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Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare.  Per un’Europa più pulita e più competitiva.

Come previsto nel Green Deal europeo, la Comunicazione della commissione al parlamento europeo, al consiglio, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni, dell’11 marzo 2020, COM(2020) 98 final, presenta le indicazioni per “Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare.  Per un’Europa più pulita e più competitiva”. 

Il piano presenta una serie di iniziative che saranno sviluppate nei prossimi mesi ed avranno l’obiettivo di istituire un quadro strategico per cui i prodotti, i servizi e i modelli imprenditoriali sostenibili costituiranno la norma e contemporaneamente dovranno evitare la produzione di rifiuti.
 
Il primo passo è quello di avviare un processo di progettazione di prodotti sostenibili, con la previsione di percentuali di materie riciclate e facilmente riciclabili al momento del loro disuso.
Questa iniziativa vedrà l’estensione della direttiva concernente la progettazione ecocompatibile al di là dei prodotti connessi all’energia, in modo che la progettazione ecocompatibile possa applicarsi alla più ampia gamma possibile di prodotti. Altro passaggio sarà rafforzare ulteriormente la protezione dei consumatori con la istituzione di un nuovo “diritto”, alla riparazione, alle garanzie estese, alla disponibilità di pezzi di ricambio, ai servizi di upgrading.
Altrettanto fondamentale sarà favorire la circolarità in sinergia con gli obiettivi delineati nella strategia per l’industria, rivedendo la direttiva sulle emissioni, favorendo processi di simbiosi industriali, favorendo il settore della bioeconomia sostenibile, promuovendo l’uso delle nuove tecnologie per la tracciabilità e la rintracciabilità.
 
Le filiere produttive a cui sarà riservata particolare attenzione saranno quelle: 
dei prodotti elettronici, per la quale la Commissione presenterà la “Iniziativa per un’elettronica circolare”; 
delle batterie e dei veicoli, per cui la Commissione proporrà un nuovo quadro normativo per le batterie e la revisione delle norme sui veicoli fuori uso; 
degli imballaggi, dove la Commissione riesaminerà la direttiva 94/62/CE27 per rafforzare i requisiti essenziali obbligatori che gli imballaggi dovranno soddisfare per essere immessi sul mercato; 
della plastica, per cui la Commissione adotterà disposizioni vincolanti relative al contenuto riciclato e misure per la riduzione dei rifiuti per prodotti fondamentali quali gli imballaggi, i materiali da costruzione e i veicoli, inoltre garantirà la rapida attuazione della nuova direttiva sui prodotti di plastica monouso e gli attrezzi da pesca per affrontare il problema dell’inquinamento marino; 
della filiera del settore tessile, dove la Commissione proporrà una strategia globale dell’UE, basata sui contributi dell’industria e di altri portatori di interessi; 
delle costruzioni, in cui la Commissione varerà una nuova strategia generale per un ambiente edificato sostenibile, inoltre, l’iniziativa “Ondata di ristrutturazioni”, annunciata nel Green Deal europeo e destinata a mirata all’efficienza energetica sarà attuata in linea con i principi dell’economia circolare; 
infine per i prodotti alimentari, acque e nutrienti si prevedono diverse iniziative, la prima con l’obiettivo della riduzione degli sprechi alimentari, quale azione chiave nell’ambito dell’imminente strategia UE “Dai campi alla tavola”, un lavoro di analisi per determinare l’ambito di applicazione di un’iniziativa legislativa per sostituire, nei servizi di ristorazione, gli imballaggi, gli oggetti per il servizio da tavola e le posate monouso con prodotti riutilizzabili, verrà agevolato il riutilizzo delle acque e l’efficienza idrica, anche nei processi industriali, inoltre la Commissione valuterà la possibilità di rivedere le direttive relative al trattamento delle acque reflue e ai fanghi di depurazione e esaminerà dei mezzi naturali per l’eliminazione di nutrienti come le alghe.
 
