
“Marco Biagi e anche Ezio Tarantelli giustamente predicavano l’importanza del dialogo sociale ed il “primato” della contrattazione sulla legge, attraverso un ruolo responsabile delle parti sociali che resta l’elemento centrale per il rafforzamento del lavoro e per far crescere il salario e la produttività delle imprese”, aggiunge la Furlan. “Per questo siamo convinti che oggi Biagi, e probabilmente anche Tarantelli, non sarebbero stati d’accordo sull’introduzione del salario minimo per legge, cui pensa il Governo Conte, perché il problema oggi è quello di estendere i contratti, anche a quella parte del mondo del lavoro priva di tutele, diritti, previdenza, assistenza sanitaria. Il meglio del giuslavorismo italiano è sempre venuto dagli accordi sindacali”.
Secondo la leader Cisl, “l’errore più grande che è stato compiuto da tutti i Governi in questi anni è stato quello di voler intervenire con le leggi sulle materie e sulle regole del lavoro, pensando che solo da queste scaturisse una maggiore crescita ed una maggiore occupazione. Riforme calate dall’alto con misure legislative che invece dovrebbero affermarsi nel confronto e nel negoziato autonomo e libero tra le parti sociali, imprese e lavoratori. Ecco perché vogliamo completare nelle prossime settimane il “patto della fabbrica” con la Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali. Le parti sociali hanno il dovere di indicare una propria ed autonoma ricetta economica e sociale al Governo ed alla politica, in vista anche delle scadenze europee e delle scelte difficili che il nostro paese dovrà compiere per evitare una nuova fase di recessione”.



