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Rapporto annuale Economia circolare

25 Marzo 2021 – Lo scorso 23 marzo è stato presentato dalla Fondazione sviluppo sostenibile il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia 2021, a cura del Circular Economy Network in collaborazione con ENEA.
L’evento, ovviamente online,  ha visto anche un intervento registrato da parte del Ministro per Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che ha evidenziato come il volume di affari è di circa 70 miliardi di euro e l’occupazione diretta coinvolge ormai oltre 200.000 lavoratori e che nel definire misure di stimolo all’economia circolare non bisogna mettere in difficoltà le attuali filiere produttive, a cominciare da quelle della plastica e della carta.

L’Italia è leader europea nell’economia circolare tuttavia, come segnalato nel Rapporto, la differenza con gli altri paesi sta diminuendo, e sia la Francia che la Germania hanno migliorato il loro punteggio, a differenza dell’Italia che ha perso 2 punti, pur rimanendo prima in questa speciale classifica.
L’economia circolare è molto di più di una gestione ottimale del ciclo dei rifiuti, per il quale comunque dobbiamo recuperare un gap impiantistico che nel Sud è particolarmente elevato e limita lo sviluppo del riciclo e dell’occupazione, essa rappresenta un approccio innovativo e a tutto tondo delle attività manifatturiere e di servizio.
Anche nelle normali attività umane va fatto riferimento all’economia circolare ed in tal senso il Rapporto si focalizza sull’apporto che si potrebbe avere dalle abitazioni, dall’alimentazione e dalla mobilità.
È necessario far leva anche sull’economia circolare se si vogliono raggiungere i target sulla riduzione del 55% delle emissioni e sulla neutralità climatica, previsti per il 2030 e 2050, in quanto garantendo una importante riduzione nell’uso di materie prime vergini vi è una grande diminuzione delle emissioni nocive.

In sintesi, se l’Italia vuole mantenere e rafforzare la sua leadership deve investire nel promuovere un approccio globale nella gestione e nell’utilizzo delle materie necessarie alla produzione e al consumo, favorendo la ricerca e la sperimentazione nel settore come anche una politica di acquisti pubblici e privati verso prodotti che contengano materiali riciclati e/o che siano riciclabili.
I dati già da diversi anni premiano le imprese più “circolari” e questo è anche un elemento di salvaguardia dell’occupazione che va coniugato a percorsi di formazione/riqualificazione dei lavoratori.

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