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Marche. Covid, anziani e residenze. un interrogativo senza risposta: riflessione di Mario Canale, segretario generale Fnp Cisl

Pubblicato il 28 Apr, 2020

Ancona, 28 aprile 2020 – Oggi si parla molto dell’alto numero di decessi nelle strutture residenziali sociali e socio sanitarie regionali, che ospitano circa 9500 anziani. Più di 200 persone sono morte al loro interno, su un totale di quasi 900 morti in tutta la Regione.
Sin dai primi momenti dell’emergenza è stato subito evidente come l’infezione da Covid fosse particolarmente pericolosa per le persone anziane. Non a caso oggi l’età media dei deceduti nelle Marche è di 80 anni. Nonostante ciò, nessuno si è preoccupato di intervenire tempestivamente nei confronti delle Case di riposo, delle Residenze Protette e delle RSA, per metterne in sicurezza gli ospiti. Se Aziende Ospedaliere di elevata intensità assistenziale come quelle di Ancona e Pesaro erano già entrate in grande sofferenza, come avrebbero potuto queste strutture, spesso piccole e con un’assistenza medica minimale, far fronte ad un virus così pericoloso e diffusivo?
La Regione marche è intervenuta con Circolare datata 10 marzo 2020 – anche se molti sostengono sia arrivata solo alla fine del mese – ma non tutte le Direzioni delle strutture hanno potuto o voluto applicarla subito. Oggi la Magistratura ha avviato indagini su alcune strutture per verificare eventuali responsabilità, anche penali. Purtroppo però il dramma si è già consumato, e a noi non resta che chiederci perché migliaia di persone sono state lasciate sole in luoghi in cui era prevedibile che il virus avrebbe potuto farne strage.
Il 18 marzo scorso i Sindacati dei pensionati marchigiani di Cgil Cisl e Uil hanno scritto alla Regione e all’ASUR, l’Azienda Unica che gestisce il Servizio Sanitario Regionale, per chiedere massima attenzione alle strutture socio residenziali. Successivamente hanno incontrato i rispettivi Responsabili regionali, ovviamente in video conferenza. Dai due incontri finora ottenuti è emerso un quadro piuttosto confuso. Di certo abbiamo saputo che ci sono state differenze importanti tra le varie strutture e che la diffusione del virus ha prevalso in quelle più piccole, dove l’isolamento dei pazienti positivi è stato reso impossibile dalla mancanza di spazi e di personale dedicati. Dai racconti di infermieri e familiari sono emerse la scarsità di dispositivi di protezione individuale e la mancata formazione e informazione degli operatori. Una situazione gravissima, a fronte della quale non hanno potuto evitare di chiamare in causa i Prefetti, incontrati durante la scorsa settimana e invitati ad un monitoraggio costante ed incisivo.
Il Governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, ha di recente parlato di “un sistema da cambiare”. Al riguardo, proprio il 9 marzo scorso il Consiglio regionale licenziava una versione quasi definitiva del “Manuale” che definisce i requisiti che tutte le strutture socio sanitarie, comprese quelle per anziani, devono avere per poter essere autorizzate ed operative. Il documento, che al momento sembra sospeso, assicura alle strutture già operative un sistema di deroghe generalizzato, anche rispetto ad alcuni importanti requisiti strutturali (es: superficie minima per utente, numero di posti letto per camera ecc.). Deroghe che abbiamo formalmente contestato, consapevoli del fatto che è così che da decenni funziona “il sistema” marchigiano: di deroga in deroga non si è mai di fatto riusciti a migliorare la qualità dei servizi e la sicurezza dell’assistenza.
Non mancano però anche esempi positivi. Nella Casa di riposo di Matelica già da metà marzo gli ospiti sono stati suddivisi in tre gruppi, ognuno con personale dedicato che di fatto vive con i pazienti, coprendo turni per 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno, senza mai tornare a casa. Una vera e propria battaglia che ha isolato la struttura, evitando che il virus entrasse al suo interno. Esperienze analoghe si segnalano in altre strutture sul territorio marchigiano.
L’interrogativo di cui sopra resta purtroppo senza una risposta. È però importante che quanto accaduto sia da insegnamento per tutti noi, affinché in futuro non debbano più accadere cose simili. Vigileremo con attenzione affinché le regole, sia nazionali che regionali, vengano rispettate alla lettera da tutti, e chiederemo che le strutture che non possono o non vogliono adeguarsi vengano definitivamente chiuse.
Lo dobbiamo a tutte le vittime di questa tragedia, così come a tutte quelle persone che, all’interno delle strutture, dovranno continuare a trascorrere parte della loro vita.

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