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Metalmeccanici. Uliano (Fim Cisl): “Fase di grandi trasformazioni, bisogna rilanciare le politiche industriali e alzare lo sguardo in avanti”

Pubblicato il 28 Mag, 2025

“È la prima volta che celebriamo il nostro congresso a Napoli. E non è un caso che lo facciamo proprio qui, a Bagnoli. Questo non è un luogo qualunque: è un terreno carico di memoria, dove affondano le radici di una delle pagine più importanti della storia industriale e sindacale italiana”. Così il Segretario generale FIM Ferdinando Uliano nella sua relazione di apertura del XXI Congresso nazionale FIM a Napolipresso la Città della Scienza. 

“Il nostro settore sta vivendo una trasformazione profonda. La transizione digitale, tecnologica, l’intelligenza artificiale, la riconversione ecologica, le tensioni geopolitiche e le nuove logiche regionali della catena del valore, le politiche protezionistiche, stanno riscrivendo le condizioni che possono condizionare, la tenuta e lo sviluppo del sistema industriale e occupazionale, la salvaguardia dello stato sociale e il mantenimento della stessa democrazia – continua Uliano – ma mentre sono in atto questi profondi cambiamenti, noi siamo qui in mezzo alle persone, nelle fabbriche e negli uffici di questo Paese, radicati nei valori del lavoro, siamo un punto di riferimento, pronti a lottare perché tutto ciò non diventi esclusione, come invece sta accadendo per la vertenza del contrattratto dei metalmeccanici dove bisogna invece alzare lo sguardo in avanti e riaprire il confronto”. 

“Il 2024 – ha continuato il leader FIM- ha segnato un’ulteriore flessione nella produzione metalmeccanica: -4,2% rispetto al 2023, peggio dell’intera industria italiana. Le dinamiche produttive presentano situazioni disomogenee nei diversi comparti, grazie ad attività molto diversificate, ma certamente settori cruciali come l’auto (-21,9%), l’elettrodomestico (-35% nel 2022-24) e la metallurgia pagano il prezzo più alto. Anche in Europa la situazione è critica: -5,6%, con la Germania in sofferenza a -7,3% e la Francia a -3,8%. Segnali che ci dicono quanto sia urgente, oggi più che mai, rilanciare una politica industriale seria in Italia e in Europa, lungimirante, che rimetta al centro il lavoro, le persone le loro competenze professionali, l’industria buona, innovata tecnologicamente, in grado di garantire la crescita della produttività e sviluppo quella che guarda al futuro”. 

“L’Europa – ha aggiunto – deve fare la sua parte, e deve farla subito. È sempre più evidente che l’Europa ha bisogno di un cambio di rotta. È necessario superare i vincoli del Patto di Stabilità, che oggi rischiano di soffocare la crescita, e aprire la strada a nuovi investimenti pubblici e privati, capaci di rilanciare il tessuto produttivo europeo.

Servono investimenti massicci e coraggiosi, un coordinamento forte delle politiche industriali europee, una digitalizzazione inclusiva e una decarbonizzazione giusta, sostenibile socialmente, che rilanci la manifattura e non la penalizzi” L’Europa ha poi aggiunto Uliano, “non può limitarsi al “Rearm Ue” slegata tra l’altro da una politica industriale della difesa che consentirebbe invece economie di scala, minori sprechi e maggior efficienza ed efficacia. E qui riecheggiano le parole di Papa Francesco: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo. L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”.

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