Anche la Cisl Fns, la Federazione nazionale della Sicurezza, che riunisce vigili del fuoco e polizia penitenziaria, ha celebrato nei giorni scorsi il suo Congresso territoriale. Lunedì 13 a Revine Lago (Treviso) è stata confermata la segreteria, composta dal segretario generale Antonio Zambon, trevigiano, 48 anni, vigile del fuoco a Treviso dal 1996, Robert Da Re, coneglianese, classe 1974, arruolato nel Corpo di polizia penitenziaria dal 1993 ed in servizio presso la Casa Circondariale di Belluno dal 1996 e dalla new entry Umberto Dal Farra, 57 anni, bellunese, vigile del fuoco al Comando di Belluno.
“Il lavoro che la segreteria territoriale ha svolto in questi ultimi quattro anni – spiega Zambon – è stato di dialogo e di presenza. La scelta è stata quella della concertazione con la dirigenza locale e di partecipazione costruttiva alla ricerca delle soluzioni migliori per risolvere i problemi legati al servizio e al personale. La partita che si riapre per la nuova Segreteria sarà quella di affrontare un futuro ricco di nuove tecnologie, che rendono sempre più complicati e pericolosi i nostri interventi. Sarà necessario ancora una volta puntare sulla formazione, senza lasciare indietro tutto quello che abbiamo imparato fino ad oggi”.
Al centro del Congresso, problemi territoriali e nazionali. A partire dalla carenza di personale operativo fra i vigili del fuoco: nel bellunese, su un organico previsto di 250 pompieri, gli operativi sono 205; nella Marca su un organico previsto di 320, ci sono 280 vigili del fuoco operativi”.
“Chi soffre maggiormente in questo periodo sono i funzionari e il settore degli amministrativi con carenze del 30% con punte del 40% – sottolinea il segretario -. L’aumento dell’età pensionabile e l’incremento di malattie professionali hanno ultimamente portato molti colleghi a non essere operativi e a trovare con difficoltà mansioni adatte alla loro condizione”. La media degli interventi di soccorso tecnico urgente è di una ventina al giorno.
Alla Casa Circondariale di Belluno c’è una carenza di personale che supera il 20%. “Va detto che si parte da una pianta organica esigua e inadeguata – spiega Zambon -, ridimensionata nel tempo da decisioni unilaterali dell’amministrazione penitenziaria, situazione oramai insopportabile per il personale costretto a turni massacranti e a prestare quotidianamente lavoro straordinario. Alla casa circondariale di Treviso, la carenza di personale è esigua, ma in ogni caso per garantire alti parametri di sicurezza il personale è spesso costretto a svolgere lavoro straordinario”.
Sul piano nazionale i problemi sono diversi, spiega Zambon, “dalla necessità di un rinnovo contrattuale che sembra una continua corsa a colmare quel gap che ci divide dai cugini più grandi delle forze di polizia, alla revisione dei passaggi di qualifica, che con gli ultimi concorsi ha mostrato la fragilità di un’amministrazione priva di obiettivi”.