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Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere

Pubblicato il 8 Set, 2015

La presentazione da parte del Dipartimento per le Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri – del Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, ha suscitato molti commenti da parte di operatori/trici del settore. La maggior parte di natura critica.
Il Piano in esame, adottato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 luglio 2015 e registrato dalla Corte dei Conti il 25 agosto 2015, punta a definire un sistema integrato di politiche pubbliche finalizzate ad affrontare tre specifici livelli di azione contro la violenza sulle donne e che attengono alla prevenzione, alla protezione e alla punizione.

Con riferimento ad ognuno di questi ambiti nel Piano sono declinate una serie di interventi tra cui segnaliamo in particolare: la prevista costituzione di un sistema integrato di raccolta ed elaborazione dati sulla violenza provenienti da diverse banche dati sia istituzionali che private; le attività di comunicazione, educazione, formazione e valutazione rischi a diversi livelli finalizzate a promuovere un linguaggio di genere, un’immagine non stereotipata della figura femminile nonché misure a tutela delle vittime, una specifica attività internazionale di cooperazione finalizzata a favorire lo scambio di buone prassi e la definizione di un sistema di indicatori comuni globali di approccio e di contrasto al fenomeno e infine misure di reinserimento socio-lavorativo delle vittime e recupero dei maltrattanti.

Si tratta, come appare del tutto evidente, di una pluralità di interventi complessi a breve e lungo termine la cui portata e ricadute andranno monitorate nel tempo, non essendo nell’immediato possibile, aldilà delle buone intenzioni, misurare qualitativamente e quantitativamente l’effettiva possibilità di realizzazione delle stesse attività come sopra descritte. A ciò si aggiunga la perplessità inerente la dotazione economica a disposizione (c.a. 10 milioni all’anno per il periodo 2013- 2016) che rispetto alla vastità degli obiettivi dichiarati appare insufficiente.
Nel Piano si prevede altresì una strategia di governance per l’attuazione delle azioni contemplate basata su una duplice articolazione, una centrale, di indirizzo politico, con una specifica “Cabina di regia interistituzionale”, e la seconda, di supporto tecnico, con la costituzione di un “Osservatorio Nazionale sul fenomeno della violenza”, dove non sono esplicitamente richiamate le OO.SS., tenuto ad operare in raccordo con gli osservatori regionali già esistenti e dove pure operano diversi organismi della società civile, tra cui ci sono le Parti sociali, attivi a vario titolo nel contrasto alla violenza di genere.

A riguardo, in linea con le indicazioni contenute nella Convenzione di Istanbul del 2011, ratificata dall’Italia con Legge n° 77/2013 e in coerenza con l’approccio multitasking proposto nella “Piattaforma CISL sulla prevenzione della violenza sulle donne e i minori”, auspichiamo che i diversi stakeholders presenti nei previsti tavoli territoriali di coordinamento del sistema degli interventi, tra cui figurano le parti sociali, siano messi nelle condizioni di agire e di dare, ognuno in base alle proprie specifiche competenze, il proprio contributo fattivo in materia di prevenzione, protezione, recupero e reinserimento socio-lavorativo delle vittime, aspetto quest’ultimo che continuiamo a ritenere il vero strumento di riscatto per la donna violata sulla quale spesso grava la doppia fragilità ovvero della violenza subita e dell’assenza di prospettiva lavorativa.
Di qui l’interesse CISL anche per le misure specifiche sul lavoro femminile contenute nel Jobs Act in materia di maternità e conciliazione famiglia-lavoro che pure contiene aspetti rilevanti, come nel caso del congedo per le donne vittime di violenza.

Come CISL monitoreremo con attenzione soprattutto la fase operativa del Piano rispetto alla quale crediamo si debba recuperare e riservare, a partire dal suddetto Osservatorio Nazionale maggiore spazio sul tema del lavoro delle donne e sul fenomeno della violenza sulle donne sui luoghi di lavoro che si annida in forme diverse (v. dimissioni in bianco, mobbing, molestie…) e che lo stesso Piano non affronta in maniera diretta e compiuta.

In questo senso la CISL è interessata a dare il proprio contributo sia all’interno dell’Osservatorio Nazionale sul fenomeno della violenza, sia a livello di osservatori regionali attraverso le proprie strutture locali e più in generale negli spazi di confronto adeguati che la CISL continua a chiedere sui temi del lavoro delle donne e del contrasto alla violenza sulle donne e i minori, compreso il tema della tratta, questione affrontata negli incontri interlocutori di preparazione alla bozza del Piano Nazionale antitratta a cui la CISL ha partecipato esprimendo le proprie valutazioni.

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