Fondi sociali nazionali – Anno 2020/2021. Un breve commento della Cisl

Pubblicato il 19 Feb, 2021

Nei mesi scorsi sono stati approvati i Decreti di riparto dei principali Fondi nazionali afferenti le politiche sociali relativi all’annualità 2020 e di recente pubblicati in Gazzetta Ufficiale.

In particolare rimandiamo alle parti che riguardano:

  • Il Decreto del Ministero del Lavoro del 19 novembre 2020 di riparto del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, pubblicato nella G.U. n. 41 del 18-02-2021, che finanzia le azioni previste dal Piano 2018-2020 integrandole con interventi legati all’emergenza Covid-19. In quest’ultimo caso si tratta di “presidi di welfare di prossimità” ed interventi sui minori in condizione di grave deprivazione socio economica. Ciò comporta che la dotazione del Fondo pari a 381,883 milioni di euro viene vincolata all’area minori per il 50% e non più al 40 come in passato. Le Regioni, come lo scorso anno, possono destinare sperimentalmente un 1% della loro dotazione per azioni di sistema. I meccanismi di trasferimento ai diversi livelli delle risorse, la programmazione delle stesse ed il monitoraggio permane il medesimo degli anni precedenti, con l’obbligo a partire dal 2021 da parte degli Ambiti territoriali di rendicontare le spese direttamente sul sistema informativo dell’offerta dei servizi sociali (nel caso in cui la raccolta non avvenga direttamente ad opera della Regione). La rendicontazione degli ambiti deve coprire almeno il 75% delle risorse su base regionale, percentuale che è stata ridotta rispetto al passato dall’art.89 della Legge 77/2020.
  • Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle politiche per la famiglia del 27 ottobre 2020 relativo al Fondo per il sostegno ai “caregiver”, pubblicato sulla G.U. n.17 del 22-1-2021. Trasferisce le risorse relative all’intero periodo 2018-2020, ancora mai impegnate e pari complessivamente a circa 68 milioni di Euro. I criteri di distribuzione tra le Regioni sono i medesimi del Fondo Non autosufficienze ed anche la programmazione di queste risorse deve essere con esso integrata. Le Regioni debbono inviare specifica richiesta al Dipartimento per la Famiglia con il dettaglio del piano delle azioni, il cronoprogramma ed i relativi costi. Le priorità di utilizzo riguardano: caregivers di persone con disabilità gravissima; caregivers di persone non autosufficienti che non hanno avuto la possibilità di essere istituzionalizzate a causa dell’emergenza covid-19; programmi di deistituzionalizzazione.
  • Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativo al Fondo per l’assistenza delle persone disabili gravi prive del sostegno familiare “Dopo di noi” che prevede un riparto pari a 78,1 milioni di Euro per il 2020. Infatti nel periodo emergenziale da COVID-19, il Fondo è stato incrementato di ulteriori 20 milioni di euro dall’art. 104 della Legge 77/2020, ciò nell’ottica di rafforzare i servizi e i progetti di supporto alla domiciliarità per le persone disabili e non autosufficienti e di potenziare tali interventi anche attraverso la realizzazione di soluzioni alloggiative innovative. La programmazione degli interventi, anche in questo caso, deve inserirsi nell’ambito di quella del Fondo per le politiche sociali e per le Non autosufficienze.
  • Infine il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21-12-2020 di riparto del Fondo per le Non autosufficienze pubblicato lo scorso 6 febbraio sulla G.U. n. 31 . Specifichiamo a questo proposito che la Legge di Bilancio per il 2021 ha incrementato la dotazione del Fondo di 100 milioni di euro l’anno, portando così la dotazione per il 2021 a euro 668,900 milioni ; per il 2022 a 667 milioni e per il 2023 a 665,300 milioni.

Come evidenziato dal nostro schema (Tabella Fondi 2008 -2021) il complesso dei finanziamenti a disposizione delle politiche sociali territoriali è divenuto, per i principali fondi, strutturale e soggetto a pianificazione nazionale e negli ultimi anni anche in costante crescita. Trend confermato anche dalla Legge di Bilancio per il 2021 (n.178/2020) che contiene alcune novità di carattere normativo.

Ricordiamo a tale proposito:

  • l’incremento del Fondo di solidarietà comunale (art. 1 commi 791 e 792) una parte del quale destinato al potenziamento dei servizi sociali con risorse annualmente crescenti: dai 215,9 milioni di euro per il 2021 , fino a raggiungere i 650,9 milioni di euro a partire dal 2030;
  • la riserva (180 milioni di euro per il 2021) del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale per il potenziamento dei servizi sociali per l’inclusione e segnatamente per il raggiungimento del livello essenziale di assistenti sociali di 1 ogni 5000 abitanti e l’ulteriore obiettivo di servizio di 1 ogni 4000 (art.1 commi 797-804). Ciò attraverso la concessione di un contributo economico strutturale statale agli ambiti territoriali ed ai relativi Comuni che hanno garantito almeno il rapporto di 1 a 6500, per coprire i costi di tale incremento di personale a tempo indeterminato.
  • Le procedure a carico degli ambiti per ottenere le risorse statali dell’anno in corso vanno completate entro il prossimo 1 marzo, secondo le indicazioni ministeriali che possono essere consultate al seguente link: https://bit.ly/2Mgc42o

La Cisl, pur attestando quindi una inversione di tendenza negli ultimi anni, grazie anche alle sue pressioni ed all’impegno della contrattazione sociale di prossimità, ritiene permanga comunque un sottofinanziamento del welfare locale (la spesa per servizi sociali di tutti i livelli istituzionali ammonta a circa lo 0,7% del Pil) ed una generale inadeguatezza della rete di protezione sociale anche a fronte della crescente domanda di interventi e servizi.
Inoltre si mantiene una eccessiva frammentazione delle linee di finanziamento nonché un ritardo nella ripartizione delle risorse che rendono complessa la loro programmazione, l’effettivo impegno ed il monitoraggio.
Per questo motivo la Cisl ha chiesto che si definiscano normativamente i livelli essenziali delle prestazioni sociali e si preveda un loro adeguato finanziamento per offrire un quadro di certezze alle Amministrazioni ed una infrastrutturazione sociale che garantisca diritti sociali omogenei sul territorio nazionale, anche utilizzando la leva delle risorse del Recovery Plan.

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