Quarto Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva

Pubblicato il 3 Set, 2015

Il Piano Nazionale Infanzia e Adolescenza contiene le linee strategiche fondamentali e gli impegni concreti che il Governo intende perseguire per sviluppare un’adeguata politica per l’infanzia e l’adolescenza. Elaborato ogni due anni dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia -di cui anche la Cisl fa parte-  predispone, secondo quanto sottoscritto nella Dichiarazione mondiale sulla sopravvivenza, la protezione e lo sviluppo dell’infanzia, adottata a New York il 30 settembre 1990, con l’obiettivo di conferire priorita’ ai programmi riferiti ai minori e di rafforzare la cooperazione per lo sviluppo dell’infanzia nel mondo. Il piano individua le modalita’ di finanziamento degli interventi da esso previsti nonche’ le forme di potenziamento e di coordinamento delle azioni svolte dalle pubbliche amministrazioni, dalle regioni e dagli enti locali. 

Il Piano nazionale è approvato dal Consiglio deiministri, dopo essere passato al vaglio della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, e ratificato con decreto del Presidente della Repubblica, infine pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. 

La bozza del Quarto Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, è stata approvata dalla Plenaria dell’Osservatorio Nazionale Infanzia il giorno 28 luglio 2015 alla presenza del Ministro Poletti. Il testo è frutto di un anno di lavoro dell’Osservatorio, di cui anche la Cisl fa parte, suddiviso in quattro gruppi tematici che più efficacemente hanno potuto affrontare gli ambiti di intervento:

1. Linee di azione a contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie
2. Servizi socio educativi per la prima infanzia e qualità del sistema scolastico
3. Strategie e interventi per l’integrazione scolastica e sociale
4. Sostegno alla genitorialità, sistema integrato dei servizi e sistema dell’accoglienza.

La discussione in realtà si è sviluppata dovendo tenere presenti due forti limiti di contesto: quello delle risorse, che il Governo assumeva come necessariamente invariate, e quello della difficile concertazione istituzionale tra i diversi livelli di governo in tema, che per l’ultimo Piano aveva comportato la bocciatura in Conferenza Unificata, oggi auspicabilmente migliorata grazie alla presenza di Regioni e ANCI nell’Osservatorio e nel suo Comitato Tecnico Scientifico.
Di tali limiti si trova anche riscontro nel testo approvato, anche se l’impegno comune degli stakeholders presenti ha fatto sì che siano presenti alcuni punti di riferimento come il punto 4 “Riferimenti essenziali e trasversali” di pag. 22/25 e la tabella “Attuare azioni si sistema necessarie affinché i livelli essenziali delle prestazioni siano definiti e esigibili su tutto il territorio nazionale” di pagg.34/36. 

Da sottolineare l’inserimento nel 5.1, gruppo 1, all’interno dell’Obiettivo “Contrastare la povertà assoluta delle persone di minore età – garantire condizioni di vita adeguate grazie ad una combinazione di prestazioni a partire dalle famiglie con figli di minore età”, dell’azione “Definizione di una misura di sostegno a carattere universale con valenza sull’intero territorio nazionale di contrasto alla povertà assoluta a partire dalle famiglie con figli di minore età, atta a garantire anche adeguate condizioni alloggiative”, che vede tra i collaboratori all’attuazione l’Alleanza contro la povertà in Italia. Tale formulazione, pur necessariamente generica, richiama come è evidente la nostra proposta del REIS.

All’interno del gruppo 2, abbiamo manifestato alcune perplessità circa il permanere di riferimenti ai contenuti de “la buona scuola”, operando contestualmente per indirizzare la discussione verso la valorizzazione del ruolo sindacale, la tutela contrattuale e la differenziazione del percorso 0‐3 dal 3‐6. Degno di menzione l’accoglimento della proposta Cisl di definire “Linee guida di orientamento per la partecipazione dei costi delle famiglie ai costi dei servizi” all’interno dell’Obiettivo “Condividere livelli essenziali, omogenei e di qualità a livello nazionale sullo 0/3, nel rispetto delle competenze regionali”. Nel gruppo 3  ‐  grazie alla collaborazione con il Dipartimento Politiche Migratorie, Donne e Giovani  ‐    abbiamo presentato proposte in merito all’importanza della lingua per una piena partecipazione dei minori all’interazione sociale e alle attività della scuola; alla necessità di superare lo “ius sanguinis” nella direzione dello “ius soli temperato”, cioè il riconoscimento della cittadinanza ai ragazzi che abbiano compiuto almeno un ciclo di studi nel nostro Paese; di promuovere la partecipazione dei bambini rom a scuola; di ricondurre il tema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati a governance di sistema. Nel gruppo 4, abbiamo inserito la valorizzazione della conciliazione famiglia/lavoro come strumento di promozione della genitorialità, in ottica di sostegno alle famiglie e alle reti sociali che le accolgono, per supportare le competenze e prevenire forme di disagio. Troppo spesso, infatti, il Piano torna ad occuparsi del “disagio” di bambini, adolescenti e giovani e resta un ricordo del passato la creazione di contesti e servizi che favoriscano “l’agio”. Abbiamo infine chiesto l’inserimento del ruolo sindacale come collaboratori a molti dei processi indicati, come azione di co‐responsabilità nella tutela dei diritti dei bambini e dei giovani all’interno delle reti territoriali di azione previste dai Piani di Zona, e comunque come parte attiva del partenariato sociale.   Il Piano di Azione seguirà ora, auspicabilmente in tempi brevi, l’iter previsto e sarà proposto al Consiglio dei ministri dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle politiche per la famiglia; verrà infine adottato con decreto dal Presidente della Repubblica

 

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