(…)”La violenza cresce nelle disuguaglianze, negli stereotipi che confinano le donne in ruoli rigidi, nella normalizzazione di modelli distorti. Educare al rispetto e alla parità è il primo antidoto. Serve strutturare percorsi di educazione affettiva e civile che aiutino i ragazzi a riconoscere la violenza e a rifiutarla. Anche i media hanno un ruolo decisivo. Bisogna usare un linguaggio che non oggettifichi e sessualizzi il corpo femminile, che non banalizzi la violenza.
Serve un impegno comune, quotidiano, strutturale. Una donna è davvero libera quando può lavorare, scegliere, partecipare alle scelte della propria azienda e della propria comunità. E un Paese che include nel lavoro e rende protagoniste le donne è anche un Paese che crede di più. Questa è la strada che dobbiamo percorrere. Non per lavare le coscienze una volta l’anno, ma per costruire davvero, insieme, una società più giusta”



