“Il distretto calzaturiero del Rubicone, ormai da due anni versa in uno stato di crisi profonda che ha portato alla chiusura di alcune realtà storiche della filiera ed alla perdita di centinaia di posti di lavoro. Le aziende proprietarie dei “grandi” marchi che hanno reso famoso il territorio in tutto il mondo scricchiolano e con loro tutta la filiera composta da medie, piccole e piccolissime imprese”. Così FILCTEM CGIL, FEMCA CISL, UILTEC UIL, in una nota congiunta condivisa anche dai segretari generali di CGIL Forlì-Cesena, CISL Romagna e UIL Cesena, sulla profonda crisi del distretto calzaturiero del Rubicone.
“Gli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione guadagni, – spiegano – sono ormai esauriti e gli scenari per il nuovo anno non lasciano presagire una ripresa nel breve/medio periodo. La situazione geopolitica mondiale, con particolare riferimento al conflitto Russo-Ucraino, ha acuito e velocizzato quei mutamenti di mercato che le aziende del territorio faticano ad inseguire.
La crisi della moda di lusso, in cui è incastonata la produzione del distretto, è la crisi di un modello culturale superato. La moda è stata un linguaggio di distinzione, un dispositivo identitario più che commerciale. Oggi questo impianto è collassato. Il lusso offerto da alcuni grandi marchi non è più un segno che individua e distingue, ma al contrario, un dispositivo che uniforma e produce omologazione. Questo paradosso ha gettato le industrie della calzatura italiana in una crisi senza eguali, in particolar modo le realtà del distretto del Rubicone pagano inoltre, lo scotto del loro nanismo rispetto ai grossi gruppi internazionali. Non è un caso, infatti che le pochissime aziende del territorio a non essere investite dalla crisi, siano oggi proprietà di fondi finanziari o multinazionali con sede all’estero”.
“A rendere ancora più grave questo scenario – si legge ancora nella nota – si affianca la mancanza quasi assoluta di vere politiche industriali, atte a salvare quel Made In Italy che viene prodotto da generazioni nel nostro territorio. E’ indispensabile che, a partire dai tavoli sulla moda regionali e nazionali, previsti a breve, si trovino soluzioni condivise che diano al settore e al distretto risposte concrete.
In ragione del contesto critico ed in virtù della centralità del distretto del Rubicone per il Made in Italy, le categorie e confederazioni del settore, rilanciano un pacchetto di richieste da presentare ai tavoli regionali e nazionali della moda:
- Proroga degli ammortizzatori sociali in deroga e/o creazione di ammortizzatori sociali straordinari speciali per il settore Moda con contestuale azzeramento dei contatori e
riduzione del costo degli stessi per le aziende (modello cassa integrazione Covid) — sia per le imprese artigiane che per quelle industriali — per tutelare occupazione e redditi in un periodo di crisi severa. - Sostegno al sistema delle piccole e medie imprese mediante misure che facilitino l’accesso al credito da parte delle banche, garantendo liquidità per investimenti, ristrutturazioni, innovazione e sostenibilità.
- Incentivi e supporto per l’aggregazione e la cooperazione tra imprese nel distretto, potenziando iniziative ,come quelle della Rete Rubicone Moda, per rafforzare la filiera, condividere competenze, economie di scala e progetti comuni.
- Formazione e riqualificazione del personale del settore, attraverso programmi attivati con il coinvolgimento dell’ente competente regionale per l’occupazione e la formazione, gestiti tramite una cabina di regia partecipata da tutte le parti sociali, così da affrontare il calo
occupazionale ed adattare le competenze alle nuove esigenze di settore. Contestualmente occorre mettere a terra progetti di formazione atti a riconvertire il personale in esubero - Investimenti pubblici in innovazione, efficienza energetica e sostenibilità anche attraverso i fondi europei (ad esempio con i bandi del programma FESR 2021-2027), per favorire la transizione delle imprese verso modelli produttivi competitivi, moderni e sostenibili.
A tutela del lavoro di qualità praticato anche sul Distretto del Rubicone, così come chiesto anche dalle Federazioni nazionali di Categoria, chiediamo lo stop all’emendamento “Salva committenti”, con il ritiro immediato degli articoli del DDL PMI che alleggeriscono la responsabilità dei brand
sugli illeciti lungo la filiera; nessuna scorciatoia per chi lucra sullo sfruttamento e realizza così forme di dumping sulle migliaia di aziende che agiscono correttamente, quindi sì allaresponsabilità solidale effettiva; maggiori controlli ispettivi lungo tutta la catena produttiva, anche
con l’ausilio di indici di congruità per individuare i subappalti a rischio illegalità; applicazione puntuale del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, senza eccezioni, in ogni segmento della filiera; tracciabilità etica, con l’introduzione di una certificazione sul rispetto dei diritti e delle
norme in ogni fase della produzione.
Serve quindi una strategia centrata su:
- un giusto prezzo nella filiera, che valorizzi la qualità del lavoro e del prodotto, evitando il dumping sociale e la competizione al ribasso;
- la tutela del sistema delle piccole e medie imprese, spesso artigiane e a conduzione familiare, vero motore distintivo di questo territorio.
- la qualificazione dell’occupazione e il riconoscimento del valore del lavoro manifatturiero come elemento centrale di identità produttiva e sociale del territorio;
- il rafforzamento del distretto con politiche industriali lungimiranti e che facciano “sistema”, che mettano al centro innovazione, sostenibilità, aggregazione e valorizzazione del Made in Italy.
Rivolgiamo un appello urgente a tutte le istituzioni coinvolte — Regioni, Governo, Ministeri competenti — affinché riconoscano l’emergenza del distretto del Rubicone come priorità nazionale. Chiediamo un piano di rilancio strutturale che parta dalle piccole e medie imprese,
valorizzi le competenze, promuova l’aggregazione e garantisca la sostenibilità economica e sociale del sistema” – conclude la nota.