Una linea di azione del Piano per l’economia circolare sarà mirata alla riduzione dei rifiuti. Nel contesto del riesame della direttiva 2008/98/CE la Commissione proporrà obiettivi di riduzione dei rifiuti per flussi specifici nell’ambito di una più ampia serie di misure in materia di prevenzione dei rifiuti e l’armonizzazione dei sistemi di raccolta differenziata. Ulteriore linea di azione sarà quella legata alla progressiva sostituzione delle sostanze pericolose per proteggere meglio i cittadini e l’ambiente e contemporaneamente favorire la differenziazione dei rifiuti ed il loro riciclo. In parallelo si punterà alla gestione delle esportazioni di rifiuti dall’UE e alla creazione di un mercato dell’Unione efficiente per le materie prime secondarie. Per quest’ultima iniziativa si dovranno sviluppare a livello di UE criteri volti a definire quando un rifiuto cessa di essere tale per determinati flussi di rifiuti e andrà rafforzato il ruolo della normazione sulla base della valutazione attualmente in corso dei lavori di normazione esistenti a livello nazionale, europeo e internazionale.
 
La Commissione, visto che tra il 2012 e il 2018 il numero di posti di lavoro collegati all’economia circolare nell’UE è cresciuto del 5 %, raggiungendo circa 4 milioni, garantirà che i suoi strumenti a sostegno delle competenze e della creazione di posti di lavoro contribuiscano ad accelerare la transizione a un’economia circolare. I fondi della politica di coesione aiuteranno le regioni ad attuare strategie di economia circolare e a rafforzare il tessuto industriale e le catene del valore; il meccanismo per una transizione giusta proposto nel quadro del piano di investimenti del Green Deal europeo e InvestEU potranno offrire sostegno a progetti incentrati sull’economia circolare.
La piattaforma europea delle parti interessate per l’economia circolare (ECESP) continuerà a essere la sede in cui i portatori di interessi potranno scambiare informazioni, contando sul lavoro dei livelli nazionali, di cui per l’Italia ICESP, di cui la Cisl fa parte.
 
Azioni trasversali al Piano d’azione per l’economia circolare, saranno quelle mirate a conseguire la neutralità climatica rafforzando le sinergie tra circolarità e riduzione dei gas a effetto serra, tra cui anche il collegamento con i piani nazionali per l’energia e il clima. La promozione dell’economia circolare attraverso ricerca, innovazione e digitalizzazione, con l’utilizzo del Fondo europeo di sviluppo regionale, i programmi LIFE e Orizzonte Europa, le azioni Marie Skłodowska-Curie, ecc.
 
Il Piano afferma che per avviare una vera transizione verso l’economia circolare non basterebbe l’impegno della sola UE, quindi vengono delineate alcune azioni, quali un accordo globale sulla plastica, un’alleanza mondiale per l’economia circolare finalizzata a individuare le lacune in termini di conoscenze e di governance per promuovere un’economia circolare globale e portare avanti iniziative di partenariato, anche con le grandi economie, la definizione di uno “spazio operativo sicuro” per l’uso delle risorse naturali e prendere in considerazione l’avvio di un dibattito su un accordo internazionale sulla gestione delle risorse naturali, la costruzione di un partenariato con l’Africa rafforzato per massimizzare i benefici della transizione verde e dell’economia circolare.
 
La Commissione, nell’invitare le istituzioni europee all’approvazione del Piano ritiene che la transizione all’economia circolare sarà sistemica, profonda e trasformativa, dentro e fuori dai confini dell’UE e poiché si rischiano conseguenze destabilizzanti deve essere una transizione giusta, che avrà bisogno di una stretta cooperazione tra tutti i portatori di interessi a tutti i livelli — unionale, nazionale, regionale e locale, e internazionale.
 
Il “Nuovo piano d’azione per l’economia circolare. Per un’Europa più pulita e più competitiva” presenta un’impostazione complessa che vedrà il suo svolgersi nei prossimi mesi, se non anni. Sarà importante che ciascun paese supporti con proprie iniziative tale piano, affinché i risultati siano i migliori possibili. In Italia, pur avendo esperienze all’avanguardia sul riciclo, in molti territori si soffre la mancanza degli impianti necessari per un completo ciclo industriale dei rifiuti, che è un passaggio basilare per dar vita ad una transizione verso un’economia circolare di qualità.

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