La Cisl è stata audita informalmente, presso la II Commissione Giustizia della Camera, sull’esame di quattro disegni di legge recanti “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica” (v. allegati).
Come CISL, abbiamo condiviso nel complesso le importanti misure previste in queste proposte che affrontano la materia principalmente dal punto di vista della sicurezza e della tutela dell’integrità fisica delle vittime, in risposta soprattutto al grave fenomeno dei femminicidi che ha assunto ormai i contorni di una vera e propria “emergenza strutturale”.
Prese singolarmente, dunque, le proposte non risultano essere esaustive della materia e non la affrontano in tutti i suoi aspetti, a partire dalle questioni legate all’autonomia e all’indipendenza economica delle donne.
Per la Cisl, il lavoro rimane una prerogativa essenziale, non solo per prevenire la violenza ma anche per evitare la loro vittimizzazione e aiutarle a ricominciare a vivere in libertà, specie nelle situazioni di violenza domestica e in presenza di minori.
Ad uno sguardo sinottico dei provvedimenti, abbiamo notato diverse analogie riguardo ai temi trattati ed evidenziato interventi che sembrano quasi, pur nella loro differenza, completarsi tra loro, rafforzando ulteriormente la capacità d’azione e di intervento della macchina giudiziaria, a maggior garanzia per le vittime.
Tra le norme esaminate, abbiamo messo in risalto criticità e positività rimarcando l’importanza di trovare una sintesi tra le diverse normative, per arrivare alla formulazione di un testo che contempli e affronti il più possibile e in maniera efficace tutte le questioni collegate alla violenza, tra cui l’educazione, la formazione e la sensibilizzazione che troviamo in particolare nelle proposte 1245 (art. 13) e 603 (artt. 4 e 5). Abbiamo sottolineato, a tale riguardo, laddove si parla in particolare della formazione del personale (forze di polizia, magistrati, insegnanti, personale socio-sanitario ecc.) l’importanza del coinvolgimento diretto del sindacato e di ricondurre questa nell’alveo della contrattazione collettiva, finalizzata non solo ad un maggior coinvolgimento di lavoratori e lavoratrici ma anche alla salvaguardia delle loro esigenze di conciliazione vita/lavoro.