La richiesta di un incontro urgente al ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e ai presidenti delle Commissioni Salute e Sicurezza della Camera dei Deputati e del Senato, onorevoli Chiara Gribaudo e Celestino Magni, per affrontare il tema dei rischi da esposizione ad alte temperature per i lavoratori delle costruzioni. A richiederlo, con una lettera, i segretari nazionali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Stefano Costa, Cristina Raghitta e Giulia Bartoli. “L’arrivo della stagione calda – scrivono i tre segretari nazionali – pone la necessità di un intervento per contrastare i rischi che l’aumento delle temperature comporta soprattutto per i lavoratori dell’edilizia, come stress termico e colpo di calore. Alcune Regioni sono già intervenute con specifiche ordinanze: ma questi strumenti, intervenendo nell’immediato e nell’emergenza, non possono costituire soluzioni strutturali”. Nella richiesta di incontro, infatti, i sindacati chiedono che si intervenga con un provvedimento legislativo ad hoc: “È necessario che quanto previsto nel 2024 – spiegano – vale a dire la copertura dell’indennizzo, attraverso la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria fuori dal limite massimo di durata dei trattamenti, fissato in 52 settimane nel biennio mobile, e la copertura finanziaria per garantire la prestazione, diventino strutturali”. Inoltre i sindacati chiedono che nel Decreto Legislativo 81/08 si preveda una specifica disciplina per i cambiamenti climatici, che i rischi da stress termico e colpo di calore (sia che si lavori all’interno che all’esterno) rientrino approfonditamente nei piani formativi e diventino una verifica obbligatoria nella sorveglianza sanitaria per queste tipologie di lavoro. Il rischio di esposizione ad alte temperature rientra nei rischi fisici ed è obbligo del datore di lavoro portarlo in evidenza nel Documento di valutazione dei rischi, così da prevedere la protezione e la tutela del lavoratore. Ma tale obbligo non sempre viene rispettato: “Difficilmente si prevedono le tutele minime in cantiere come acqua fresca e luoghi d’ombra – accusano i segretari nazionali – e difficilmente si tutelano i fragili o si forniscono le protezioni necessarie. Ma, soprattutto, difficilmente si ferma il lavoro, si riorganizza l’orario e si richiede l’attivazione della cassa integrazione”, concludono Costa, Raghitta e Bartoli.