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Testo unico Pubblico Impiego. Decreto correttivo 165/2001: le proposte di Cgil, Cisl, Uil e il documento Cisl all’Audizione alla Camera

Pubblicato il 12 Apr, 2017

Aprile 2017 –  Si è svolta il 4 Aprile presso la Commissione lavoro della Camera dei deputati, l’Audizione informale di Cgil, Cisl, Uil prevista nell’ambito dell’esame del decreto correttivo 165/2001 recante modifiche al Testo Unico del Pubblico Impiego. Al termine dell’incontro  le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil  in un comunicato congiunto nel rappresentare le valutazioni già espresse unitariamente nella prima fase di confronto con il Ministero della Funzione Pubblica, hanno ribadito che  “un nuovo sistema di relazioni sindacali, che vada oltre un mero ruolo consultivo, come sottoscritto nell‘intesa del 30 novembre 2016, deve consentire alla contrattazione, sia nazionale che decentrata, di poter intervenire sui processi organizzativi della P.A., ai fini di una maggiore qualità ed efficienza della stessa”. Nella nota Cgil, Cisl e Uil annunciano che “chiederanno un incontro al Ministero della Funzione Pubblica per presentare le proprie proposte di emendamenti e contemporaneamente chiedere ulteriori modifiche al testo”. 

Dalla sua la Cisl, nel documento presentato in Audizione, ha innanzitutto confermato la propria posizione coerentemente con l’accordo quadro siglato con il Governo il 30 novembre scorso sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego che finalmente sblocca un contratto fermo da 7 anni. Ha poi sottolineato la priorità per l’organizzazione, pur nella consapevolezza che all’iter che precede l’approvazione definitiva si andranno ad intrecciare diverse interlocuzioni istituzionali (Conferenza Unificata, Commissioni parlamentari, Consiglio di Stato) sul testo, “di vedere garantiti in norme legislative gli impegni assunti dal Governo per un rilancio delle relazioni sindacali”. E sarà questo uno dei temi su cui insisterà nel confronto che il Governo si è impegnato ad avere con le Organizzazioni sindacali firmatarie dell’Intesa del 30 novembre. Tra gli altri nodi che saranno oggetto del futuro ed auspicabile confronto: il rapporto tra legge e contratto; le contrattazione integrative; le relazioni sindacali e il rapporto di lavoro, più in particolare nelle parti relative alle procedure disciplinari e licenziamento, al reclutamento ed alle stabilizzazione ed infine alla valutazione e performance. 

Rapporto tra legge e contratto
Dalla lettura del testo risultano inadeguate e insufficienti ancora molte disposizioni, che rischiano di rendere instabile e a rischio il percorso di rilancio delle relazioni sindacali previsto dall’Intesa e soprattutto quello del riequilibrio tra legge e contratto nella disciplina del rapporto di lavoro. Su questo punto – mentre apprezziamo la modifica da noi proposta all’art. 2, comma 2, per consentire al contratto di derogare anche le leggi precedenti in materia di rapporto di lavoro e che abroga la disposizione che consentiva al contratto di operare in tal senso solo se autorizzato dalla legge – siamo ancora in disaccordo con il rinvio ad un art. 40 che, a nostro giudizio, è ancora restrittivo delle potenzialità del contratto di essere la fonte principale di regolamentazione del lavoro pubblico.

Infatti, in questo articolo 40 è sparito solo il riferimento alle progressioni economiche, mentre restano altri vincoli anche legati a norme legislative estranee al decreto 165/2001 per quanto riguarda la mobilità, la valutazione, l’organizzazione.
Sempre in materia di relazioni sindacali, ci preoccupa un approssimativo testo del secondo comma dell’art. 5 che assimila organizzazione degli uffici e organizzazione del lavoro, limitando anche le procedure di partecipazione.

Contrattazione integrative
Altro punto da chiarire è quello che riguarda la contrattazione integrativa, fortemente limitata da vincoli di armonizzazione al ribasso dei trattamenti accessori, che rischiano di bloccare le retribuzioni dei prossimi anni, privando così il contratto nazionale anche della sua naturale funzione retributiva (art. 23).

