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Assemblea dei contrattualisti Cisl

Pubblicato il 10 Lug, 2015

È la contrattazione sociale la “nuova stagione dell’impegno sindacale per affrontare e dare risposte alle drammatiche questioni sociali ed economiche emerse e acuite dall’esplodere della profonda crisi”. Perché un Assemblea dei sindacalisti impegnati nel sociale sui territori del Paese? Per fare un quadro sul ruolo della contrattazione sociale negli ultimi anni sui territori che, per la Cisl, va assolutamente rilanciata. Tanti anni di tagli al sistema sociale dei comuni non hanno realizzato interventi sugli sprechi, ma di riduzione dei servizi per i cittadini e della loro qualità. Attraverso la contrattazione territoriale il sindacato deve recuperare questi valori.
In Italia, i contrattualisti sociali “puri” della Cisl sono circa 500. Oltre 3.600, invece, gli accordi di contrattazione sociale territoriale raggiunti dal 2008 ad oggi, con una media di circa 800 accordi l’anno, negli ultimi 4 anni. Una presenza “capillare” che vede la contrattazione sociale sui territori presente in 18 delle 20 regioni. I dati sono quelli dell’Osservatorio sociale della Cisl voluto dal sindacato proprio per valorizzare la contrattazione sociale. Tra i temi su cui vertono accordi e azioni, un impegno particolare riguarda le politiche socio-familiari con oltre 2 mila azioni monitorate in media l’anno. Seguono temi come le politiche fiscali, tariffarie e prezzi. Poi le politiche di welfare occupazionale nel caso di crisi aziendali e a supporto dei lavoratori vulnerabili. Infine il tema delle politiche socio-sanitarie. Nelle politiche socio-familiari, inoltre, “cresce il peso delle azioni rivolte a regolamentare la compartecipazione delle famiglie al costo dei servizi, l’assistenza domiciliare e in generale l’offerta dei servizi, a mettere in capo politiche di contrasto alla povertà, a strutturare interventi monetari e azioni di sistema.
Dai dati dell’Osservatorio emerge una forte e prevalente interlocuzione (più del 90 per cento dei casi) con la pubblica amministrazione e solo in percentuali esigue il coinvolgimento di altri attori sociali. Inoltre, negli ultimi quattro anni, l’impegno dei contrattualisti sociali ha avuto soprattutto una funzione prevalente di difesa di quanto acquisito a fronte di un contesto in forte recessione. Più del 70 per cento degli accordi, infatti, sono stati volti a stabilizzare l’esistente. Solo poco più del 20 per cento a fare innovazione sociale e meno del 10 per cento a contrattare riduzione di servizi. Dati che mostrano le difficoltà nell’intraprendere la strada dell’innovazione sociale, ma anche una realtà sociale in evoluzione, con nuovi bisogni e vulnerabilità crescenti, che ha imposto anche al sindacato di misurarsi con l’esperienza inedita di una contrattazione territoriale sociale in evoluzione, capace di accogliere e accompagnare i mutamenti sociali.
Dati, quelli dell’Osservatorio, che mostrano come la contrattazione sociale sia ormai una “reale risorsa” per il Paese intero. Un patrimonio e risorsa di partecipazione attiva indispensabile per condividere l’obiettivo di ripensare le politiche sociali territoriali ed accelerare la riforma del welfare nazionale a garanzia dei livelli essenziali e in modo da offrire ai livelli decentrati riferimenti certi e stabili per sviluppare la propria azione.
Per la Cisl la rete dei contrattualisti sociali non rappresenta soltanto una risorsa per il paese, quanto anche un investimento per lo stesso sindacato. La scelta della Cisl di investire sulla Contrattazione Sociale Territoriale  è stata una intuizione giusta che apre una fase di nuova legittimazione e riconoscimento sociale e pubblico del sindacalismo confederale. Lo dimostrano la quantità e la qualità delle migliaia di accordi e intese sindacali realizzate con gli enti, amministrazioni locali e governi regionali negli ultimi sei anni. Una scelta “coraggiosa” che ha consentito al sindacalismo confederale di aprirsi nuovi spazi d’interlocuzione per affrontare gli effetti della pesante recessione laddove le persone lavorano e vivono; una pratica sindacale sviluppatesi soprattutto per garantire la tenuta dei sistemi di welfare delle comunità, messa in discussione dagli effetti recessivi. Un nuovo fronte di azione che permetterà al sindacato di “recuperare un ruolo socialmente riconosciuto e legittimità sostanziale. Tuttavia occorre far diventare la Contrattazione sociale territoriale una strategia condivisa e con piena legittimazione politica conosciuta e riconosciuta dentro e fuori la nostra organizzazione.
Per la Cisl, però, serve un cambiamento epocale che assieme alle tradizionali politiche sociali dello Stato veda concorrere relazioni sociali partecipate, contrattazione sociale di prossimità, welfare contrattuale ed integrativo, mutualità e sviluppo della bilateralità, assieme ad un rapporto più selezionato, qualificato e rigoroso sul piano etico tra pubblico e privato sociale. Serve, quindi, che il governo elabori un urgente quadro di riferimento più organico e integrato, realizzi subito un sistema di governance per tutto il welfare, definisca e condivida obiettivi sociali di priorità omogenei per il Paese e vi destini risorse sufficienti, stabili e meno frammentate, costruisca un rapporto di reale cooperazione strategica tra Stato Regioni e Comuni orientato e sostenuto dalla partecipazione dei soggetti sociali.

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