e’ il lavoro  precario e occasionale. L’altra faccia,  altrettanto complessa, e’ quella dei 50enni che perdono il lavoro e hanno enormi difficolta’ a reinserirsi nel mercato”. Per la Segretaria generale della Cisl “l’Italia deve puntare “sulle politiche attive del lavoro”ed è quello che manca nel paese, senza pero’ dimenticare che “non sono le regole del mercato del lavoro che da sole creano posti di lavoro: le regole aiutano l’occupabilita’ ma se non c’e’ crescita e non c’e’ sviluppo non ci sono nuovi posti di lavoro e i disoccupati in Italia continueranno mediamente a essere oltre tre milioni. Di fatto – osserva ancora – quello che continua a mancare e ha notevoli ritardi sono le politiche attive del lavoro, cioe’ come accompagnamo i giovani ogni giorno a trovare un lavoro e come accompagnamo i lavoratori che perdono lavoro in eta’ matura”.

E ieri a caldo  sulla questione si è espresso anche il Segretario confederale della Cisl Gigi Petteni che ha definito “inaccettabile una lettura dei numeri che crei tali contrapposizioni generazionali,  lasciando intendere che il problema della disoccupazione giovanile sia da derubricare. La questione resta invece centrale, – ha sottolineato – perché se l’incremento del lavoro giovanile, come si evince dai dati degli ultimi mesi, è dovuto soltanto a contratti a termine, non siamo di fronte ad un reale passo avanti”.
 “E’ vero  – ha osservato Petteni  – che nella fascia 15-24 anni la disoccupazione scende ai minimi da 5 anni, ma non si può parlare di sorpasso storico dei disoccupati over 50 (567mila) sui disoccupati 15-24 anni (524mila) . Per avere il quadro reale della disoccupazione giovanile bisogna sommare alla fascia 15-24 anni la fascia 25-34 anni, e così facendo si ottiene la cifra di 1.403mila disoccupati sotto i 35 anni”. E’ quanto sostiene commentando i dati sull’occupazione diffusi oggi dall’Istat  che ha parlato di un “sorpasso storico dei disoccupati over50 su giovani”. 

“In secondo luogo, andando a vedere i dati disponibili sul sito dell’Istat – sottolinea – si possono leggere quelli relativi all’incidenza dei disoccupati sulla popolazione nella stessa fascia di età, che fornisce l’entità reale della disoccupazione, e tale incidenza è dell’8,9% e del 13,1 % rispettivamente per le fasce15-24 e 25-34, mentre è del 4,4% per gli over 50”.

“ Sul tema del lavoro giovanile occorre fare di più e subito – dice Petteni – la Cisl chiede che i giovani vengano rimessi al centro dell’agenda politica con una serie di misure mirate: una “staffetta generazionale” che con la fase due della riforma delle pensioni permetta di subentrare a chi lascia il lavoro con un pensionamento flessibile; un impegno di ogni impresa per quote di giovani in alternanza scuola lavoro o in apprendistato duale; uno stop ai tirocini non qualificati e in sostituzione di lavoro; un investimento a carico dello Stato in borse di studio per corsi di laurea in area scientifico-tecnologica condizionate a soglie Isee e in borse lavoro per neodiplomati e laureati in settori strategici come le energie rinnovabili, l’efficientamento energetico, il riciclaggio dei rifiuti, etc”.
“Va ricordato, infine – conclude il Segretario confederale della Cisl – che resta ancora in mezzo al guado l’ultima e forse più importante parte del Jobs Act, vale a dire la riforma delle politiche attive: in un momento in cui il nostro Paese fatica ad uscire definitivamente dalla crisi, manca ancora un sistema di misure proattive di passaggio da scuola a lavoro e da lavoro a lavoro. Il Governo deve fare ogni sforzo per accelerare il decollo vero di quanto previsto dalla riforma”.

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