Sullo stesso piano si pone la norma che impone una prevalenza del fondo accessorio per finanziare la performance, rischiando così di rendere impossibile garantire la continuità di molti servizi (art. 11.g) e che dispone, come misura punitiva generalizzata, il congelamento dei fondi accessori in caso di tassi di assenteismo anomali, senza preoccuparsi, come avevamo invece proposto, di intervenire sul coinvolgimento professionalizzato e motivato dei lavoratori e sull’organizzazione e finendo, invece, di colpire anche chi correttamente svolge il suo lavoro.

Relazioni sindacali
Più in generale, in materia di relazioni sindacali ancora poco chiaro appare il coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori nei processi di riorganizzazione e di razionalizzazione/diminuzione della spesa; con ciò limitando il ruolo propulsivo che la contrattazione può svolgere sui fattori organizzativi attraverso la condivisione di obiettivi da perseguire e non favorendo l’estensione, anche al settore pubblico, di forme di decontribuzione/defiscalizzazione del salario di produttività e di “welfare aziendale”.

Rapporto di lavoro:
a) procedure disciplinari e licenziamentoSul fronte del rapporto individuale di lavoro critichiamo in primo luogo la rilegificazione e la burocratizzazione di tutte le procedure disciplinari, nonché il tetto posto al risarcimento in caso di reintegrazione sul posto di lavoro per licenziamento illegittimo.

b) reclutamento e stabilizzazione
Anche la disciplina sulla stabilizzazione subisce nel testo approvato dal Governo un significativo arretramento col vincolare strettamente il processo di stabilizzazione alla appartenenza, passata e presente, del lavoratore all’amministrazione che bandisce il concorso. Questa disposizione rischia di lasciare fuori tutti i lavoratori sottoposti a mobilità obbligatoria, quelli che abbiano svolto i tre anni in amministrazioni diverse, anche appartenenti allo stesso comparto, e quelli che siano stati trasferiti nell’ambito dei 50 Km. Va inoltre ribadita la nostra richiesta di far rientrare nei processi di stabilizzazione anche il personale AFAM, che nell’ultima stesura del testo unico è lasciato fuori dalla stabilizzazione, diversamente da quanto concordato in precedenza. Nel complesso delle discipline sul reclutamento appaiono insufficienti le modalità di partecipazione sindacale previste nella definizione del fabbisogno del personale.

d)valutazione e performance
In materia di valutazione, condividiamo il superamento della “legge Brunetta” e l’affidamento previsto nel nuovo testo del Dlgs 150/2009 alla contrattazione collettiva delle modalità di riconoscimento del trattamento economico collegato alla performance; come anche condividiamo l’eliminazione dell’assimilazione ad una progressione verticale della progressione orizzontale all’ultima fascia. Ma a fronte di queste valutazioni positive in merito all’accoglimento della nostra proposta, ribadiamo la contrarietà più volte espressa per la rigidità già esaminata a proposito di quanto previsto nell’art. 11, lettera g, e restiamo contrari alla generica formulazione delle modalità di partecipazione dell’utenza alla valutazione della performance e ad una corposa regolamentazione legislativa delle procedure necessarie all’avvio dei processi organizzativi e di valutazione.

Nell’impostazione che abbiamo dato fin dall’inizio al confronto con il Governo, abbiamo sempre sottolineato come le modifiche da apportare all’attuale quadro legislativo dovessero garantire la valorizzazione del ruolo di partecipazione e contrattazione dei lavoratori pubblici attraverso le loro rappresentanze per segnare una svolta di innovazione e modernizzazione delle pubbliche amministrazioni che coinvolgesse e responsabilizzasse nell’organizzazione chi quotidianamente opera nelle amministrazioni.
Anche da questo punto di vista, il testo licenziato dal governo è inadatto proprio perché non opera in modo deciso e convinto quell’inversione di rotta necessaria a garantire il rilancio dei servizi e si attarda ancora su formulazioni giuridiche esorbitanti che invadono, ingessandola, l’organizzazione del lavoro e la gestione delle risorse umane.
In questa direzione chiediamo alle Commissioni parlamentari di valutare le richieste provenienti dalle parti sociali che hanno confermato proprio con il percorso di confronto che ha portato all’importante intesa del 30 novembre di voler innovare, nel rispetto del ruolo delle parti e delle fonti, ma riconoscendo alla contrattazione collettiva e al sistema di relazioni sindacali la piena funzione di regolazione delle condizioni organizzative e di lavoro nelle quali operano i pubblici dipendenti.

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